Il 19 settembre Giancarlo Siani avrebbe compiuto 65 anni, se non fosse stato barbaramente assassinato il 23 settembre del 1985 per aver pubblicato un articolo troppo scomodo per il sistema camorristico.
Una – breve – esistenza spesa al servizio della verità
Quello di Giancarlo Siani è e sarà sempre un nome destinato a smuovere le coscienze. In particolare, quelle dei giornalisti: quelli già affermati e coloro che invece sognano di fare dell’informazione la propria professione.
Nato a Napoli il 19 settembre 1959, Siani è ricordato come un giornalista che ha pagato con la vita il suo impegno nella lotta contro la camorra. La sua tragica morte, avvenuta il 23 settembre 1985, ha lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva del paese.
Giancarlo iniziò la sua carriera giornalistica collaborando con vari periodici locali, ma fu il suo lavoro come corrispondente per il quotidiano “Il Mattino” da Torre Annunziata che lo portò a scontrarsi con la criminalità organizzata. In particolare, i suoi articoli rivelavano le dinamiche interne dei clan mafiosi, mettendone in luce alleanze e tradimenti con il solo scopo di informare.
L’articolo che segnò il suo destino fu pubblicato il 10 giugno del 1985. In esso, Siani rivelava che l’arresto del boss Valentino Gionta era stato possibile grazie a una soffiata del clan Nuvoletta, alleato dei Corleonesi, in cambio di una tregua con i rivali Bardellino. Questa rivelazione suscitò l’ira dei Nuvoletta, che lo “condannarono a morte”.
La brutale esecuzione di un “giornalista giornalista” che oggi avrebbe 65 anni
Il 23 settembre 1985, il ventiseienne Siani fu assassinato sotto casa sua, mentre si trovava a bordo della sua Citroen Mehari verde, oggi simbolo di legalità e impegno antimafia. L’omicidio fu un’esecuzione in piena regola.
Le indagini e i processi che seguirono furono lunghi e complessi. Ci vollero dodici anni e le testimonianze di tre pentiti di camorra per assicurare alla giustizia i suoi assassini. Nel 1997, la Corte d’Assise di Napoli condannò all’ergastolo i mandanti e gli esecutori materiali dell’omicidio.
Tanti gli appuntamenti per ricordare il giovane cronista con la Mehari verde
La figura di Giancarlo Siani è diventata un simbolo di professionalità, coraggio e integrità nel giornalismo. La sua storia ha ispirato libri, film e documentari e la sua pur breve esistenza continua a far rumore. Ogni anno, si celebra il suo nome con eventi e iniziative che ne ricordano l’importanza e il sacrificio.
In questi giorni, la sua famosa Mehari verde è giunta a San Giorgio a Cremano, dove il prossimo 23 settembre, alle 11:30, presso Villa Bruno, si terrà l’inaugurazione della Sala della Mehari di Giancarlo Siani – Sala della Memoria. All’evento parteciperanno rappresentanti delle istituzioni, forze dell’ordine, magistrati e giornalisti.
Domenica 22 settembre, invece, la rotonda Diaz sul lungomare di Napoli ospiterà un torneo di beach volley chiamato “Torneo della Legalità nel nome di Giancarlo Siani e di tutte le vittime innocenti”, organizzato dal presidio Libera di Chiaia e sostenuto dalla Fondazione Pol.i.s. della Regione Campania.
Giancarlo non è più, eppure continua a dirci come il giornalismo dovrebbe essere praticato. Il suo ricordo va oltre la potenza distruttiva della morte ed è tutt’oggi vivido nella mente di tutti. La sua vita e il suo lavoro continueranno a ispirare nuove generazioni di giornalisti e cittadini, perché la sete di verità non può essere arrestata neanche dalla violenza più brutale.
Anna Rega