Possibile che l’esplosione sia stata innescata dal surriscaldamento del telefono cellulare.
E’ intestato a una tredicenne l‘immobile andato in frantumi ieri, nel quale era stata allestita una fabbrica di fuochi di artificio illegale: il reale proprietario è il padre della ragazzina, un napoletano di 38 anni, Pasquale Punzo, già denunciato. Difeso dal penalista Nico Scarpone, ai carabinieri non ha rilasciato alcuna dichiarazione.
Denunciato per omicidio colposo plurimo aggravato, disastro colposo e per detenzione illecita materiale esplodente
Per la tragedia costata la vita un giovane albanese di 18 anni, Samuel, già padre nonostante la giovane età, e a due gemelle di 26 anni, Sara e Aurora, l’uomo è stato denunciato per omicidio colposo plurimo aggravato, disastro colposo e per detenzione illecita materiale esplodente. E non si esclude che, in occasione del conferimento dell’incarico per le autopsie possa essere iscritto nel registro degli indagati per gli stessi reati.
Il Comune di Ercolano aveva fatto dei sopralluoghi, ma i Vigili Urbani non erano riusciti ad entrare nello stabile
A seguito delle verifiche effettuate, si scopre che quell’immobile di Contrada Patacca era registrato come abitazione e non come insediamento industriale; non era stata presentata alcuna dichiarazione di inizio lavori, anche se il Comune di Ercolano aveva mandato i vigili a fare un’ispezione, dopo aver rilevato una sorta di sbancamento anomalo. Lo scorso gennaio, i vigili urbani provarono a fare un’ispezione all’interno di quell’insediamento, ma fu tutto inutile. Nessuno aprì la porta, “tanto che fummo costretti a chiedere alla Procura di Napoli un decreto di ispezione che non è mai arrivato”, ha dichiarato il sindaco Buonajuto. Ma in queste ore, gli inquirenti hanno ricostruito lo scenario in cui è maturata l’esplosione, con la morte di tre giovani lavoratori.
Un lavoro ad alto rischio, una volta affidato a mani esperti, non come ad Ercolano
In “fabbriche” come questa di Ercolano trovano lavoro, spesso per poche settimane e sistematicamente in nero, numerose persone. Un lavoro ad alto rischio, con fabbriche più o meno grandi il cui scopo è rifornire i rivenditori in vista della festività di Capodanno.
Un lavoro, come detto, un tempo svolto esclusivamente dai cosiddetti “maestri fuochisti”, artisti nel realizzare sequenze e colori con esplosioni spettacolari che seguivano la passione, da sempre pericolosa, dei partenopei per i fuochi d’artificio. Negli ultimi anni, però, si sono susseguite numerose tragedie, spesso provocate da carenze sotto ogni punto di vista.
Si producevano i “Kobra” per il prossimo Capodanno
Secondo quanto si è appreso nella fabbrica abusiva si stavano producendo i cosiddetti “Kobra”, veri e propri candelotti particolarmente potenti.
Il fascicolo d’indagine, intanto, è stato affidato alla sezione “lavoro e colpe professionali” della Procura di Napoli (pm Stella Castaldo, procuratore aggiunto Simona Di Monte).
I tre giovani morti per un lavoro che lavoro non era: per 20 euro al giorno rischiando la vita ogni minuto
Venti o venticinque euro al giorno. Tanto era la paga promessa a quei tre ragazzi impegnati nella fabbrica abusiva di fuochi di artificio. Almeno otto ore di lavoro, per una manciata di spiccioli: a maneggiare esplosivo micidiale, senza alcuna tutela, senza alcuna protezione. una deflagrazione terrificante: il corpo del ragazzo è stato sbalzato per una decina di metri, mentre le fiamme hanno divorato il suo corpo e quello delle due gemelle.
Un dramma annunciato, alla luce di quanto sta emergendo nel corso delle indagini dei carabinieri per conto della Procura di Napoli.
SI indaga ad Ercolano: Samuel, Aurora e Sara “vittime di un lavoro, che lavoro non è”
La giovanissima compagna di Samuel: “Morto per una manciata di spiccioli”
Le dichiarazioni rese ai carabinieri dalla vedova del 18enne Samuel danno un quadro tragico di una situazione di necessità sfruttata da persone senza scrupoli: “Mio marito è morto per una manciata di spiccioli. Era in Italia da 10 anni, ha sempre cercato un lavoro onesto, aveva accettato di lavorare in nero perché abbiamo avuto la gioia di una figlia, ne avevamo bisogno. Lo hanno mandato a morire in quella fabbrica senza protezioni”.
“Datemi una pistola, mi voglio sparare”. Queste le parole rivolte alle forze dell’ordine pronunciate dal padre del 18enne appena giunto sul luogo del disastro.
La mamma delle gemelle, dolore immenso
“Mi avete spezzato il cuore voi due principesse, il mio dolore è immenso è indescrivibile”. Lucia Occhibelli, la mamma di Sara e Aurora Esposito, le due gemelle di 26 anni morte nell’esplosione di Ercolano, pubblica sul suo profilo facebook un breve video e qualche immagine delle figlie, accompagnati da questa frase. Un post al quale alcune decine di utenti rispondono con messaggi di solidarietà, di vicinanza e cordoglio.
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