L’obiettivo del protocollo, già approvato dalla giunta del sindaco mariano Carmine Lo Sapio, e adesso al vaglio del suo collega boschese, Antonio Diplomatico, è quello di incrementare le attività di “bonifica, prevenzione e vigilanza nelle strade di confine”.

Attraverso una maggiore collaborazione da stringere anche con le forze dell’ordine e le associazioni ambientaliste di entrambi i territori, le due amministrazioni comunali proveranno così a “bonificare” quattro strade di collegamento “discarica”. Si tratta infatti di via Spinelli, via Grotta I, via Grotta Parrelle e via Andolfi.

Il Comune di Pompei, per combattere l’inquietante fenomeno dello sversamento illecito di rifiuti lungo le strade di confine – soprattutto pneumatici, scarti di lavorazione tessile e industriale, rifiuti derivanti dallo svolgimento di attività agricole a carattere imprenditoriale – si impegnerà “nell’attività di coordinamento di tutte le azioni di monitoraggio e specie in iniziative programmatico-progettuali di rilevanza nazionale-comunitaria”.

L’amministrazione guidata dal sindaco Diplomatico, invece, assumerà “l’impegno affinché i competenti uffici tengano conto delle previsioni del protocollo ai fini del recepimento delle stesse nei propri atti di indirizzo”.

La bozza di protocollo contro la crescente piaga dei rifiuti tossici, che continua a interessare le periferie al confine tra Pompei e Boscoreale, arriverà a breve. Si tratta di uno degli esempi di concreta attuazione dell’ormai già vecchio “Patto per la Terra dei fuochi” siglato nel 2018 con la Prefettura di Napoli per la città di Pompei. Un Patto che, complessivamente, coinvolge 38 Comuni ricadenti nelle province di Napoli e Caserta.

L’intesa – nata tra Procura e Iss –  aveva l’obiettivo di raccogliere e condividere dati relativi agli eccessi di mortalità, all’incidenza tumorale e all’ospedalizzazione per diverse malattie che ammettono tra i fattori di rischio accertati o sospetti l’esposizione a inquinanti. Ne è nata poi una mappa di rischio nei 38 Comuni di quel circondario dove più alta è stata l’incidenza degli sversamenti illeciti.

Nei centri interessati dall’indagine, che insistono su 426 chilometri, sono stati individuati 2.767 siti di smaltimento illegale. Quattro di tali siti si troverebbero proprio al confine tra Pompei e Boscoreale. E’ d’altronde datata 2018 l’ultima maxi-inchiesta svolta dall’Antimafia su di un presunto traffico illecito di rifiuti speciali all’ombra degli scavi di Pompei. Un’indagine che, complessivamente, ha tirato in ballo 11 persone. Secondo le indagini, condotte dal Comando Gruppo Guardia di Finanza di Torre Annunziata, la presunta gang avrebbe così creato una potenziale bomba ecologica.

A Pompei, nel 2018, i finanzieri scoprirono i capannoni dei veleni: circa 6mila tonnellate di rifiuti, nascosti nei capannoni bunker, vennero sequestrati al termine di un’indagine che, secondo l’accusa, avrebbe permesso di svelare un “quadro indiziario dal quale è emersa la sussistenza di una sistematica movimentazione di rifiuti provenienti da aziende operanti nel commercio al dettaglio e all’ingrosso di tessuti o abbigliamento nonché nel settore del relativo trattamento e smaltimento”.  Quei capannoni “killer” stipavano 11.500 balle di rifiuti speciali di carta, cartone, stracci di indumenti e scarti di lavorazione tessile.

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