Per dirlo in dialetto e capirci meglio, ‘o Napule sta ‘nguaiato. Gli azzurri pareggiano 1-1 con l’Union Berlino e sprecano la prima ghiotta, ghiottissima occasione di acciuffare gli ottavi di finale con due giornate di anticipo.
Prosegue il momento di chiara difficoltà del Napoli, che sembra proprio non riuscire a infilare una striscia di vittorie in fila. Una squadra che fino a pochi mesi fa era una corazzata in Italia e in Europa oggi si arrende al pari di fronte ad una squadra reduce da 12 sconfitte di fila.
C’è tanta delusione, tanto rammarico, e anche le prime certezze: è ormai evidente che il Napoli (almeno per quest’anno) non potrà minimamente raggiungere i livelli della scorsa stagione. La squadra non gioca bene, è sfiduciata, in campo sembra di rivivere gli incubi dell’era di Gattuso.
I dati sorridono al Napoli: 27 tiri totali, ma gli azzurri non sono mai stati effettivamente cinici sotto porta, 73% di un possesso palla rivelatosi in grandissima parte sterile. Esattamente come ai tempi di Gattuso.
Sin dal calcio d’inizio è, come durante il match d’andata, è il Napoli a proporsi, mentre i tedeschi aspettano il momento giusto per ripartire. Da segnalare solo un paio di ripartenze di Sheraldo Becker, che con la sua velocità ha provato a mettere in difficoltà un Natan sicuro.
La prima grande occasione è di Zielinski, che raccoglie un rimpallo fortunoso in area di rigore, fa tutto giusto, angola bene la palla ma trova la mano destra di Ronnow che compie un mezzo miracolo e spedisce in corner.
Da lì in poi la banda Garcia spinge: non è facile farlo di fronte ad una strenua difesa da parte dei ragazzi in maglia nera. Al 24’ è Natan a creare problemi con un colpo di testa da distanza ravvicinata lento ma imprendibile: palo pieno, l’Union si salva per il rotto della cuffia.
Alla mezz’ora però è una delle più classiche azioni del Napoli a sbloccare il risultato: la treccia. Per quanti allenatori possano sedersi sulla panchina del Maradona, il taglio da una fascia all’altra per poi rimettere la palla in mezzo è il marchio di fabbrica dei partenopei.
È Mario Rui a pennellare per Di Lorenzo, che si fa strada e di testa appoggia per Anguissa. Il camerunense a porta vuota può solo segnare, e infatti non tradisce le aspettative. Ma a rovinare la festa è il VAR, che richiama Makkelie: il capitano, nel colpo di testa, si lascia andare, spinto dalla foga, e si appoggia a Roussillon, di fatto impedendogli di giocare. Gol annullato.
Passano dieci minuti e il Napoli si riporta avanti: ancora Mario Rui crossa in cerca di un accorrente: Juranovic devia goffamente e Politano si ritrova la palla in faccia. Gol fortuito, ma è comunque 1-0.
Il primo tempo si conclude con un gran brivido: dopo un corposo recupero Juranovic calcia un’insidiosissima punizione, che si infila in mezzo alla barriera e prende in pieno il palo. Poi il doppio fischio dell’arbitro.
Nel secondo tempo è ancora il Napoli a tenere sotto controllo le redini della partita. Ma proprio nel momento meno atteso, da un corner, le due punte berlinesi ripartono. Becker trova i guantoni di Meret, sulla respinta Fofana deve solo depositare la palla in rete. Detto, fatto. Un gol da polli, su cui c’è tantissimo da recriminare: gli uomini azzurri pronti a difendere erano praticamente assenti.
I partenopei hanno l’obbligo, anche morale, di riprendersi il vantaggio: sono loro ad attaccare, ma non sono mai convincenti, mai pericolosi, manca quella determinazione dell’anno scorso.
Kvaratskhelia cerca di dare uno strappo al match, ma stasera anche lui è da rimproverare: troppo, troppo egoista, e giocare in questo modo di fronte ad una difesa così chiusa non porta a niente.
Con Kvara messo in ombra da se stesso, un Raspadori meno lucido del solito, un Politano in forma sostituito nel finale e una squadra ormai stanchissima, ci si ferma sull’1-1. Male, malissimo.
C’è poco da parlare o da commentare: stasera gli azzurri hanno toccato il fondo. È inutile girarci attorno: Rudi Garcia non è l’uomo adatto per la panchina del Napoli, c’è malcontento nell’ambiente e la squadra è irriconoscibile. Ma dal fondo si può solo risalire…
Giuseppe Garofalo