Dietro il pagamento di mazzette, venivano rilasciati certificati di morte senza visita domiciliare, consentendo alle agenzie di pompe funebri di avviare rapidamente le procedure funerarie, comprese le cremazioni, offrendo così un servizio più veloce ed efficiente ai clienti.
Il sistema è stato scoperto dai Carabinieri del Nas di Napoli e coinvolgeva dirigenti medici della Asl Napoli 1 Centro, dipendenti del Comune di Napoli e titolari di imprese funebri.
Il blitz e gli arresti
Questa mattina è scattato il blitz per eseguire l’ordinanza emessa dal gip di Napoli Fabio Provvisier, con 69 arresti (19 in carcere e 50 ai domiciliari) e un indagato con obbligo di dimora. Le indagini, coordinate dalla Procura di Napoli guidata dal procuratore Nicola Gratteri, sono partite dalla denuncia del direttore generale della Asl Napoli 1 Centro, Ciro Verdoliva, in seguito a una segnalazione anonima su episodi di assenteismo di una dottoressa in servizio presso il Distretto sanitario 24 di via Chiatamone. La professionista, oltre a lasciare spesso il posto di lavoro, eseguiva anche interventi di chirurgia estetica privata nel suo studio medico.
Un sistema collaudato per accelerare i funerali
Dalle indagini sugli episodi di assenteismo, è emerso un sistema illecito per facilitare e velocizzare le procedure funerarie, coinvolgendo imprese funebri, dirigenti dell’Asl e impiegati dell’Ufficio Cimiteriale e dell’Anagrafe del Comune di Napoli.
In cambio di una tangente, i titolari delle pompe funebri ottenevano dai medici legali del Distretto Sanitario 24 il certificato necroscopico senza che venisse effettuata la visita domiciliare. Nel caso di cremazione, erano gli stessi operatori funebri a prelevare il Dna, come richiesto dalla normativa.
Coinvolgimento dei dipendenti comunali
Le indagini dei Carabinieri del Nas di Napoli hanno accertato che alcuni dipendenti comunali, in qualità di ufficiali di Stato Civile, dietro pagamento di denaro o altri benefici, rilasciavano autorizzazioni irregolari per il trasporto e la cremazione delle salme, basandosi su certificati medici falsi. Cinquanta euro per ottenere il certificato di morte, settanta per la cremazione del caro estinto.
False certificazioni mediche per ottenere benefici
Le false certificazioni non servivano solo a velocizzare le pratiche funerarie. Alcuni indagati le utilizzavano anche per ottenere indebitamente il contrassegno per il parcheggio riservato ai veicoli per il trasporto di invalidi, attestando patologie inesistenti.
Sequestri e accuse
Durante l’esecuzione dell’ordinanza, sono stati trovati e sequestrati circa 50mila euro in possesso di medici dell’Asl e 10mila euro tra i dipendenti dell’Ufficio cimiteriale comunale. Sequestrate anche tre automobili appartenenti a medici indagati per corruzione, oltre a certificati necroscopici e kit per il prelievo del Dna in possesso delle imprese funebri.
Cinque medici sono accusati anche di truffa aggravata per assenze ingiustificate dal lavoro, avendo falsamente attestato la propria presenza in servizio.