Lo scudetto di una città, di un popolo, di una squadra e dei ragazzi del 2018

Dopo 33 anni, il cielo sullo Stivale si tinge d’azzurro per la terza volta! Storia di una rivincita. Questo capolavoro ha un nome e un cognome: Luciano Spalletti

E’ tutto vero. Il Napoli è campione d’Italia! Dopo 33 anni di delusioni e bocconi amari da digerire, è grandissima festa: il Tricolore torna sotto il Vesuvio, torna da un popolo che lo ha tanto desiderato e che da oggi lo festeggerà come non ci fosse un domani.

Oggi non importa a nessuno parlare del calcio giocato, oggi per i napoletani conta solo scendere per strada, sventolare fieramente la bandiera azzurra, gioire. Perchè questo è un giorno che verrà ricordato per sempre nella storia, il giorno in cui non solo la SSC Napoli, ma soprattutto la città di Napoli prendono la propria rivincita.

E allora via ai caroselli, i cori, i pianti di gioia, le urla, le trombette: via alla festa sul Lungomare Caracciolo, a Piazza Plebiscito, a Largo Maradona, a Fuorigrotta fino ad arrivare a tutta la provincia di Napoli. E’ arrivato il tricolore.

Scudetto di una città

Una città che non dorme mai, sempre sveglia, sempre accogliente, con il sorriso sempre stampato sulle mura dei suoi palazzi malgrado tutto. La città del sole, del mare, della pizza, della musica, del Vesuvio e, da oggi, anche dello Scudetto.

Una città che con il suo popolo ha atteso questo momento 33 anni, e, quando si sapeva che finalmente sarebbe tornato, si è addobbata a festa. Festoni, bandiere, striscioni, magliette e chi più ne ha più ne metta.

Tutto così diverso dal mondo: a Napoli si vive non solo di calcio, ma anche di sorrisi, di movimento, di vita. Una città che ti coccola tra le sue accoglienti braccia, i suoi sapori e i suoi colori.

Il mare che rende comunque Napoli una cartolina. Le piazze, dove oggi inizia la grande festa. I vicoli stretti dei Quartieri Spagnoli, dove al traffico di pedoni si alterna il rombo dei motorini. Un teatro a cielo aperto.

Una città dalle mille bellezze, che ti fa sentire subito a casa. E adesso, sul petto degli eroi di quest’anno, verrà cucito un tricolore che verrà custodito con cura e amore. Perchè per un anno la sua casa sarà Napoli.

Scudetto di un popolo

Un popolo che non ha smesso mai di crederci e sostenere la squadra, dalla Serie C alla Champions fino ad arrivare a questo magico giorno. Un popolo così caloroso, specialmente quando si tratta della SSC Napoli, simbolo indiscusso di questa città.

Lo ha atteso tanto, tantissimo, sempre con tanta passione, al di là di qualsiasi classifica e categoria. Questa gente se lo merita più di tutti: sono stati 33 anni lunghissimi e pieni di delusioni, ma è finalmente arrivata una rivincita.

E’ la gente che non si è mai scollata dalla maglia azzurra, neanche quando ai tempi di Zeman ci si allenava a Castel Volturno con tre palloni. Ed è la stessa che oggi si colora di verde, bianco e rosso per celebrare una vittoria storica.

Mille avversità, un solo ideale: dopo lo Scudetto del ‘90 per il Napoli è stato un cammino tutto in salita. Lo dice anche un coro della tifoseria azzurra: “Sono stato in Serie B, fallimenti e Serie C, ma la voglia di seguirti, sai, non è finita lì”.

Non è solo criminalità: con questo Scudetto è tempo di sfondare questa barriera di pregiudizi e mostrare a tutto il mondo che il popolo napoletano è passionale, caloroso, pieno di sentimenti. Sentimenti che stanno esplodendo nelle piazze e nelle strade, piene di azzurro, piene di vita.

Scudetto di una squadra

Una squadra che ha fatto sognare Napoli e il suo popolo, che ha dominato il campionato dall’inizio alla fine, insegnando calcio a tutta Italia, senza mai arrendersi, correndo come degli assatanati dietro ogni pallone.

Quello che ha portato allo Scudetto è stato un Napoli che ha rappresentato pienamente il sentimento della sua città: passione, anima e cuore in mezzo al campo. Nessuna resa, mai distrarsi, pensare partita dopo partita.

Una squadra che prima dell’inizio del campionato sembrava molto acerba, troppo giovane ed inesperta per portarsi a casa uno Scudetto. Tanto scetticismo in giro, eppure dopo poche partite tutto sembrava andare per il meglio. Un Napoli inarrestabile fino alla sosta Mondiale. Al ritorno però la sconfitta contro l’Inter, che suonava come il preludio di un crollo. E invece no: questo Napoli non è morto mai, fino ad arrivare a questo giorno, in cui dopo mesi di duro lavoro arriva una grandissima ricompensa, proprio quando non ci si aspettava di ottenerla.

In campo sono stati i giocatori a dare spettacolo, ma in primis questo capolavoro ha un nome e un cognome: Luciano Spalletti. Un grande uomo, un lottatore contro i poteri forti, uno che non ha mai dato conto alle voci, uno che ha pensato sempre e solo a fare il suo lavoro. Che stavolta finalmente viene ripagato.

Sono stati 4 anni difficili sul campo per il Napoli dopo i 91 punti di Maurizio Sarri: prima una stagione non troppo esaltante di Ancelotti conclusa al secondo posto, poi ammutinamento e salvataggio per il rotto della cuffia con la Coppa Italia. Il terzo anno Faraoni all’ultima di campionato toglie al Napoli la Champions, che un anno dopo gli azzurri conquistano con Spalletti, perdendo però i match decisivi per lo Scudetto. Quest’anno invece è gloria.

Scudetto dei ragazzi del 2018

Ad oggi sono rimasti solo Zielinski e Mario Rui: per il resto quella squadra che tanto fece sognare i napoletani è completamente svanita. Eppure è doveroso dedicare la vittoria anche a loro, che nel loro piccolo lo hanno vinto. Sul campo sicuramente, ma i poteri forti gli hanno impedito di poterlo cucire al petto.

Una squadra storica, guidata da Maurizio Sarri, che anno dopo anno plasmò a sua immagine e somiglianza il Napoli fino a portarlo ad un record di 91 punti mai raggiunto prima. Mancava solo il tricolore.

Di quella stagione si ha il ricordo del sogno, un grandissimo sogno che si vedeva e si sentiva fino alla 35esima giornata, dove con lo “Scudetto perso in albergo” i napoletani videro andare in frantumi le ambizioni di vittoria dopo la sconfitta contro la Fiorentina e la vittoria della Juve in casa dell’Inter.

Mertens, bandiera indiscussa del Napoli, Insigne, scugnizzo doc,  Koulibaly, autore del gol allo Stadium, Allan, creatore dello straordinario gioco di Sarri, Hamsik, il capitano, e tanti altri, come i sopracitati Zielinski e Mario Rui. Gli unici rimasti qui malgrado tutto.

E del polacco è commovente ricordare la sua esultanza qualche settimana fa allo Stadium: si getta a terra e solo lui rivive tutti i momenti bui della sua avventura napoletana: Simeone, oggi protagonista dell’impresa, Faraoni, Pinamonti, l’ammutinamento…

E’ festa totale

E adesso è iniziata e continua la festa attesa per 33 anni in quel di Napoli e dintorni: è la festa del Sud, di chi ci ha creduto sempre, di chi oggi potrà prendersi una rivincita dopo aver visto sempre le corazzate del Nord sollevare la coppa.

Quella coppa che oggi cambia aria: decide di respirare aria di mare, aria di gente che la accoglierà come se fosse la cosa più bella della loro vita, perché forse lo è. La coppa va a Napoli, fra le braccia di capitan Di Lorenzo, secondo capitano della storia del Napoli ad alzarla al cielo dopo un certo Maradona.

Oggi è storia: alle porte del centenario il Napoli e la sua gente ricominciano da 3, dopo anni tristi e pieni di fallimenti. Un domani noi rivestiremo il ruolo di narratori di quest’impresa, di questa cavalcata trionfale, della vittoria del ciuccio, che è ferito, ma non è mai morto. Così come i nostri padri e nonni ci hanno raccontato i tempi di Maradona, da oggi racconteremo questa fantastica stagione, un sogno che diventa realtà.

Giuseppe Garofalo

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