Intorno ai tre anni, i bambini scoprono il desiderio di fare domande. Chi è curioso vuole imparare, sperimentare, sapere e se a soddisfare la curiosità ci sono insegnanti capaci di aprire i bambini al mondo, non può che nascere un dialogo importante per il loro sviluppo. E’ quello che è accaduto a Sant’Antonio Abate lo scorso giovedì 7 marzo, quando circa 22 bambini dell’I.C. “Mosè Mascolo-De Curtis” hanno richiesto un’intervista al sindaco Ilaria Abagnale, da inserire nell’ambito del progetto “Il giornalismo 4.0”, dalla durata di 30 ore, promosso dal programma triennale “Scuola Viva” finanziato mediante risorse del Fondo Sociale Europeo, con cui la Regione Campania realizza interventi volti a potenziare l’offerta formativa del sistema scolastico regionale.
Stimolare la curiosità per creare adulti consapevoli
Alle ore 9:00 della mattina dello scorso giovedì, il sindaco Abagnale, ha aperto le porte del suo ufficio ad un gruppo di piccoli aspiranti giornalisti, autori degli articoli pubblicati sul giornalino della scuola e che narrano degli avvenimenti in paese. Questa volta, è toccato al Primo Cittadino abatese rispondere alla curiosità dei bambini, soddisfatta con risposte e informazioni comprensibili, veritiere e adeguate alla loro età. “Sono convinta – afferma il sindaco – che il dialogo con i bambini sia estremamente importante. Preservare l’immaginazione e l’interesse che hanno per il mondo significa stimolare la loro voglia di imparare, sperimentare e trovare risposte alla loro curiosità. Per creare adulti consapevoli, il primo passo è fargli comprendere il significato di tutto ciò che li circonda”.
Ventiquattro domande sul presente e futuro del paese

Il sindaco considerato un’ispirazione per i giovani
Molte cose che a malapena notiamo o delle quali non ci chiediamo il perché, appaiono di nuovo emozionanti e interessanti se viste con gli occhi di un bambino o di una bambina. Come quando al sindaco è stata posta la domanda: “come ci si sente ad essere fonte di ispirazione per ragazzi e ragazze?” e alla quale è seguita la risposta, commossa, dell’Abagnale: “Credo di non aver mai risposto prima ad una domanda del genere. E’ stata la prima volta in cui mi sia proiettata nel pensiero di poter essere un’ispirazione per i bambini. Sento che sia un messaggio bellissimo, perché ai miei tempi non sapevo nemmeno chi fosse il sindaco del mio paese. Questo vuol dire che il lavoro che stiamo cercando di portare avanti per fare in modo di accorciare le distanze tra chi è l’Amministratore, chi è il sindaco, chi è l’assessore verso i bambini e la comunità, seppur richieda tempo e attenzione, in qualche modo sta funzionando.”
A fine intervista, chiesto anche un “autografo” personalizzato

Il messaggio lasciato in custodia ai giovani
Prima di passare ai saluti, i piccoli studenti hanno rivolto al sindaco un’ultima domanda: “Quale consiglio darebbe ai ragazzi di oggi?”. La risposta, ha ripercorso brevemente tutte quelle fino ad allora rilasciate, per arrivare dritta al cuore dei suoi ascoltatori: “la mia aspirazione, da piccola, non era già quella di fare il sindaco, ma di fare l’avvocato o la giornalista, perché avevo a cuore il desiderio di difendere le persone, di raccontare la verità. Avevo ed ho ancora un forte senso di giustizia, proprio come lo rivedo oggi in voi”. “Volevo creare un meccanismo di cambiamento – continua – e fortunatamente oggi ho una squadra che lavora con me e con cui mi impegno con tenacia per il raggiungimento di questo fine. Il mio augurio, è quello che riusciate sempre a perseguire quelli che sono i vostri sogni, senza condizionamenti esterni, e trovare felicità in quello che farete. Alle donne, dico di non aver paura di desiderare una famiglia e al contempo di fare carriera. Costa certamente sacrificio, ma un sacrificio che viene condiviso con la famiglia. Ogni scelta che si fa, la si fa insieme, quindi è importante avere accanto la persona giusta”. Anche sul titolo di studi acquisito, il sindaco non scoraggia gli studenti: “Laddove troviate di fronte a voi una difficoltà che non corrisponde alle conoscenze apprese nel conseguimento del diploma o della laurea, dovete sempre metterti in gioco. Studiate di giorno e di notte, siate curiosi. E’ quello il gioco della vita”.
Quando la scuola funziona, si vede
Favorire lo sviluppo delle capacità di analisi e di interpretazione dei fatti, fornire agli studenti chiavi di lettura delle diverse realtà, sono processi che fanno parte di una scuola che funziona, che permette agli studenti, sin da piccoli, di avere chiaro avanti a sé il proprio futuro professionale. Pierre Bovet, pedagogo, la chiamava “scuola attiva” e fortunatamente oggi siamo riusciti a reagire alla scuola tradizionale, passiva, favorendone una in cui ci si concentra sulla loro indipendenza.
In conclusione, sì. I bambini hanno una visione da condividere che abbiamo il dovere di ascoltare e di valutare, perché è a loro che lasciamo il mondo che costruiamo oggi. L’augurio è che possano diventare sempre più protagonisti delle decisioni prese in sede istituzionale, come a casa. Incrociamo le dita.
Sofia Comentale