
È possibile che sia capitato un po’ a tutti: aprire una piattaforma social e ritrovare, specialmente nei gruppi e nelle pagine dedicate a una determinata città, immagini di quest’ultima generate dall’Intelligenza Artificiale: rappresentazioni di Castellammare di Stabia, Pompei o Gragnano dagli aspetti sontuosi e quasi fiabeschi, ma, per l’appunto, non veritiere.
Castellammare, Gragnano e Pompei: città disegnate dall’Ia, quando la bellezza è artificiale
Sono i miracoli dei software per la produzione sintetica di fotografie, alcuni dei quali gratuiti e facilmente accessibili. Trattasi di sistemi in grado, partendo da una immagine di riferimento o da una breve descrizione, di riprodurre paesaggi in una forma più o meno fedele all’originale, anche se variabile di caso in caso. In genere, comunque, il prodotto artificiale tende a rendere più armonico, e in sostanza ad “abbellire”, il profilo reale preso in considerazione.
Va fatta comunque una distinzione tra immagini generate con uno stile verosimile, per le quali non sempre la natura fittizia è facilmente comprensibile, e immagini dallo stile cartoonesco, il cui scopo è, piuttosto, rievocare simboli locali con nostalgia e senso di appartenenza.
Quale idea farsi del fenomeno?
Quale idea farsi del fenomeno? Difficile stabilirlo. Da un lato, l’intelligenza artificiale è ancora alle prime armi (per quanto stia facendo passi da gigante), e molto spesso le rappresentazioni grafiche delle città risultano inesatte o dozzinali. Il rischio è, insomma, che lavori di questo tipo, svolti senza grossi sforzi o abilità, distolgano l’attenzione da fotografie, disegni o lavori grafici “reali” in grado di figurare con maggiore veridicità il contesto cittadino.
D’altro canto, la visione immaginaria della città tratteggiata dall’Ia porta spesso i cittadini a porsi domande sullo stato della cosa comune, sulle strategie migliorative per potersi quantomeno avvicinare al modello ideale del sintetico.
Roberto De Martino, tra i più attivi autori di immagini artificiali dedicate a Castellammare di Stabia, ne dà una lettura più ludica e leggera: “Il mio è un semplice gioco di ricordi e immagini, non credo che possa in qualche modo influenzare la coscienza altrui e non era questo il mio intento”. Non resta che aspettare le evoluzioni della tendenza e della tecnologia artificiale, e le sue conseguenze.
Roberto Calabrese