Arriva anche la condanna in Appello per Sergio Mosca (alias ‘o vaccaro) e Antonio Rossetti (‘o guappone), ritenuti dagli inquirenti ai vertici della cosca dei D’Alessandro di Castellammare di Stabia nel periodo compreso tra il 2017 e il 2018. Si tratta del secondo atto del processo Domino-bis, che vede alla sbarra il gotha del clan scanzanese. Sia Mosca che Rossetti hanno concordato pene molto più basse rispetto ai 17 anni e 10 mesi incassati nella sentenza di primo grado.
Castellammare, Sergio Mosca e Antonio Rossetti erano ai vertici del clan D’Alessandro: la condanna in Appello
In particolare, Mosca è stato condannato a 11 anni e 4 mesi, mentre ‘o guappone a 12 anni. Sconto di pena anche per Liberato Paturzo, considerato dagli inquirenti l’imprenditore vicino al clan, che passa dagli 8 anni e 8 mesi del primo grado ai 7 anni di reclusione dell’Appello. Confermati i 10 anni invece per Sabato Schettino, mentre è stato assolto dal reato di associazione mafiosa Antonio Longobardi (meglio conosciuto come ‘ciccillo). Per i condannati, i reati spaziano (a vario titolo) tra estorsione continuata ed in concorso, detenzione illegale di armi comuni da sparo.
Portare alla luce tutti gli affari del clan che domina le attività illecite
Reati tutti aggravati dalle finalità mafiose, per aver agito avvalendosi della forza intimidatrice derivante dall’appartenenza al clan D’Alessandro. L’obiettivo dei magistrati è quello di portare alla luce tutti gli affari del clan che domina le attività illecite di Castellammare. A partire dal giro di estorsioni, che vede vittime numerosi imprenditori e commercianti della zona. Nell’inchiesta è emerso anche il ruolo importante dell’imprenditore edile Liberato Paturzo, che avrebbe partecipato ad appalti pubblici, dato informazioni su aggiudicazioni di pubblici incanti e segnalato imprenditori da avvicinare per l’imposizione del racket. I ricavi delle estorsioni venivano reinvestiti nel giro dell’usura che moltiplicava le rendite.