La domenica delle domeniche era finalmente arrivata. Il Napoli che gioca alle 3 del pomeriggio risuona di tradizione, sa di casa. Ma non era una domenica come tutte le altre.
Le case erano vuote, nessuna pentola di ragù era stata messa a “pappuliare”.
Le strade di Napoli avevano iniziato a gremirsi di persone vestite d’azzurro pronte per festeggiare senza sosta.
Da giorni e giorni non si parlava d’altro e si era iniziato a pensare che stava per avverarsi quel sogno che ci ha tenuti uniti e sospesi per trentatrè lunghissimi anni.
La città addobbata a festa e in attesa di esprimere tutta la grande felicità
Striscioni di ogni tipo pendevano dai balconi e bandiere di ogni sfumatura di azzurro sventolavano in attesa. Il silenzio di scaramanzia che ci aveva accompagnati in questi mesi era quasi finalmente crollato: non si diceva più “si succede” ma “è succies”. C’erano gioia, ansia e tanta speranza: la città era sospesa.
Come un equilibrista durante il suo numero che lascia il pubblico senza fiato, aspettavamo tutti di tirare quel sospiro di sollievo per poterci dire Campioni d’Italia.
Il rettifilo, Piazza Dante, via Toledo, Piazza del Plebiscito, Mergellina e Fuorigrotta: tanti palcoscenici per un’unica grande festa come in una immensa famiglia unita da un solo sogno.
In diversi momenti scanditi dalle urla dei tifosi, dai clacson dei motorini, dalle trombette e dai cori da stadio, si è iniziato a sognare: l’aspettativa era alle stelle ed è salita ancor di più dopo la sconfitta della Lazio per arrivare ai massimi livelli con il goal di Oliveira.
Era praticamente fatta e tutti stavano impazzendo
“Si’ stato ‘o primmo ammoree ‘o primmo e ll’ùrdemo sarraje pe’ me”, gridava la folla riunita, quasi come abbracciata a sostegno della squadra. Sui volti delle persone sembrava dipinto lo stesso identico sorriso, quello della soddisfazione e dell’orgoglio, fin quando si è dovuto prendere atto che per il “magico Napoli” non sarebbe stato poi così facile.
Forse troppo presto, forse il destino ha voluto che non fosse ancora questo il momento di festeggiare. Anche il cielo si è ingrigito lasciando posto alla pioggia quando l’arbitro ha fischiato la fine della partita terminata con un pareggio.
Nulla è perduto, solo rimandato
“Per te, son qui per te” hanno continuato a intonare i tifosi ancor più stretti per sostenere la propria squadra.
Il festeggiamento era pronto e sarebbe stato spettacolare: nulla è perduto però, ma soltanto rimandato e il popolo sarà più carico ed agguerrito che mai perchè “io della maglia azzurra son innamorato” han cantato a squarciagola.
Simona De Angelis