“L’omicidio di Raffaele Carolei va inquadrato come un delitto di camorra”: con queste motivazioni, i magistrati della Corte d’Appello di Napoli hanno confermato le condanne a 14 anni nei confronti dei pentiti Pasquale e Catello Rapicano. Secondo i magistrati partenopei, l’omicidio di Carolei (per il quale sono imputati anche Giovanni Savarese e Gaetano Vitale, già condannati all’ergastolo in primo grado) “è stato messo a segno per soddisfare la sete di vendetta del clan D’Alessandro dopo l’uccisione di Antonio Martone e di Giuseppe Verdoliva nel 2004”.
Castellammare, l’omicidio di Raffaele Carolei è un delitto di camorra
Insomma, un chiaro omicidio di camorra, inquadrato nell’ambito della faida che, nei primi anni del 2000, vide coinvolti il clan D’Alessandro e gli scissionisti degli Omobono – Scarpa, insanguinando le strade della città stabiese. I due collaboratori di giustizia si sono autoaccusati dell’omicidio di Raffaele Carolei (secondo gli inquirenti vicino proprio al nuovo clan degli scissionisti) e per questo i giudici d’Appello hanno confermato per loro la condanna a 14 anni già rimediata in primo grado.
Confermate le condanne a Pasquale e Catello Rapicano
Raffaele Carolei era dunque finito nella “black list” degli scanzanesi, decisi ad eliminare fisicamente chi aveva deciso di oltrepassare lo steccato, andando a gonfiare le vele del clan Omobono – Scarpa. Un delitto efferato quello consumato nel 2012, visto che secondo le ricostruzioni dei pentiti Carolei fu strangolato in un appartamento del centro antico dopo essere stato tratto in inganno dai suoi assassini. Il corpo di Raffaele Carolei non è stato mai ritrovato. Secondo i pentiti sarebbe stato buttato nel fiume Sarno.