La vasta operazione contro il clan Mallardo di questa mattina, che ha portato all’arresto di 25 persone, ha visto in manette anche l’ex sindaco di Giugliano in Campania, Antonio Poziello, primo cittadino dal 2015 al 2020 e poi candidato sconfitto alle elezioni amministrative successive. L’indagine, condotta dai Carabinieri del Ros e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Napoli, ha svelato un sistema corruttivo che avrebbe coinvolto anche alcuni consiglieri comunali e altri esponenti dell’organizzazione camorristica.

Secondo quanto emerso dalle indagini, il clan Mallardo, parte integrante dell’Alleanza di Secondigliano, avrebbe esercitato una pesante influenza sulle attività amministrative del Comune di Giugliano, arrivando a condizionare le elezioni amministrative del settembre 2020. In quell’occasione, Poziello avrebbe stretto un patto con il boss Francesco Mallardo per ottenere voti in cambio di denaro e promesse di gestione clientelare degli appalti pubblici.

Corruzione e appalti truccati

Gli inquirenti hanno accertato che Poziello, insieme all’ex assessore Giulio Di Napoli indagato e arrestato nello stesso contesto, avrebbe ricevuto compensi illeciti in cambio dell’aggiudicazione dei lavori di recupero e manutenzione ordinaria delle case popolari di Casacelle. Ad aggiudicarsi la gara è stata la società consortile SOLEDIL, secondo i magistrati riferibile al clan Mallardo.

L’inchiesta ha smascherato un sistema radicato di appalti truccati che coinvolgeva non solo i lavori di manutenzione delle case popolari, ma anche gare per la gestione della sosta a pagamento e interventi stradali presso la Base Nato.

Accordi elettorali e influenze camorristiche

L’accordo tra Poziello e Mallardo sarebbe stato finalizzato a garantire il sostegno elettorale durante la tornata amministrativa del 2020, poi persa dall’ex sindaco. Mallardo avrebbe assicurato voti in cambio di 10mila euro, con la promessa di una gestione clientelare dell’amministrazione comunale attraverso atti amministrativi favorevoli agli interessi economici del clan.

Gli arresti

Oltre a Poziello, sono finiti in carcere diversi esponenti politici ed affiliati alla cosca, tra cui gli ex consiglieri comunali Pasquale Casoria, Andrea Guarino e Paolo Liccardo, quest’ultimo già ai domiciliari per un’altra inchiesta legata a una presunta tangente al centro Anthares. Anche Giulio Di Napoli, ex consigliere comunale e assessore, è stato posto agli arresti domiciliari insieme all’ex dirigente all’Assetto del territorio Filippo Frippa.

In carcere sono finiti inoltre Andrea Abbate, Francesco Abbate, Giuliano Amicone, Giuseppe dell’Aquila detto “Pepp o ciuccio”, Paolo di Girolamo, Giuseppe di Mattia, Gaetano Diana, Aniello Felaco, Nicola Felaco, Francesco Fusco, Domenico Fusco, Patrizia Giuliano, Vincenzo Legorano, Domenico Pirozzi, Francesco Pirozzi e Vincenzo Strino. Agli arresti domiciliari, oltre a Di Napoli e Frippa, ci sono Giuseppe Pirozzi, Ferdinando Cacciapuoti e Giuseppe Marino.

Le accuse

Antonio Poziello deve rispondere di corruzione aggravata dall’agevolazione delle attività del clan Mallardo e di turbata libertà degli incanti. L’indagine ha rivelato come la corruzione si estendesse a diversi ambiti amministrativi, con un sistema che garantiva favori economici e appalti truccati.

Precedenti indagini

Poziello era già finito sotto inchiesta per presunte irregolarità nell’affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti urbani. In quella circostanza, però, la richiesta di arresti domiciliari avanzata dalla Procura di Napoli Nord era stata respinta dal GIP.

L’operazione odierna rappresenta un duro colpo non solo per il clan Mallardo, ma anche per una classe politica accusata di aver fatto ricorso al potere criminale per raggiungere obiettivi elettorali ed economici. Le indagini proseguono per accertare ulteriori responsabilità e coinvolgimenti in questo sistema di corruzione e malaffare.

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