Aniello Vicedomini Castellammare

E’ stato riaperto il caso sulla morte di Aniello Vicedomini, 68enne morto dopo che si era esaurita la bombola dell’ossigeno nel trasferimento dall’ospedale “San Leonardo” di Castellammare di Stabia al “Cardarelli” di Napoli. I familiari sospettano un caso di malasanità (l’ennesimo verificatosi nell’area stabiese) e chiedono ai magistrati di fare chiarezza. Il gip di Napoli Valentina Gallo ha detto “no” all’archiviazione, disponendo nuove indagini e riaprendo il caso ad un anno circa dalla morte del 68enne.

Il gip ha accolto l’opposizione alla richiesta di archiviazione, avanzata dal pm Stella Castaldo, che non aveva ritenuto opportuno svolgere ulteriori approfondimenti di indagini su un decesso con troppi lati oscuri da chiarire. L’opposizione è stata accolta. Il gip ha ritenuto necessario procedere ad un supplemento di indagine tecnica, con gli stessi consulenti già nominati, in ordine a taluni profili che non appaiono sufficientemente esplicitati nella relazione in atto.

Castellammare, morte di Aniello Vicedomini, “no” all’archiviazione: ripartono le indagini

In particolare, occorre specificare “se la causa del decesso sia da individuarsi nella degenerazione della patologia polmonare da cui era affetto ovvero se sia da attribuire ad una momentanea carenza di ossigeno”, specificando perché si sia esclusa la seconda ipotesi, tenuto conto che le condizioni del paziente si mantenevano “stabili nella loro gravità” durante il trasporto del paziente dall’ospedale San Leonardo al Cardarelli.

E si verificava poi un improvviso peggioramento del quadro clinico che in breve conduceva al decesso. Appare inoltre necessario accertare se la bombola si trovava in corretto stato di funzionamento. Questo in poche parole è quanto evidenziato dal gip. Vicedomini, affetto da fibrosi polmonare, è deceduto in pochi minuti: dal triage del Cardarelli al padiglione della Pneumologia dove era giunto con un’ambulanza.

“Non necessitava di ventilazione forzata”

Eppure per l’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia dove era stato portato per il primo soccorso, il paziente non era in condizioni gravi ed è stato sempre vigile (la saturazione dell’ossigeno nel sangue era pari al 94%, come risulta dagli atti). Inoltre la giunta regionale della Campania spiegò che “la direzione sanitaria d’ospedale San Leonardo aveva avviato in merito un’indagine interna.

Da tale indagine emerge che il paziente, affetto da fibrosi polmonare ed insufficienza renale, durante il tragitto non ha manifestato problemi e non necessitava di ventilazione forzata ma solo di somministrazione di ossigeno per cui gli è stato applicato il sensore fisso per il monitoraggio continuo del livello di ossigeno nel sangue”. Ma non è tutto. La bombola d’ossigeno che “alimentava” Vicedomini e prontamente sequestrata dalla polizia non è stata sottoposta a perizia, dopo che i familiari hanno riferito che sospettavano sul buon funzionamento della stessa o che addirittura fosse carente di ossigeno.

“Già un anno fa avevamo chiesto verità e giustizia”

Sul caso è intervenuto anche Severino Nappi, capogruppo regionale della Lega. “La riapertura da parte della magistratura delle indagini sulla morte di Aniello Vicedomini è una buona notizia – afferma – Già un anno fa avevamo chiesto verità e giustizia. Purtroppo nella sanità gestita da De Luca accade anche questo, che si muoia per una bombola d’ossigeno malfunzionante. È arrivato il momento di fare finalmente luce su questa assurda vicenda accertando le responsabilità. Chi ha sbagliato deve pagare. Lo dobbiamo soprattutto alla famiglia”.

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