Il 21 febbraio i responsabili del Comitato permanente inter-agenzie delle Nazioni Unite (Inter-Agency Standing Committee – IASC) hanno pubblicato un appello che viene sostenuto pienamente anche dall’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA – United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East), la quale viene citata al punto n.9 della dichiarazione, dove si spiega – tra le altre cose – che non esiste un posto sicuro nella Striscia di Gaza e che i civili sono in estremo pericolo.
Segue il messaggio del Comitato permanente inter-agenzie (IASC, ente che fu creato nel 1991 dalla risoluzione 46/182 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite).
“I civili di Gaza sono in estremo pericolo mentre il mondo osserva: dieci requisiti per evitare una catastrofe ancora peggiore”
“In meno di cinque mesi successivi ai brutali attacchi del 7 ottobre e alla conseguente escalation, decine di migliaia di palestinesi – per lo più donne e bambini – sono stati uccisi e feriti nella Striscia di Gaza. Più di tre quarti della popolazione è stata costretta a lasciare le proprie case, molte volte, e deve far fronte a gravi carenze di cibo, acqua, servizi igienico-sanitari e assistenza sanitaria, i beni di prima necessità per sopravvivere.
Il sistema sanitario continua a essere sistematicamente degradato, con conseguenze catastrofiche. Al 19 febbraio, su 36 ospedali con capacità di degenza, solo 12 sono ancora funzionanti, e solo parzialmente. Dal 7 ottobre ci sono stati più di 370 attacchi al sistema sanitario a Gaza.
Le malattie sono dilaganti. La carestia incombe. L’acqua è a un rivolo. Le infrastrutture di base sono state decimate. La produzione alimentare si è fermata. Gli ospedali si sono trasformati in campi di battaglia. Un milione di bambini affrontano traumi quotidiani.
Rafah, l’ultima destinazione per oltre 1 milione di sfollati, affamati e traumatizzati stipati in un piccolo frammento di terra, è diventata un altro campo di battaglia in questo brutale conflitto. Un’ulteriore escalation di violenza in quest’area densamente popolata causerebbe vittime di massa. Potrebbe anche infliggere un colpo mortale a una risposta umanitaria che è già in ginocchio. Non esiste un posto sicuro a Gaza.
Gli operatori umanitari, essi stessi sfollati e esposti a bombardamenti, morte, restrizioni di movimento e crollo dell’ordine civile, continuano gli sforzi per aiutare chi ne ha bisogno. Ma di fronte a così tanti ostacoli – comprese le restrizioni sulla sicurezza e sui movimenti – non possono fare molto.
Nessuna risposta umanitaria potrà compensare i mesi di privazioni che le famiglie di Gaza hanno sopportato. Questo è il nostro sforzo per salvare l’operazione umanitaria in modo da poter fornire, almeno, lo stretto necessario: medicine, acqua potabile, cibo e riparo mentre le temperature precipitano.
Per questo abbiamo bisogno di: 1) Un cessate il fuoco immediato. 2) I civili e le infrastrutture su cui fanno affidamento devono essere protetti. 3) Gli ostaggi dovranno essere rilasciati immediatamente. 4) Punti di ingresso affidabili che ci consentirebbero di portare aiuti da tutti i possibili valichi, compreso il nord di Gaza. 5) Garanzie di sicurezza e passaggio senza ostacoli per distribuire gli aiuti, su larga scala, in tutta Gaza, senza dinieghi, ritardi e impedimenti all’accesso. 6) Un sistema di notifica umanitaria funzionante che consenta a tutto il personale umanitario e alle forniture di spostarsi all’interno di Gaza e consegnare aiuti in sicurezza. 7) Le strade devono essere percorribili e i quartieri devono essere ripuliti dagli ordigni esplosivi. 8) Una rete di comunicazione stabile che consenta agli operatori umanitari di spostarsi in modo sicuro e protetto. 9) UNRWA, la spina dorsale delle operazioni umanitarie a Gaza, per ricevere le risorse necessarie per fornire assistenza salvavita. 10) Stop alle campagne che cercano di screditare le Nazioni Unite e le organizzazioni non governative che fanno del loro meglio per salvare vite umane.
Le agenzie umanitarie continuano a impegnarsi, nonostante i rischi. Ma non si può lasciare che raccolgano i pezzi. Chiediamo a Israele di adempiere al suo obbligo legale, ai sensi del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani, di fornire cibo e forniture mediche e di facilitare le operazioni di aiuto, e ai leader mondiali di impedire che si verifichi una catastrofe ancora peggiore“.

Gli enti firmatari
Martin Griffiths, coordinatore degli aiuti di emergenza e sottosegretario generale per gli affari umanitari (OCHA); Sig.ra Sofia Sprechmann Sineiro, Segretaria generale CARE International; Dr. Qu Dongyu, Direttore generale Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO); Sig.ra Jane Backhurst, Presidente ICVA (Christian Aid); Sig. Jamie Munn, Direttore esecutivo Consiglio internazionale delle agenzie di volontariato (ICVA); Sig. Tom Hart, amministratore delegato e presidente InterAction; Sig.ra Amy E. Pope, Direttore Generale, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM); Sig.ra Tjada D’Oyen McKenna, amministratore delegato Mercy Corps; Sig. Volker Türk, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR); Sig.ra Janti Soeripto, Presidente e Amministratore delegato di Save the Children; Paula Gaviria Betancur, Relatrice speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani degli sfollati interni (RS sui diritti umani degli sfollati interni); Sig. Achim Steiner, Amministratore, Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP); Dott.ssa Natalia Kanem, Direttore esecutivo, Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA); Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR); Sig. Michal Mlynár, Direttore esecutivo ai, Programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani (UN-Habitat); Sig.ra Catherine Russell, Direttore esecutivo, Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF); Sig.ra Sima Bahous, Sottosegretario Generale e Direttore Esecutivo UN Women; Sig.ra Cindy McCain, Direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale (WFP); Dr. Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore Generale, Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).