Si torna a parlare della Deiulemar, la società di navigazione di Torre del Greco, protagonista di un colossale crac economico nel 2012. Un buco nero, un fallimento che rappresenta uno dei casi più rilevanti di risparmio tradito degli ultimi anni: 13mila risparmiatori coinvolti e più di 850 milioni di euro svaniti nel nulla.

Gli armatori di Torre del Greco riuscirono a metter al sicuro in alcuni trust maltesi un tesoretto da 361 milioni di euro. Oggi i creditori di quel fallimento di 10 anni fa recupereranno, finalmente, almeno una parte dei loro soldi. Per la precisione il 22,5% del loro investimento originario, ma almeno lo faranno di certo e nel giro di pochi giorni.



La banca maltese Bank of Valletta (BoV) ha confermato di aver raggiunto un accordo stragiudiziale con i curatori del fallimento della società armatoriale di Torre del Greco travolta appunto da una bancarotta fraudolenta che bruciò tutti i risparmi di migliaia di persone che avevano creduto nella solidità della Deiulemar.

Nel 2018, con un’ingiunzione del tribunale di Torre del Greco aveva ottenuto il sequestro di 363 milioni di euro all’Istituto bancario in questione, somma che la banca aveva affidato a un ente indipendente, rifiutando di pagare i creditori e appellandosi alla Corte dei diritti umani di Strasburgo facendo sostenendo di non averlo fatto ricevuto un processo equo in Italia. Il ricorso fu respinto dalla Corte, mentre i curatori fallimentari respinsero una iniziale proposta di transazione da 50 milioni di euro.

L’accordo raggiunto tra la Banca e i curatori, prevede che la Banca verserà ai curatori la somma di 182,5 milioni di euro a totale e la definitiva definizione delle controversie, senza ammissione di responsabilità da nessuna delle parti.



Proposta maltese è stata ritenuta accettabile dai legali: “Tenuto conto dell’alea del giudizio di appello per lo stesso fallimento e della relativa istanza di sospensiva, i tempi del secondo grado di giudizio e del quasi sicuro grado in Cassazione, della rinuncia della stessa Bov ad insinuarsi al passivo fallimentare della Sdf nel caso di pagamento (nel caso di sentenza di appello favorevole una parte dell’ importo a credito del fallimento sarebbe comunque sottratto ai creditori obbligazionisti), tutti gli organi fallimentari presenti e gli stessi magistrati hanno deliberato di accettare la proposta della Bov sottoscrivendo il relativo verbale”.

L’accordo prevede un pagamento solutorio in tempi brevissimi di 180.587.000 euro oltre alle spese legali come liquidate nella sentenza emessa dal tribunale di Torre Annunziata, e di conseguenza la possibilità di distribuire immediatamente il ricavato netto tra tutti i creditori.

Il tutto è stato annunciato ieri dai tre curatori Giuseppe Castellano, Massimo Di Pietro e Antonio Denotaristefani di Vastogirardi.



Nessun fallimento ha mai prodotto per i propri creditori una tale mole di recupero e gli obbligazionisti possono ritenersi soddisfatti, in quanto nella valutazione si è tenuto in debita considerazione ogni elemento, ritenendo alla fine unanimemente meritevole di approvazione la proposta in oggetto. Solo in questo modo, oggi e non tra tanti anni, gli obbligazionisti potranno godere a breve di una ripartizione con una percentuale elevata e difficilmente eguagliabile in altre procedure fallimentari. Resta in ogni modo aperto un ulteriore fronte di ipotesi transattive con ulteriori trust”.

E proprio per provare a recuperare qualcos’altro si attendono gli appuntamenti fissati per fine mese: il processo d’appello a Roma agli eredi delle famiglie Della Gatta, Iuliano e Lembo e l’eventuale transazione da 50 milioni per i trust gestiti dalla Bsi Corporation.

Francesca Tufano



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