Scioglimento Torre Annunziata: non fu camorra, solo malcostume. Archiviate le accuse ad Ascione

Non sono emersi elementi oggettivi e soggettivi necessari per la configurazione del reato di corruzione, ma chiaro un clima diffuso di soggezione nei confronti di Salvatore Onda

Nessun condizionamento della camorra nell’operato dell’ex sindaco di Torre Annunziata, Vincenzo Ascione, e di altri amministratori e dirigenti dell’ente. Il gip del tribunale di Napoli, chiamato a valutare il caso legato allo scioglimento per presunte infiltrazioni camorristiche nel 2022, ha infatti disposto l’archiviazione per l’allora primo cittadino, per il suo vice Luigi Ammendola, per il responsabile dell’ufficio tecnico Nunzio Ariano, per l’ex presidente del consiglio comunale Rocco Manzo e il consigliere Luisa Refuto e ancora per l’ex assessore Gioacchino Langella.

A chiedere l’archiviazione è stata la stessolo di sa Direzione distrettuale antimafia. Per gli inquirenti si sarebbe trattato “episodi di malcostume nella gestione amministrativa del Comune di Torre Annunziata”.

Nelle motivazioni si legge che “per le ipotesi di corruzione non sono emersi gli elementi oggettivi e soggettivi necessari per la configurazione del reato, essendo solo palese un clima diffuso di soggezione nei confronti di Salvatore Onda, nipote del killer ergastolano del clan Gionta Umberto Onda, che interveniva solo arbitrariamente nelle scelte del comune”.

Solo Nunzio Ariano e Luigi Ammendola sono stati arrestati dalla Procura della Repubblica presso il tribunale di Torre Annunziata, che ha proceduto nei loro confronti per l’ipotesi di corruzione non aggravata dall’articolo 416 bis. Anche per le altre ipotesi di reato, gli elementi acquisiti sono risultati insufficienti.

Sotto indagine, per l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, allo stato attuale, sono rimasti in tre: l’ex consigliere e presidente del consiglio comunale Giuseppe Raiola, l’ex consigliera comunale Maria Oriunto e, appunto, Salvatore Onda.

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