Gaetano Vitale si dichiara innocente e accusa in aula i fratelli Pasquale e Catello Rapicano: le dichiarazioni rese dall’imputato di Castellammare di Stabia, accusato insieme a Giovanni Savarese dell’omicidio di Raffaele Carolei, sono state rese nel corso di un’udienza del processo in corso di svolgimento presso la Corte d’Appello di Napoli. Ma la versione di Vitale non è stata messa a verbale, in quanto problemi tecnici all’impianto di registrazione hanno indotto i magistrati a rinviare l’udienza al 9 febbraio prossimo.

Castellammare, omicidio di Raffaele Carolei: Gaetano Vitale accusa in aula i pentiti

Vitale si è collegato in videoconferenza, dal carcere dove è attualmente ristretto. Prima dell’inizio dell’udienza, ha chiesto ai magistrati di poter fare delle dichiarazioni spontanee. Dopo essersi dichiarato innocente, ha cominciato ad accusare i collaboratori di giustizia Pasquale e Catello Rapicano, le cui dichiarazioni rese ai magistrati dell’Antimafia sono state determinanti per risolvere il giallo legato alla scomparsa di Raffaele Carolei, vittima di lupara bianca.

E così, per problemi tecnici, tutto è stato rinviato al prossimo 9 febbraio. In primo grado Vitale (44 anni) e Savarese (48) sono stati condannati all’ergastolo per quel delitto, mentre i fratelli Rapicano hanno ricevuto entrambi 14 anni. Ma dalle loro ricostruzioni sui segreti del clan D’Alessandro ci si aspetta adesso di potere far luce su altri misteri della cosca egemone a Castellammare. Per gli inquirenti, Carolei fu strangolato e il suo corpo gettato nel fiume Sarno. Un piano per fare sparire per sempre il corpo della vittima, di una vendetta che ha atteso anni prima di essere consumata.

Il corpo non era stato ritrovato e dell’uomo scomparso era sparita qualsiasi traccia

L’omicidio avvenne a settembre del 2012 in un appartamento del Comune che Catello Rapicano, oggi collaboratore di giustizia con il fratello Pasquale, aveva occupato abusivamente. Per anni il piano preparato dal clan D’Alessandro ha funzionato, il corpo non era stato ritrovato e dell’uomo scomparso era sparita qualsiasi traccia. Poi sono stati i pentiti a raccontare come è andata. Stando alla versione dei due fratelli Rapicano, tra i colonnelli di fiducia del cosca di Scanzano, Carolei fu invitato a casa Rapicano facendogli credere che si trattasse di un incontro per parlare degli affari della droga.

Al contrario mentre era seduto al tavolo della cucina fu strangolato con una corda. Dopo la sua morte il suo corpo fu imbustato, caricato a bordo di un’auto e gettato nel fiume Sarno. Un delitto pianificato per vendicare a distanza di anni un’altra morte. Carolei era considerato un nemico, che la doveva pagare, per avere partecipato all’omicidio di Giuseppe Verdoliva, alias “Peppe l’autista”, per anni uomo di fiducia del capoclan Michele D’Alessandro, ucciso nel corso della faida stabiese dagli scissionisti degli Omobono-Scarpa ai quali era affiliato.

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