Il 23 settembre è per tutti noi che facciamo questo mestiere una data impressa nella nostra mente. Per quelli della mia generazione in maniera forse ancora più indelebile.
Quel 23 settembre del 1985 avevo da qualche giorno compiuto i miei 18 anni e già da qualche tempo mi provavo scrivendo su il Gazzettino vesuviano, fondato una quindicina di anni prima da mio padre. Giancarlo era un pochino più grande, aveva compiuto gli anni anche lui qualche giorno prima, a San Gennaro, il 19 settembre, e sicuramente era più bravo di me. “Consumava le suole” in giro per Torre Annunziata già da qualche anno e scriveva di quella stagione di sangue, in fondo non ancora chiusasi del tutto, in cui le guerre di mafia presentavano un bollettino quotidiano di morti, agguati e soprusi.
E sì, Giancarlo Siani scriveva di tutte quelle “verità nascoste” fatte di intrighi tra camorra, politica e malaffare. E per quei suoi articoli fu condannato a morte proprio da quella camorra i cui nervi aveva portato allo scoperto.
Il ricordo di quel giovane alla ricerca della verità è sempre presente ogni volta che mi siedo a scrivere, non serve aspettare il 23 settembre per ricordare Giancarlo Siani, 26 anni, “giornalista giornalista”. Oggi, alla vigilia del 38esimo anniversario della sua morte, sono due le cose che pensando a lui mi saltano alla mente.
La prima, i carabinieri a casa mia. Subito dopo l’uccisione a Napoli, sotto casa sua, di Giancarlo, le forze dell’ordine raggiunsero tutti i giornalisti che si interessavano di Torre Annunziata e che lo conoscevano per assicurarsi che non fosse una strategia di fuoco per tappare la bocca a tutta la stampa.
Il secondo ricordo, che senza volerlo mi affolla subito la mente, è molto più recente: era il 21 novembre del 2021. Quel giorno fui felice di partecipare all’inaugurazione di quella che era soprattutto un’idea: un’idea di legalità. La sala stampa “Giancarlo Siani” era stata realizzata al terzo piano di Palazzo Farnese, il Municipio di Castellammare di Stabia, e sarebbe stata pronta ad accogliere, da lì a poco, i giornalisti.
Una sala stampa, ricca di murales dedicati proprio a Siani, e che voleva essere prima di tutto un simbolo di legalità, ma soprattutto anche un luogo dove tutti i giornalisti avrebbero potuto accedere per svolgere la propria professione, proprio quella lasciataci in eredità da Giancarlo. Inaugurata, alla presenza dell’allora presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Verna, da allora è rimasta lettera morta.
E allora quale miglior modo per ricordare Giancarlo Siani se non quello di rendere finalmente operativi quegli spazi dedicati alla legalità, al giornalismo e, appunto, al ricordo? Un po’ di buona volontà e tanto rispetto per il mestiere dell’informazione libera e seria. Penso sia venuto il momento di ricordarlo concretamente quel giovane 26enne morto per la libertà e per la verità.
Gennaro Cirillo