L'8 marzo è la Giornata della Donna, la ricorrenza storica, il perché della mimosa

L’8 marzo è la Giornata della Donna, mentre ci prepariamo a donare la nostra mimosa, ricordiamo che la ricorrenza viene istituita, anzi dovremmo dire ufficializzata, dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite (Onu) con la Risoluzione 32/142 del 16 dicembre 1977, quando tutti i suoi Stati membri sono stati invitati a proclamare la Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale.

L’8 marzo è la Giornata della Donna, la ricorrenza storica, il perché della mimosa

Come scopriremo, non solo l’idea di una Giornata della Donna (Woman’s Day), ma anche la sua attuazione ed organizzazione annuale, ha origini ancora precedenti alle due guerre mondiali, quindi molto prima della risoluzione delle Nazioni Unite del ’77 e molto prima che l’ONU invitasse tutti gli Stati a stabilire “in base alle loro tradizioni e consuetudini storiche e nazionali, qualunque giorno dell’anno” come Giornata della Donna. Inoltre va detto che nella Risoluzione 32/142 non si parla affatto dell’8 marzo, ma piuttosto si chiede agli Stati membri si organizzare la Giornata in una data qualsiasi del calendario.

In questo articolo quindi andremo a vedere: come si è giunti alla scelta dell’8 marzo quale giorno utile per il Woman’Day (appunto Giornata della Donna); chi e quali gruppi politici e sociali hanno avuto un ruolo fondamentale nell’istituzione di questo avvenimento; capiremo il perché dell’elezione delle mimose come fiore simbolo; quando effettivamente intervengono le Nazioni Unite nel riconoscimento internazionale e nell’ufficializzazione della Giornata, che come apprenderemo era già ampiamente celebrata in passato.

La Giornata internazionale della Donna, come si arriva all’8 marzo

Dunque prima di arrivare alla designazione dell’8 marzo e alla Risoluzione ONU di strada ne è stata fatta. Siamo infatti nei primi anni del ‘900 (1910) quando a Copenaghen, nella Casa del Popolo (Folkets Hus), viene organizzata la seconda Conferenza internazionale delle donne socialiste, in quella sede è Clara Zetkin (un nome che come vedremo ha un notevole peso storico) a presentare in via ufficiale una risoluzione per la nascita di una Giornata internazionale della Donna, seguendo l’esempio delle donne socialiste americane. La Zetkin inoltre, in un articolo scritto per la rivista tedesca Diegleicheit (28 agosto 1910) spiega che il tema principale dovrebbe essere la lotta per il diritto di voto delle donne.

Facendo un passo indietro di qualche anno, rispetto alla richiesta ufficiale della Zetkin, apprendiamo che le prime manifestazioni si svolsero negli Stati Uniti d’America (e nel mondo anglosassone), ma anche che un ruolo fondamentale nell’istituzione della Giornata e del voto alle donne lo ebbe il popolo russo (le donne russe), ben prima della Seconda Guerra Mondiale.

Il primo “Giorno della Donna” si è tenuto il 3 maggio 1908 a Chicago

Quindi, tornando alla Zetkin, la quale tra le altre cose parla di seguire l’esempio delle “sorelle americane”, ricordiamo che il primo “Giorno della Donna” si è tenuto il 3 maggio 1908 a Chicago, quando oltre mille donne si sono riunite per richiedere l’uguaglianza politica ed economica delle donne, mentre denunciavano non solo lo sfruttamento e l’oppressione delle donne, ma anche la difesa del voto femminile. L’evento venne documentato dalla rivista mensile The Socialist Woman. A tal proposito vanno elencati i movimenti anglosassoni che si erano mossi ancora prima, per il diritto di voto, ma che non ebbero tutto questo successo continuativo nel tempo anche perché erano più vicini alle classi sociali medie e borghesi: la National American Woman Suffrage Association (fondata nel 1890 negli Stati Uniti d’America), la National Union of Women’s Suffrage Societies (fondata nel 1897 nel Regno Unito) e la Women’s Social and Political Union (1903-1917, Regno Unito).

Sotto possiamo osservare un manifesto prodotto e diffuso in Germania dove si evince chiaramente che l’8 marzo già veniva utilizzato nel 1914 come Frauen Tag (appunto Giorno della Donna), in questo caso veniva data rilevanza al diritto di voto femminile.

Giornata internazionale della Donna, manifesto tedesco dell'8 marzo 1914
8 marzo 1914 – Un manifesto tedesco della Giornata della Donna

La strada verso l’8 marzo

La Giornata della Donna è stata inizialmente un’attività ufficiale del Partito Socialista, organizzata dal Comitato Nazionale delle Donne e celebrata il 28 febbraio a New York, a quel tempo i giornali scrissero di un “Woman Suffrage meeting” (Tradotto: “Incontro per il suffragio delle donne”).

Il 27 febbraio 1910, alla Carnegie Hall, sala da concerto sulla Settima Strada di New York, si videro ben 3mila donne partecipanti (socialiste e non). Le donne tedesche nel 1911 commemoravano il 19 marzo, le svedesi invece il 1 maggio. Nel frattempo a Pietrogrado (oggi San Pietroburgo), in Russia, si organizzava nel 1913, sotto gli Zar, la prima Giornata internazionale per il diritto di voto delle donne lavoratrici, ma ci fu una grande repressione. Sempre in Russia, l’anno successivo le leader del movimento vennero direttamente arrestate, questo rese impossibile realizzare l’evento. Nello stesso anno degli arresti russi (1914) in Germania si dedicava la Giornata, proprio l’8 marzo, al diritto di voto delle donne.

Il 23 febbraio 1917

Il 23 febbraio 1917 le donne russe protestarono nuovamente con uno sciopero generale, ma questa volta non furono affatto represse dai cosacchi inviati dagli Zar, scesero coraggiosamente nelle strade di Pietrogrado inaugurando la rivoluzione contro lo zarismo, la fame e la guerra. Le donne furono appoggiate dai lavoratori tessili, i quali lasciarono il lavoro nelle fabbriche per sostenere il movimento, che divenne popolare. Trotski scrisse: “Il 23 febbraio era la Giornata internazionale della Donna e si prevedevano incontri e azioni. Ma non immaginavamo che questa ‘Giornata della Donna’ avrebbe inaugurato la rivoluzione”.

Va detto che la Russia aveva in dotazione il calendario giuliano dove il 23 febbraio (l’inizio della Rivoluzione russa di febbraio) corrispondeva all’8 marzo del calendario gregoriano (dopo la rivoluzione i russi presero in uso quello gregoriano, quindi le date si uniformarono).

Ci sarebbe molto altro da aggiungere, ma ci fermiamo qui… per ora, ricordando che Renée Côté (di cui parleremo in seguito) ritrova alcuni documenti della Conferenza internazionale delle donne comuniste dove si viene a scoprire che nel 1921 “una compagna bulgara propone l’8 marzo come data ufficiale per la Giornata internazionale della donna, in ricordo dell’iniziativa delle donne russe“, a quanto pare dopo quell’anno si celebrerà ufficialmente l’8 marzo.

L’incendio della fabbrica di cotone, Rosa Schiederman, il pane e le rose

Riguardo invece le origini della Giornata della Donna che vengono fatte risalire all’incendio del 1857 a New York, possiamo dire che questa ipotesi storica, oramai diffusa e comune, viene scalzata invece del cospicuo numero di fatti e manifestazioni che ricollegano le origini della Giornata alle donne americane di origine socialista dell’inizio del ‘900. Se è pur vero che a New York erano state denunciate, da parte degli operai tessili, condizioni di vita e di lavoro non affatto congrue alla dignità umana, sfociando in scioperi di massa, va detto che a questi eventi partecipavano anche le donne.

Quindi arriviamo a citare infine Rosa Schiederman, tenendo a mente che a New York nel 1911 ci furono (non soltanto in quell’anno, ma anche negli anni precedenti) molti altri incendi nelle fabbriche di quel tipo, inoltre che – come scrive Flavia Schiavo per l’Istituto Euroarabo di Mazara del Vallo – “tra il 1900 e il 1913 perirono nel complesso circa 28 mila lavoratori e più di 70 mila furono feriti gravemente”.

Giornata internazionale della Donna - Incendio della Triangle Shirtwaist Company, 1911
New York Times, il tragico incendio del 1911 della Triangle Shirtwaist Company

L’incendio che invece diede vita al primo Comitato investigativo sulla fabbrica fu quello di New York dell’anno 1911, quando gli ultimi tre piani di un edificio della Triangle Shirtwaist Company si incendiarono. In questo tragico evento perirono 147 donne, carbonizzate o decedute sul marciapiede (perché si erano lasciate cadere dalle finestre), ma le persone coinvolte furono più di 500.

E’ in questo contesto che Rosa Schiederman, membro della Women’s Trade Union League (organizzazione USA fondata nel 1903, impegnata nella creazione di sindacati, composta da donne di ogni estrazione sociale), prende in mano la situazione organizzando una manifestazione di oltre 12mila donne che presenziarono al funerale delle operaie morte nell’incendio, mostrando la loro solidarietà.

“Ciò che la donna che lavora vuole è il diritto di vivere, non semplicemente di esistere”

“Ciò che la donna che lavora vuole è il diritto di vivere, non semplicemente di esistere, il diritto alla vita così come ce l’ha la donna ricca, al sole e alla musica e all’arte. Voi non avete niente che anche l’operaia più umile non abbia il diritto di avere. L’operaia deve avere il pane, ma deve avere anche le rose.

Date una mano anche voi, donne del privilegio, a darle la scheda elettorale con cui combattere”, queste sono le parole che la Schiederman pronunciò in un incontro a Cleveland (Stato dell’Ohio), di fronte alle attiviste (in questo caso si trattava di suffragiste benestanti) per l’emancipazione femminile e per il suffragio femminile. Alcune parti del testo della leader sindacalista furono utilizzate poi come slogan per lo sciopero del “pane e delle rose“, organizzato dai lavoratori dell’industria tessile, che si tenne nell’anno 1912 a Lawrence (Stato del Massachusetts).

La Giornata della Donna: alla ricerca della memoria perduta

E’ doveroso citare Renée Côté, che nel suo libro (pubblicato in Canada nel 1984) “La Journée internationale des femmes ou les vrais faits et les vraies dates des mystérieuses origines du 8 mars jusqu’ici embrouillées, truquées, oubliées: la clef des énigmes la vérité historique” (Tradotto: “La Giornata internazionale della donna oppure i fatti reali e le vere date delle misteriose origini dell’8 marzo, finora confuse, falsificate, dimenticate: la chiave degli enigmi, la verità storica), va alla ricerca delle fonti storiche portando alla luce che appunto si parlava ampiamente del “Woman’s Day” in tempi insospettabili e non comunemente conosciuti. Ma va citata anche la Marche mondiale des Femmes (Tradotto: La Marcia mondiale delle Donne), nata nell’anno 2000 dalla Federazione delle donne del Québec, la quale riporta i passaggi storici trascritti dalla SOF Sempreviva Organização Feminista, che ha prodotto il testo “Dia Internacional da Mulher: em busca da memória perdida” (Tradotto: “Giornata Internazionale della Donna: alla ricerca della memoria perduta”).

Perché si regala la mimosa in Italia è perché è diventata il simbolo dell’8 marzo

Teresa Mattei (la più giovane deputata del PCI – Partito Comunista Italiano dell’Assemblea Costituente, già partigiana combattente nel Fronte della gioventù per l’indipendenza nazionale e per la libertà) parlando a Radio Capital spiega come si arrivò alla scelta definitiva della mimosa quale fiore simbolo per la Giornata della Donna.

Ma anche altre due donne furono artefici delle modalità in cui le mimose divennero il fiore per eccellenza nella Giornata della Donna: Teresa Noce, tra i fondatori del PCI, tra le uniche 21 donne elette all’Assemblea Costituente italiana, ha proposto la legge in difesa della maternità, moglie di Longo; Rita Montagnana, eletta anch’ella nell’Assemblea Costituente, tra i fondatori del PCI e nel 1922 del giornale La compagna.

“Si discuteva – afferma la Mattei a Radio Capital – che ci voleva un fiore che significasse la voglia delle donne di emergere e di farsi notare, ma a Roma la cosa che lussureggiava da tutte le parti, nelle case economiche come nelle ville, era la mimosa, che in marzo è fiorita ed è molto vistosa e poi costava poco, non si doveva comprare. A me è venuta in mente la mimosa, l’ho proposta, così l’abbiamo adottata come fiore che significasse la gentilezza e l’unione delle donne”.

In Francia ci sono le violette o i mughetti

Alla domanda se Longo (Segretario generale del Partito Comunista Italiano dal 1964 al 1972) volesse un’altra tipologia di fiore, sempre Mattei risponde: “No no, Longo pensava alle violette a Parigi, perché lui era stato tanti anni in Francia come clandestino (viene internato in un campo di detenzione a Le Vernet dal Governo Daladier, ndr.). Lui diceva ‘in Francia ci sono le violette o i mughetti’, io gli dicevo ‘ma a Roma non ci sono, in Italia è difficile in marzo trovare tanti fiori così piccoli e che si imponessero all’attenzione. Prendiamo un fiore sgargiante, bello e poco costoso che si trova dappertutto‘. E allora tutti hanno deciso che era giusta la mia proposta”.

Poi Mattei risponde ancora ad un altra domanda, dove le viene chiesto se la mimosa fosse ancora un fiore attuale: “Adesso è un pochino guardato con disprezzo da molta gente sofisticata, ma vedo che in giro da tutte le parti si parla ancora di mimose, l’importante è che si parli e si faccia la storia delle donne da un altro punto di vista, da un punto di vista della liberazione delle donne, nel senso di equiparare i diritti degli uomini e delle donne”. (Il video è pubblicato da la Repubblica, Teresa Mattei viene intervistata da Antonio Iovane).

Le Nazioni Unite ed il ruolo della Donna per la pace nel mondo

La finalità delle Nazioni Unite era, tra le altre cose, il riconoscimento del ruolo della Donna nella creazione e rafforzamento della pace e della sicurezza internazionale, oltreché lo stabilire un termine alla discriminazione incrementando il supporto alla partecipazione delle donne – che fosse completa e paritaria – alla vita civile e allo sviluppo sociale, ma non solo (come apprenderemo in seguito nello specifico), all’interno dei documenti dell’ONU si parla anche di incoraggiare un’ampia partecipazione delle donne nella “distensione internazionale, frenare la corsa agli armamenti e adottare misure per il disarmo”. Troviamo inoltre il riconoscimento del contributo delle donne “alla lotta contro il colonialismo, il razzismo, la discriminazione razziale, l’aggressione e l’occupazione straniera e tutte le forme di dominazione straniera”.

L’ONU ha fatto dei passi ancora precedenti, quindi nell’anno 1975 ha proclamato l’Anno internazionale delle Donne, poi il Decennio delle Donne (1975-1985) ed ha convocato la Prima conferenza mondiale sulla condizione della donna a Città del Messico.

Cosa c’è scritto nei documenti delle Nazioni Unite

105a riunione plenaria del 16 dicembre 1977 – “Partecipazione delle donne al rafforzamento della pace e della sicurezza internazionale e alla lotta contro il colonialismo, il razzismo, la discriminazione razziale, l’aggressione e l’occupazione straniera e tutte le restanti forme di dominazione straniera”.

Nella Risoluzione 32/142 del 16 dicembre 1977 leggiamo (ecco il testo originale dell’ONU da noi tradotto): “L’Assemblea Generale, Ricordando le sue risoluzioni 3519, 3520, e 3521 del 15 dicembre 1975 e 31/136 del 16 dicembre 1976, Tenendo conto che garantire la pace ed il progresso sociale, l’instaurazione di un nuovo ordine economico internazionale e il pieno godimento dei diritti umani e le libertà fondamentali richiedono la partecipazione attiva delle donne, la loro uguaglianza ed il loro sviluppo. Apprezzando il contributo delle donne al rafforzamento della pace e della sicurezza internazionale e alla lotta contro il colonialismo, il razzismo, la discriminazione razziale, l’aggressione e l’occupazione straniera e tutte le forme di dominazione straniera.

Gli obiettivi delle Nazioni Unite nel Decennio per le Donne

Sottolineando la sua grave preoccupazione che in alcune regioni del mondo colonialismo, apartheid, discriminazione razziale e le aggressioni continuano ad esistere e i territori sono ancora occupati, il che rappresenta una violazione molto grave dei principi della Carta delle Nazioni Unite e dei diritti umani sia delle donne che degli uomini, e del diritto dei popoli all’autodeterminazione, Riaffermando gli obiettivi delle Nazioni Unite nel Decennio per le Donne, la Dichiarazione del Messico sull’Uguaglianza delle Donne e il loro contributo allo sviluppo e alla pace (1975) ed il Piano d’azione mondiale per l’attuazione degli obiettivi dell’Anno internazionale della donna,

Prende atto della relazione del Segretario generale sull’attuazione della delibera dell’Assemblea Generale 3519. Invita tutti gli Stati a continuare a fare il loro contributo alla creazione di condizioni favorevoli per l’eliminazione della discriminazione nei confronti delle donne e per la loro piena ed equa partecipazione al processo di sviluppo sociale e ad incoraggiare un’ampia partecipazione delle donne nello sforzo di rafforzare la pace internazionale, prolungare il processo di distensione internazionale, frenare la corsa agli armamenti e adottare misure per il disarmo. Coglie l’occasione dell’Anno Internazionale Anti-apartheid che si celebrerà nel 1978 per invitare tutti gli Stati a sostenere pienamente le donne esposte al colonialismo, razzismo e apartheid nella loro giusta lotta contro il regimi razzisti nell’Africa meridionale.

Nazioni Unite Decennio per le donne: uguaglianza, sviluppo e pace

Invita tutti gli Stati a proclamare, in base alle loro tradizioni e consuetudini storiche e nazionali, qualunque giorno dell’anno come Giornata delle Nazioni Unite per i Diritti delle Donne e la Pace Internazionale e di informarne il Segretario Generale. Richiede alla Commissione sullo status delle Donne di considerare, come contributo alla preparazione della Conferenza Mondiale del Decennio delle Nazioni Unite per le Donne, che si terrà nel 1980, l’elaborazione di un progetto di dichiarazione sulla partecipazione delle donne alla lotta per il rafforzamento della pace e della sicurezza internazionale e contro il colonialismo, il razzismo, discriminazione razziale, aggressione straniera, occupazione e tutte le restanti forme di dominazione straniera e di riferire in merito al Consiglio Economico e Sociale nella sua sessantaquattresima sessione.

Invita il Segretario generale a sottoporre all’Assemblea Generale nella sua trentaquattresima sessione un rapporto sullo stato di avanzamento dell’attuazione della risoluzione 3519. Decide di inserire nell’ordine del giorno provvisorio della sua trentaquattresima sessione, sotto il titolo “Nazioni Unite Decennio per le donne: uguaglianza, sviluppo e pace“, un sottopunto intitolato “Attuazione della delibera dell’Assemblea Generale 3519: relazione del Segretario Generale”. (ONU Risoluzione 32/142).

Festa della Donna o Giornata della Donna?

Sarebbe impreciso chiamarla comunemente Festa della Donna (o Festa delle Donne). seppur questa forma sia entrata nel linguaggio della cultura popolare, è invece opportuna, adatta e decisamente corretta quest’altra definizione: Giornata internazionale della Donna, ma anche Giornata della Donna o Giorno della Donna. Se leggiamo in lingua anglosassone “Woman’s Day”, in russo “Международного женского дня”, in tedesco “Frauen Tag”, in nessuna di queste lingue si presenta il termine “Festa”

Bisognerebbe aprire un dibattito pubblico sulla definizione “Festa della Donna”, perché se si tratta di un linguaggio che diventa comune, non si addice affatto al peso notevole che ha avuto questo evento nella storia dei popoli e delle donne. Definire l’evento storico della nascita del Woman’s Day come una “Festa” non fa altro che sminuirne la rilevanza e la sua importanza, non solo, apre la strada a tutte quelle operazioni di marketing, pubblicità ed iniziative di carattere commerciale, che troppe volte sono prive di contenuti legati alla riflessione, all’analisi e alla consapevolezza. Se proprio quindi si deve usare “Festa della Donna” su manifesti, locandine, etc., per svariate esigenze, è doveroso riportare – e non certamente come accessorio – Giornata internazionale della Donna.

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