È durato tre ore l’interrogatorio di garanzia della professoressa di Meta di Sorrento, accusata di gravi comportamenti sessualizzanti ai danni di sette minori, tutti alunni della scuola Catello Salvati del rione Scanzano a Castellammare di Stabia. La 37enne Veronica Sposito, in carcere da due giorni, è accusata di maltrattamenti e violenza sessuale su minorenni, di età compresa tra gli 11 e i 13 anni, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Procura di Torre Annunziata.
Assistita dall’avvocato Francesco Cappiello, la docente ha risposto a tutte le domande del giudice per le indagini preliminari Luisa Crasta e del pubblico ministero Bianca Maria Colangelo, difendendosi con determinazione e respingendo ogni accusa. Nessun maltrattamento, nessuna violenza sessuale né tantomeno ha indotto i suoi alunni minorenni a compiere atti sessuali tra loro o con altri.
Le indagini sono scattate dopo che alcuni genitori hanno denunciato ai Carabinieri di Castellammare quanto raccontato dai loro figli. La donna dice di non aver abusato di nessuno dei suoi alunni e quelle accuse mossele da sette studenti della Salvati sono solo la diretta conseguenza della segnalazione a carico di due alunni che aveva visto maneggiare una sigaretta elettronica nel bagno della scuola.
Le domande hanno fatto riferimento anche agli audio trascritti e presenti agli atti, da cui emerge un continuo riferimento all’argomento sessuale. Sono “decontestualizzate”, secondo la prof, e si tratta di conversazioni che dovrebbero riguardare uno solo dei sette ragazzi e che non possono essere estrapolate da un contesto più ampio.
Le conversazioni sono state recuperate da un gruppo Instagram da lei creato, dalle quali, secondo l’accusa, si intuisce la volontà della donna di intrattenere con i suoi alunni conversazioni di natura sessualmente esplicita. Sono oltre 90 i fotogrammi acquisiti dagli investigatori e finiti nel fascicolo, mentre sono centinaia le foto e immagini di natura pornografica, delle quali non si è ancora entrati nel merito, trovate nel telefono cellulare della donna, sequestrato contestualmente all’esecuzione dell’ordinanza con la quale la gip Luisa Crasta ha disposto nei suoi confronti la custodia cautelare in carcere.
Infine, la donna ha negato di aver abusato sessualmente dell’alunno di 12 anni, respingendo l’accusa di aver costretto il ragazzino a subire un rapporto orale. Ha spiegato la natura didattica del rapporti e ha ribadito un concetto: “Ho la coscienza pulita”.
La vicenda tiene banco nel rione Scanzano di Castellammare di Stabia già da metà novembre, quando un gruppo di genitori si è recato a scuola per chiedere spiegazioni di quanto contenuto nelle chat mostrate loro dai figli. L’irruzione a scuola si è rapidamente trasformata in aggressione fisica, con l’insegnante che ha avuto la peggio riportando diverse lesioni insieme al padre, intervenuto per difendere la figlia che si era barricata in un’aula. Un gesto, quello delle “mamme di Scanzano” (così erano firmati un post su Facebook diventato virale e lo striscione affisso all’esterno della scuola), che era stato stigmatizzato dalle autorità scolastiche e dalle istituzioni locali e nazionali.
Secondo quanto ricostruito dalle indagini, scattate a seguito della denuncia presentata dai genitori ai Carabinieri, fin da ottobre 2023 l’insegnante avrebbe sottoposto gli alunni a condotte di carattere sessualizzante, portandoli durante l’orario scolastico in un’aula riservata della scuola, da lei soprannominata “la Saletta“, dove avrebbe mostrato loro video pornografici, avrebbe intavolato discorsi di natura sessualmente esplicita, con riferimenti a proprie esperienze in materia o indicazioni su come e dove toccarsi o toccare, anche in parti intime, i partner. In una circostanza avrebbe abusato sessualmente di uno degli studenti, praticandogli un rapporto orale.
“Come sta mia figlia? Me lo chiedo anche io, stiamo tutti malissimo“, hanno risposto oggi i genitori della docente alle domande dell’inviato di Pomeriggio Cinque. E sull’accaduto è intervenuto anche l’arcivescovo di Sorrento-Castellammare di Stabia, monsignor Francesco Alfano, esprimendo “profondo dispiacere” per la notizia “che ha generato comprensibile turbamento e dolore in tutti noi. La scuola – ha aggiunto – è, e deve sempre essere, un luogo sicuro e sereno per i bambini, le famiglie e gli educatori stessi, e questo momento ci chiama a vivere con responsabilità e attenzione la realtà che ci circonda”.