Inattendibilità dei pentiti, che con le loro dichiarazioni hanno consentito all’Antimafia di ricostruire il delitto di Raffaele Carolei, scomparso nel 2012 e vittima di lupara bianca nell’ambito della guerra di camorra a Castellammare di Stabia tra i D’Alessandro e gli scissionisti degli Omobono – Scarpa. È la tesi difensiva su cui hanno battuto i legali di Gaetano Vitale e Giovanni Savarese, imputati per omicidio nel processo d’Appello. La sentenza è prevista per il prossimo 19 dicembre, va ricordato che entrambi in primo grado sono stati condannati all’ergastolo.
Castellammare, processo per l’omicidio di Raffaele Carolei
Si è svolta presso la Corte d’Appello di Napoli una nuova udienza del processo, in vista della sentenza che dovrebbe arrivare poco prima di Natale. Secondo l’Antimafia, Carolei è una vittima di “lupara bianca”, come hanno raccontato Pasquale e Catello Rapicano, i due fratelli all’epoca affiliati al clan D’Alessandro e oggi collaboratori di giustizia. Agli inquirenti hanno raccontato anche la macabra scena di come sarebbe stato ucciso, preso di spalle mentre era seduto in una cucina di un appartamento di Scanzano.
La difesa punta sull’inattendibilità dei pentiti. Sentenza prevista il 19 dicembre
I due Rapicano si sono autoaccusati del delitto, incassando una condanna definitiva a tredici anni di carcere e chiamando in causa Gaetano Vitale e Giovanni Savarese, due pregiudicati del centro antico, legati agli ambienti del traffico di droga. Vitale e Savarese sono stati condannati in primo grado all’ergastolo. Un omicidio che fu consumato in pieno giorno, all’interno di un appartamento che proprio Catello Rapicano aveva occupato abusivamente.
Lì è la ricostruzione dell’Antimafia, indagini dei carabinieri della compagnia di Castellammare e del nucleo investigativo di Torre Annunziata. Carolei fu attirato in trappola per parlare di affari di droga. Sedutosi in cucina, però, fu circondato dai quattro assassini e strangolato con una corda. Il cadavere fu caricato in auto e consegnato ad alcune persone che lo fecero sparire gettandolo nel Sarno.