San Giuseppe Vesuviano ci ricasca. Ancora una volta è stato sciolto per infiltrazioni mafiose. Il provvedimento è stato ratificato poche ore fa nel corso del Consiglio dei Ministri.
Sei mesi di indagini e di delibere passate al setaccio da parte della commissione d’accesso inviata ad agosto scorso dalla Prefettura di Napoli su richiesta del Viminale hanno, oggi, messo definitivamente messo fine al mandato del sindaco Vincenzo Catapano.
Nel mirino degli ispettori tutti gli atti dell’amministrazione, a partire dall’insediamento, relativi ad appalti pubblici, subappalti, consulenze, abusi edilizi e attività amministrativa.
La Commissione che ha raccolto i dati che hanno portato alla decisione odierna è stata formata dal viceprefetto Maria Lucia Trezza, al Commissario capo Riccardo Buonomo, in servizio presso la Divisione Anticrimine della Questura di Napoli, e il capitano della Guardia di Finanza Antonio Pacelli, comandante della Prima sezione danni erariali delle fiamme gialle di Napoli. Numerose erano state le denunce presentate alla Procura di Nola, alla Prefettura di Napoli e alla Corte dei Conti in merito a una serie di attività amministrative.
Adesso bisognerà attendere le motivazioni che hanno portato a questa decisione. Lo scioglimento era nell’area da qualche mese per San Giuseppe Vesuviano, città che già in passato aveva subito una decisione simile.
Il Comune vesuviano era già stato sciolto per camorra nel 1993 e nel dicembre del 2009 e il sindaco, in entrambi i casi, era Antonio Agostino Ambrosio, chiacchierato padrone della scena politica locale.
Il drastico provvedimento giunge dopo lo scioglimento dei comuni di Castellammare di Stabia e di Torre Annunziata, comuni colpiti dallo stesso provvedimento e per le stesse motivazioni, oggi bisogna registrare questo ennesimo scioglimento di una città non proprio piccola della provincia di Napoli.
Appresa la notizia, il primo cittadino ha sostenuto che “per noi parlano anni di lotta chiara ed aperta alla criminalità organizzata”, manifestando l’intenzione di presentare ricorso al Tar. Ricorso al tribunale amministrativo già presentato invece dall’ex sindaco di Castellammare di Stabia, Gaetano Cimmino, espressione locale di Forza Italia.
Qualche mese fa lo stesso prefetto Palomba aveva mostrato la sua preoccupazione per una deriva preoccupante e aveva dichiarato: “Bisogna riformare. Non c’è solo la componente politica, ci sono dipendenti che hanno collegamenti e interessi”.