Castellammare, visite speciali nei depositi del Museo di Stabia

"Entrare nel deposito è come guardare dietro le quinte di un meccanismo complesso, nel cuore di un grande museo archeologico"

Castellammare, al via la rassegna di visite speciali nei depositi del Museo archeologico di Stabia

Al via dal 18 aprile il programma di viste speciali ai depositi del Museo archeologico di Stabia, inaugurato di recente nel suo rinnovato allestimento a Castellammare. Ideati e progettati non solo come luoghi deputati alla conservazione di un patrimonio archeologico, sconosciuto ai non addetti ai lavori, ma anche come spazi dedicati alla conoscenza e alla condivisione, i depositi saranno aperti al pubblico nell’ottica di una fruizione partecipata.

Castellammare, al via la rassegna di visite speciali nei depositi del Museo archeologico di Stabia

I visitatori saranno calati fisicamente nei sotterranei dove sono ubicati questi spazi generalmente riservati ad archeologi, restauratori, conservatori, operai e studiosi. Nei depositi sono assenti apparati didascalici, pannelli ed ogni altro supporto utile a comunicare. Il visitatore potrà dunque comprendere la funzione di cartellini con numeri di inventario, codici identificativi per rintracciare i materiali, troverà pareti allestite per individuare classi, tipologie per determinate categorie di materiali, touch screen per consultare il catalogo delle schede dei reperti. In tal modo il deposito è trasformato in un luogo di sperimentazione e in laboratorio in cui si costruiscono contenuti e si elaborano dati.

La rassegna di visite speciali è organizzata e curata da Maria Rispoli, direttrice del Museo con l’intento di rivolgersi a un pubblico eterogeneo per offrire esperienze diversificate. Le visite sono prenotabili su www.ticketone.it (https://www.ticketone.it/event/stabiae-museo-archeologico-libero-dorsi-reggia-di-quisisana-18396818/) in due turni di visita per un massimo di 30 persone per gruppo (ore 15.00 e ore 16.00) e saranno guidate dai funzionari archeologi e restauratori, ma anche da studiosi e da professionisti che collaborano alle attività nei depositi. Il costo di 8€ include l’accesso al Museo.

“Come guardare dietro le quinte di un meccanismo complesso”

Il progetto rappresenta un modello sperimentale di fruizione nei depositi.La sfida del nuovo allestimento è consistita soprattutto nel rendere visibile un patrimonio, solitamente nascosto, senza essere necessariamente filtrato e caricato di informazioni. La conoscenza che deriva dalla visita di un deposito non è tanto legata alla scoperta dei singoli manufatti, ma all’arricchimento cognitivo che scaturisce dal fare un’esperienza.

“Entrare nel deposito è come guardare dietro le quinte di un meccanismo complesso, nel cuore di un grande museo archeologico, come lo è quello stabiese, dove vengono conservati i capolavori, si portano avanti restauri, studi e analisi su un patrimonio inestimabile. – dichiara il Direttore del Parco archeologico Gabriel Zuchtriegel – Questo ci aiuta a capire meglio anche quanto vediamo nelle sale espositive dei musei e di apprezzare il lavoro che si svolge quotidianamente dietro le quinte.

Scopriamo così che l’archeologia non è solo un bel vaso o uno splendido affresco in una vetrina, ma un processo, una filiera che porta dallo scavo al restauro e allo studio per poi essere raccontato in pubblicazioni, mostre e musei. Ogni oggetto ha una sua biografia, e il deposito è il luogo della cura e della memoria del patrimonio collettivo”.

Programma delle visite

18 aprile: Nei depositi un patrimonio inestimabile!

24 aprile: Guardare oltre il visibile

2 maggio: Il restauro e l’arte della conservazione

8 maggio: Dividere, ricomporre, ricostruire

16 maggio: Nei depositi un patrimonio inestimabile!

22 maggio: Il restauro e l’arte della conservazione

29 maggio: Guardare oltre il visibile

5 giugno: Il restauro e l’arte della conservazione

12 giugno: Dividere, ricomporre, ricostruire

19 giugno: Il restauro e l’arte della conservazione

26 giugno: Il restauro e l’arte della conservazione

3 luglio: Il restauro e l’arte della conservazione

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