Novantatrè anni di reclusione complessivi, sentenze esemplari per i sedici imputati condannati. Si conclude così, con i giudici della terza sezione del Tribunale di Napoli hanno emesso la sentenza di primo grado nel filone napoletano del processo incentrato su appalti truccati e presunte mazzette per ottenere finanziamenti regionali.
L’inchiesta “The Queen” portò a 69 misure cautelari nel 2017
Tutto parte parte dall’inchiesta “The Queen” sugli appalti truccati, che nel 2017 portò ad arresti eccellenti nel mondo imprenditoriale e dell’amministrazione pubblica della Campania.
Figura centrale della tangentopoli campana è Guglielmo La Regina, nel cui studio furono piazzate delle cimici che hanno consentito agli inquirenti di fare luce su come venivano aggiudicati i bandi per le opere pubbliche.
A distanza di nove anni dall’indagine della Dda di Napoli, che portò a 69 misure cautelari, il procedimento ha visto le condanne che hanno però escluso le aggravanti mafiose.
Le condanne per 16 imputati
Guglielmo La Regina, architetto, ha ricevuto la pena più severa: 12 anni. Per l’ex assessore regionale Pasquale Sommese (nella foto di apertura) e Mario Martinelli, imprenditore di San Cipriano d’Aversa, 7 gli anni di reclusione comminati. Sommese è stato assolto dalle accuse relative agli appalti “Porta dei Parchi” e “Terra delle Acque”.
Nicola D’Ovidio, ex sindaco di Riardo, e Giuseppe Cristiani, di Brusciano, sono stati condannati a 6 anni ciascuno.
Pene di 5 anni per Alessandro Albano, Antonio Bretto, Marco Cascella, Carlo Coppola, Giancarlo Migliore, Mario Stefano D’Amico, Pietro Russo, Angelo Consoli, Alfonso Setaro, Alessandro Gentile e Paolo Stabile. Tutti i condannati (da considerare innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile) sono stati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici.
Il sistema messo in piedi a base di mazzette
Secondo l’accusa, guidata dal PM Maurizio Giordano della Procura di Napoli, tra il 2014 e il 2016 Guglielmo La Regina avrebbe orchestrato un sistema illegale che, tramite mazzette e la compiacenza di tecnici e politici, pilotava appalti finanziati dalla Regione Campania verso ditte amiche.
Gli appalti manipolati coinvolgevano enti locali di Napoli, Caserta e altre province campane. L’inchiesta, avviata nel 2016, aveva sollevato il sospetto di legami con organizzazioni mafiose, un’ipotesi successivamente esclusa dai giudici. A novembre 2022, il filone parallelo del processo a Santa Maria Capua Vetere si era concluso con 8 condanne e 19 prescrizioni.
Sia Sommese che La Regina ricorreranno in appello: per entrambi, come per gli altri condannati, nel 2025 potrà scattare la prescrizione. Del resto siamo in Italia, il paese in cui è più semplice finire in carcere se rubi per fame che se chiedi mazzette per lasciar rubare soldi pubblici.