“La mia storia è quella dei Quartieri”, racconta il mito Bostik. “Diego ha compiuto a Napoli l’ultimo miracolo”.
A 71 anni, Antonio Esposito, conosciuto nei vicoli partenopei come “Bostik”, è diventato d’improvviso un’icona che rappresenta in Italia il volto buono dei Quartieri Spagnoli, ma anche di tutta la città azzurra. Una storia che inizia più di trent’anni fa, quando Antonio si dedicava a tenere pulita una vecchia discarica, e che oggi lo vede protagonista di un’incredibile rinascita, diventando testimonial della Nike e custode del Largo Maradona, uno dei luoghi più iconici della penisola.
La parabola di Antonio è quella di un uomo che ha saputo trasformare un luogo degradato in uno dei più famosi luoghi turistici della campania: “La mia storia è quella dei Quartieri”, racconta Bostik al quotidiano Il Mattino. “Dopo anni di difficoltà, siamo rinati grazie a Maradona e al nostro impegno. Non ci siamo mai arresi, e alla fine Diego ha compiuto l’ultimo miracolo”.
L’evoluzione di Largo Maradona: da discarica a tempio dei tifosi
Sapete, nel 1985, il luogo che oggi è conosciuto come Largo Maradona non era altro che una discarica. Un luogo dimenticato, trascurato, dove persino le auto trovavano parcheggio in mezzo al degrado. Furono proprio la passione del signor Antonio per il calcio e l’ammirazione per Diego Maradona che lo spinsero a prendersi cura di quel pezzo di quartiere. Così, nacque il primo murale dedicato a Maradona nel 1990 che fece crescere quella piazza, tra le odi e le grida dei napoletani devoti al Pibe de Oro.
“La svolta è arrivata quando Diego è morto, nel 2020”, racconta Antonio. “Da quel momento, non c’è stata più una sola macchina che sia entrata in quello slargo. Fu impressionante. Era ormai diventato un vero e proprio santuario.” Il nuovo murale, ridisegnato dall’artista Bosoletti, attira ogni giorno migliaia di visitatori, tra turisti, tifosi e personaggi famosi. “Qui sono venuti tutti i più grandi, da Mourinho a Galliani, passando per Conte e il presidente del Barcellona Laporta”, ricorda Antonio con orgoglio. Nei suoi occhi, passano la storia del calcio ed emozioni per le quali, ancora oggi, non riesce a trovare parole.
Come si diventa icona dei Quartieri e testimonial Nike? “Con la passione”
Antonio è stato anche un ex capo ultrà delle Teste Matte ai tempi del San Paolo di Maradona. Sa cosa significa vivere in una comunità che è rinata anche rincorrendo un pallone, con il sogno di diventare, un giorno, come il grande Diego. Oggi, Bostik è il custode del Largo Maradona e gestisce la Bodega de Dios, un piccolo tempio in cui sono custodite anche le famose scarpe Nike dedicate alla città di Napoli. In un modo o nell’altro (a quanto pare, meglio il secondo), è riuscito ad onorare il calciatore argentino.
“La Nike mi ha cercato un mese prima che uscissero le scarpe”, racconta Antonio. “Mi hanno voluto come testimonial perché rappresento il murale di Maradona e quello che questo posto significa per Napoli”. Si mostra emozionato. Dopotutto, è un riconoscimento inaspettato per un uomo che per anni ha evitato la ribalta, ma che oggi, grazie alla cura dei luoghi e al suo sorriso sempre sul volto, è diventato lui stesso una vera e propria icona.
Antonio oggi ha ben due tesori da custodire: il murale e le scarpe azzurre
Non sembra vero che la Nike abbia scelto di dedicare a Napoli un’edizione speciale delle sue scarpe, sono poche le città internazionali che hanno goduto del privilegio. Eppure, questo modello tutto azzurro è diventato un simbolo della città, quasi al pari di San Gennaro e della pizza. Antonio ne ha ricevuto un paio prima ancora che fossero messe in commercio, ma ha dovuto togliersele perché tutti gliele chiedevano. “Ora sono custodite nella cappella sotto al murale, insieme alla storica sentenza di assoluzione di Maradona dall’evasione fiscale”, spiega Bostik.
“Diego mi ha fatto capire l’importanza di costruire qualcosa per la comunità”
Come raccontato, dopo una giovinezza turbolenta come capo degli ultrà, Antonio ha trovato la sua rinascita con l’arrivo di Maradona negli anni ’80. “Diego ha cambiato tutto, mi ha riportato a Napoli dal Nord e mi ha fatto capire l’importanza di costruire qualcosa per la comunità”, spiega. La seconda rinascita, quella collettiva, è arrivata nell’era De Laurentiis, quando Bostik ha iniziato ad adornare l’area intorno al murale e alla finestrella. Oggi, Largo Maradona è una delle mete turistiche più frequentate di Napoli, con oltre 30.000 visitatori settimanali. Le pizzerie e i locali della zona sono pieni, e molti giovani hanno trovato lavoro grazie all’afflusso costante di turisti.
Largo Maradona diventerà un grande centro culturale
Antonio non si ferma mai. A 71 anni fa ancora grandi progetti. Dopotutto, gli aspetta ancora un lungo e augurato futuro. Il suo prossimo obiettivo? Trasformare Largo Maradona in un vero e proprio centro culturale. “Ho appuntamento col Comune per discutere della ZTL, ormai è fondamentale avere più spazio per i visitatori”, spiega. Inoltre, Antonio sta lavorando all’apertura di un bagno pubblico per i turisti e alla restaurazione del murale, per cui ha investito risorse personali. Ma il suo sogno più grande, resta quello di vedere riconosciuto il valore storico e culturale del murale di Maradona, affinché venga tutelato come un bene culturale. “Questo posto è più di una semplice attrazione turistica, è un tempio, un luogo sacro per tutti noi che abbiamo vissuto l’era di Diego”, conclude.
C’è una frase molto bella detta da Antonio “Prima c’era solo buio, ora c’è luce”. Nel suo quartiere, dove c’era microcriminalità, oggi ci sono ragazzi che lavorano onestamente. Tutto questo, grazie a Diego? Vogliamo pensare che sia così, e sognare uno sport ancora capace di dare nuova vita a un’intera comunità. Bella storia, cara Napoli.
Sofia Comentale