Una vicenda giudiziaria che ha visto coinvolta un’intera famiglia di Scafati si è conclusa con due condanne e un’assoluzione. La sentenza è stata emessa dal giudice Longobardi del Tribunale monocratico di Nocera Inferiore, segnando un importante sviluppo in un caso che risale all’estate del 2021.
Le accuse e i fatti contestati
Secondo l’accusa, tutto è iniziato quando il capofamiglia venne sorpreso a depositare rifiuti ingombranti – erroneamente ritenuti pericolosi – sulla pubblica via. Tra il materiale trasportato con un furgone Ducati vi erano oggetti come una vasca da bagno, un forno, pentole e uno sgabello in disuso. Questi avrebbero dovuto essere conferiti regolarmente presso l’area destinata della società Acse in via Diaz, ma il loro smaltimento avvenne in violazione delle norme ambientali.
L’uomo, richiamato in strada dagli agenti della Polizia Locale e dall’allora comandante Salvatore Dionisio, avrebbe reagito accusando un malore. A quel punto, sarebbero intervenute la moglie e la figlia che, trovando il loro congiunto in difficoltà, avrebbero aggredito verbalmente Dionisio con minacce e insulti. Stando alla ricostruzione dell’accusa, frasi come “ti devo far togliere la divisa” e “ti devo strappare la camicia” sarebbero state rivolte all’ufficiale, presente sul posto anche se non in abiti istituzionali.
Il comandante bersagliato solo perché ottemperava ai propri obblighi
L’episodio si sarebbe svolto in strada, sotto gli occhi di alcuni passanti. Gli agenti del comando di via Melchiade, testimoni dei fatti, presentarono una denuncia, portando all’apertura di un fascicolo presso la Procura di Nocera Inferiore. Nel corso del procedimento, il pubblico ministero ha ricostruito l’accaduto, sottolineando che il comandante Dionisio “ottemperava ai propri obblighi” nel redarguire il capofamiglia per lo smaltimento illecito dei rifiuti.
Le richieste della Procura e la sentenza
La Procura aveva avanzato richieste di condanna per complessivi cinque anni di reclusione: un anno e mezzo ciascuno per la moglie e la figlia, e un anno di reclusione oltre a un’ammenda di 5.000 euro per il capofamiglia. Inoltre, il pubblico ministero aveva chiesto la confisca del furgone utilizzato per il trasporto dei rifiuti.
Il Tribunale, però, ha emesso un verdetto più lieve. Le due donne sono state condannate rispettivamente a 18 mesi complessivi di reclusione, mentre il capofamiglia è stato assolto con formula piena perché il fatto non sussiste. Contestualmente, è stato disposto il dissequestro del furgone, accogliendo le tesi difensive presentate dall’avvocato Elvira Schioppa. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 30 giorni.