In dieci giorni costretto alle dimissioni il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Non sono bastate le spiegazioni, le lacrime e l’appoggio di Giorgia Meloni
Una tempesta, soprattutto mediatica, si è abbattuta sul ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, ex ministro, per la precisione, oggi sostituito da Alessandro Giuli, che ha firmato al Quirinale solo qualche ora dopo le dimissioni del suo predecessore. Il caso Sangiuliano-Boccia ha sicuramente creato non poco imbarazzo alla premier Giorgia Meloni, che ha tenuto botta a modo suo, e in qualche modo ha complicato la l’organizzazione del G7 Cultura con la tappa di Pompei, oggi a rischio cancellazione.
Il caso esplode il 26 agosto, quando Maria Rosaria Boccia, imprenditrice di Pompei, pubblica un post su Instagram ringraziando il ministro per la nomina a Consigliere del ministro per i Grandi Eventi. La reazione del Collegio Romano non si fa attendere: una smentita ufficiosa viene rapidamente diffusa.
Le foto e le dichiarazioni di Boccia
Per difendersi, Boccia inizia a pubblicare foto sui social per dimostrare il suo stretto legame con il ministero. Alle sue immagini si aggiungono quelle pubblicate dal sito Dagospia e dai media di tutta Italia. La Boccia non arretra e dichiara: “La mia nomina era stata fatta, mi è stato chiesto di strapparla“. Questa affermazione accende ulteriormente la polemica. I partiti di opposizione, con il Pd in prima linea, chiedono chiarimenti sulla gestione degli incarichi fiduciari del ministro e mettono in dubbio la trasparenza dell’intero processo.
La replica della premier Meloni
Il 2 settembre, dopo aver chiesto chiarimenti al ministro Sangiuliano, la premier Meloni va in televisione su Rete 4, ospite di Paolo Del Debbio. Sangiuliano, spiega, “mi garantisce che non ha avuto accesso ad alcun documento riservato, particolarmente sul G7 e che non un euro dei soldi pubblici degli italiani è stato speso per questa persona” sottolinea la premier.
Ma la replica di Boccia non si fa attendere: “Questa persona ha un nome, un cognome e un titolo“, scrive sui social.
Le rivelazioni di Sangiuliano
Il giorno seguente, Sangiuliano scrive una lettera pubblica alla Stampa, spiegando di aver considerato la nomina di Boccia come consulente a titolo gratuito. Nel frattempo, il botta e risposta tra Boccia e il ministero continua sui social e in diretta TV. Nel pomeriggio del 3 settembre, Sangiuliano ha un colloquio di un’ora e mezza con Meloni a Palazzo Chigi, alla fine del quale dichiara che non si dimetterà.
Nuove prove pubblicate da Boccia
Nella notte tra il 3 e il 4 settembre, Boccia pubblica nuove storie sui social, inclusi il testo di una mail ricevuta il 10 luglio dal capo di gabinetto della Cultura, che conferma la sua nomina a “Consigliere del ministro per i grandi eventi”. Pubblica anche l’audio di una telefonata con un funzionario e una mail datata 15 luglio con l’oggetto “voli Sangiuliano/Boccia”, contenente carte di imbarco come allegati. Boccia avrebbe anche girato video all’interno degli uffici di Montecitorio con una telecamera nascosta negli occhiali. “Nulla di illegale”, replica su Instagram.
Sangiuliano e le lacrime al Tg1
Il 4 settembre, il ministro Sangiuliano viene intervistato dal direttore del Tg1 e racconta la sua versione dei fatti: ammette una relazione con l’imprenditrice pompeiana ma mostra i pagamenti effettuati con la sua carta di credito personale. Aggiunge: “Sono pronto a dimettermi, ma Meloni mi ha detto di andare avanti e chiarire“.
Boccia replica nuovamente, accusando indirettamente anche la premier: “Ma chi ha davvero fatto gossip: io, lui, o “l’altra persona”, sfruttando un momento strategico per il Paese?”.
Accuse di ricatto e sessismo
Il 6 settembre, in un’intervista esclusiva pubblicata sulla Stampa e anticipata in una pillola video, Boccia accusa Sangiuliano di essere “sotto ricatto” e Meloni di “comportamenti sessisti” nei suoi confronti. Racconta dei viaggi con il ministro, non sempre legati alla sua attività ufficiale, di chi sono a suo avviso i “veri ricattatori” di Sangiuliano (“chiedete a lui, posso dire che ci sono direttori di settimanali”). E spiega perché, dalla fine di luglio in poi, ha deciso di registrare tutto dei rapporti con il ministro della Cultura: “Perché mi ha detto una frase che mi ha colpito molto: “Io sono il ministro, io sono un uomo, io rappresento l’istituzione e in futuro nessuno crederà a tutto quello che tu dirai”.
“Nessun reato, ho sempre solo detto la verità”
Quanto alle spese per i viaggi, “io ho sempre saputo che le trasferte venivano pagate dal ministero“. Alla domanda se abbia altre registrazioni, audio, video, replica: “Io ho semplicemente documenti per certificare la verità di una donna che diversamente non sarebbe stata creduta”. Coinvolgono altri politici, ministri, la premier Meloni? “Io ero a stretto contatto con il ministro. Quindi ho ascoltato telefonate e ho letto messaggi”. Non teme di aver commesso reati? “Assolutamente no. Forse il reato lo commette chi dice bugie. Io – sottolinea – ho sempre e solo detto la verità”.
Ma perché sembra sempre più una telenovela e, per lo più, anche sceneggiata male?
Oggi pomeriggio, infine, con le dimissioni di Gennaro Sangiuliano, irrevocabili, si chiude l’esperienza nella squadra di governo per l’ex direttore del Tg2, ma certamente non si chiuderà questa telenovela di fine estate che sicuramente avrà ancora degli strascichi, anche stando a quanto già dichiarato dall’ex ministro che intende procedere legalmente contro Maria Rosaria Boccia. Ma soprattutto si chiude questa prima fase di uno dei più ridicoli scandaletti di questa nostra “Povera Italia”.
La politica cade sempre più in basso. Qualsiasi occasione è buona per attaccare l’avversario, anzi, il “nemico” di turno.
Si spara a zero sul “ministro e la dottoressa”, che, detta così, sembra un film scollacciato anni ’80, e si dà il via all’arma di “distrazione di massa”. Una specie di “facite ammuina” per far sembrare che si stia lavorando tanto, che si attacca il governo e che si fa “politica”, mentre invece, forse si fa solo “ammuina”. E l’Italia, noi tutti, certamente ne avremmo volentieri fatto a meno, della storiella, della “politichella” e dell’ammuina improduttiva.
Gennaro Cirillo