Una vasta rete di imprese fittizie, create unicamente per sottrarre denaro pubblico, è stata scoperta dalla Guardia di Finanza di Napoli.
L’indagine ha portato alla richiesta di chiusura di 229 Partite Iva che, secondo le autorità, erano prive di una reale attività economica. Servivano esclusivamente a commettere frodi fiscali, danneggiando gravemente il bilancio dello Stato. La segnalazione è stata inoltrata all’Agenzia delle Entrate. Quest’ultima ha il compito di intervenire per bloccare queste attività.
L’operazione si inserisce in un’indagine più ampia coordinata dalla Procura di Napoli Nord, che già il 19 giugno scorso aveva portato a un importante sequestro di beni. In quell’occasione, erano stati bloccati oltre 117 milioni di euro di crediti fiscali ottenuti illegalmente, coinvolgendo circa 800 società e imprese individuali.
Tra queste, le 229 imprese identificate come “cartolari”, ovvero create solo su carta senza effettiva operatività, hanno attirato l’attenzione delle autorità. Queste attività risultano inadempienti agli obblighi fiscali, non presentano fatture attive o passive e sono quindi prive di qualunque consistenza economica.
Partite Iva, indagine sui crediti
Il fulcro della frode si basava sull’uso improprio di incentivi statali, in particolare dei crediti legati al SuperAce (Aiuto alla Crescita Economica), un meccanismo fiscale pensato per incentivare gli investimenti e la patrimonializzazione delle imprese. Molti dei titolari delle Partite Iva sotto indagine hanno sfruttato tali crediti in maniera fraudolenta, simulando attività inesistenti per ottenere vantaggi fiscali illegittimi.
La Guardia di Finanza, dopo aver scoperto la rete di frode, ha chiesto all’Agenzia delle Entrate di procedere con la chiusura d’ufficio delle 229 Partite Iva coinvolte. Tale azione si basa sulle recenti modifiche normative introdotte dalla legge n. 197/2022, che ha aggiornato l’articolo 35 del D.P.R. 633/1972. Queste norme prevedono misure più severe per contrastare l’uso illecito delle Partite Iva e delle imprese fittizie, facilitando la loro chiusura quando risulti evidente la mancanza di un’attività economica effettiva.