Lettere, omicidio di Ciro Gargiulo: controlli e indagini a tappeto. Sullo sfondo il business della marijuana in mano alla camorra. Quello di Ciro Gargiulo è un nome ben conosciuto nell’area dei Monti Lattari. ‘O biondo e Antonino Di Lorenzo, alias ‘o lignammone a sua volta ucciso in un agguato di camorra nel 2019, sono due figure che (secondo le forze dell’ordine) tra Casola di Napoli, Lettere e il circondario stabiese e dei Monti Lattari sono legati indissolubilmente a un solo tipo di affare illecito: quello legato alla coltivazione in quantità industriali di canapa indiana.
Lettere, omicidio di Ciro Gargiulo: controlli e indagini a tappeto
Fiumi di marijuana tradizionalmente coltivata nel loro “regno”: vale a dire i punti più impervi delle montagne che sovrastano Casola, Lettere e Gragnano. Quei Lattari che negli anni si sono visti affibbiare l’etichetta di “Giamaica italiana”, a causa delle decine e decine di sequestri puntualmente eseguiti dalle forze dell’ordine ogni estate, nella stagione del “raccolto” per i narcos-agricoltori. Una goccia nel mare, comunque, visto che il business è andato avanti lo stesso, soprattutto a causa della difficoltà di acciuffare con le mani nel sacco i responsabili.
Sullo sfondo il business della marijuana in mano alla camorra
Le poche volte in cui le inchieste sono riuscite a risalire ai responsabili, immancabilmente, i due nomi che spuntavano fuori erano quelli di Di Lorenzo e Gargiulo. Nel 2018 ‘o biondo fu arrestato, proprio insieme a Di Lorenzo, nell’ambito di un’operazione antidroga effettuata dai carabinieri in Abruzzo. Secondo l’inchiesta, i due narcos avevano realizzato delle piantagioni di canapa indiana tra le montagne della provincia de L’Aquila. Un business che aveva tuttavia toccato anche altre regioni, come ad esempio la Puglia, oltre ad altre province campane come l’Irpinia e il Salernitano. Il tutto per un business da capogiro, che avrebbe potuto dar fastidio a qualcuno.