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I sentieri si apprestano a diventare terra di coltivazione di marijuana

I sentieri stabiesi del Faito e dei Lattari si apprestano a diventare terra di coltivazione di marijuana. Con l’arrivo della primavera, secondo gli inquirenti sarebbe partita anche la semina di cannabis. Per questo motivo sono già pronti controlli accurati che partiranno dalle zone alte di Castellammare, fino a toccare i sentieri di Gragnano, Casola di Napoli e Lettere. Si tratta del cosiddetto “quadrilatero della cannabis”, un affare gestito dai clan alleati D’Alessandro e Di Martino.

I sentieri stabiesi di Castellammare, del Monte Faito e dei Lattari si apprestano a diventare terra di coltivazione di marijuana

Secondo gli inquirenti, la camorra impiegherebbe insospettabili contadini come guardiani delle coltivazioni che “fioriscono” proprio in queste settimane. Alcune indagini hanno fatto emergere che la criminalità organizzata avrebbe puntato su contadini insospettabili per portare avanti un business milionario. Persone esperte della materia, che conoscono palmo a palmo i sentieri e i segreti del terreni su cui viene piantata la marijuana. Dopo il periodo di semina, comincerà solo a giugno la raccolta di “erba”, sotto la regia dei clan D’Alessandro (egemone a Castellammare, con quartier generale al rione Scanzano) e Di Martino di Gragnano, che invaderà poi i mercati illeciti di droga.

Un business che va anche oltre i confini regionali, considerati i rapporti allacciati dalla camorra locale anche con la ‘ndrangheta calabrese e la Sacra Corona Unita in Puglia. Nella maggior parte dei casi, le piantagioni si trovano in aree boschive inaccessibili, dove spesso si incappa in strapiombi, buche profonde, vegetazione fitta e spinosa. Intanto l’attività di controllo non si ferma, con l’obiettivo di individuare e sequestrate le piante di marijuana prodotte sul posto.

Il matrimonio tra i rampolli di due affiliati di spicco alle rispettive cosche

Si tratta di un business molto fiorente per le due principali organizzazioni criminali del territorio, tra le quali vige un accordo siglato grazie ad un matrimonio tra rampolli di due affiliati di spicco alle rispettive cosche. Alla luce di ciò, le forze dell’ordine hanno già individuato tre punti dei sentieri stabiesi sui quali si concentrano i controlli. Il primo riguarderebbe il monte Faito, con particolare riferimento al versante stabiese e di Vico Equense. Ma le attenzioni sono proiettate anche sui monti Lattari, con le zone collinari di Gragnano (nelle frazioni Aurano e Caprile) e via via arrivando fino a Casola di Napoli e Lettere.

È questa la zona denominata negli anni “Giamaica italiana”. Proprio qui, infatti, tra boschi incontaminati e selvaggi, i clan di camorra da anni coltivano il loro “oro verde”, la canapa indiana. A svelare il patto tra le due cosche stabiesi è stato anche Pasquale Rapicano, ex killer del clan di Scanzano ed oggi collaboratore di giustizia. “Dopo l’accordo con il clan Di Martino – si legge nei verbali dell’Antimafia resi dallo stesso pentito – i D’Alessandro hanno smesso di comprare la marijuana a Lettere, anche se quella droga era paesana e veniva da coltivazioni in zona”.

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