Carmine Parlato, 59 anni, dipendente storico dell’Eav, è una delle quattro vittime dell’incidente alla funivia del Monte Faito avvenuto nel primo pomeriggio del 17 aprile. Era alla guida della cabina che, poco dopo le 15, si è sganciata dai cavi e si è schiantata contro un pilone, precipitando nel vuoto. Lavorava da anni nell’impianto che collega Castellammare di Stabia alla vetta del monte. Con lui, nella cabina, c’erano quattro turisti: tre donne e un uomo: tre di essi sono morti con il macchinista nello schianto. Una quinta persona, sopravvissuta ma in condizioni gravissime, è stata trasportata in codice rosso all’Ospedale del Mare di Napoli.
Il suo nome, Carmine Parlato, è stato tra i primi a emergere nella lista delle vittime. Un lavoratore esperto, che conosceva ogni dettaglio dell’impianto. Era noto e stimato da tutti, un uomo abituato a lavorare con responsabilità anche nei momenti più difficili. La sua morte ha scosso profondamente l’intera comunità stabiese, i colleghi dell’Eav e chi frequenta abitualmente il Monte Faito.
“La cabina non si vede più!”: l’angoscia in stazione
Il momento più drammatico si è consumato tra le 17 e le 18, quando è diventato chiaro che qualcosa era andato storto. Testimoni presenti nella stazione a monte della funivia, avvolta dalla nebbia fittissima, raccontano di aver sentito urla improvvise. Alcuni turisti, affacciati ai vetri, avevano notato che la cabina stava per entrare in stazione, poi improvvisamente è sparita dalla vista.
“Non si vede più! Dov’è finita? Ma non si ferma?!”, si è sentito urlare. Altri testimoni ricordano frasi come:
“Sta scivolando, sta scivolando indietro!”
“Chiudete tutto, chiamate i soccorsi!”
Poi, un fragore assordante e il silenzio irreale. L’interruzione delle comunicazioni radio ha fatto il resto. La cabina, inghiottita dalla nebbia, si era schiantata contro il primo pilone, rotolando per alcuni metri nel burrone.
Un errore tecnico? Il freno non ha funzionato
Secondo le prime ricostruzioni, si sarebbe spezzato il cavo di trazione. Il sistema di frenata d’emergenza ha funzionato solo in parte: mentre la cabina in discesa è rimasta sospesa e i passeggeri salvati calandosi con le funi, quella in salita non si è fermata, ha cominciato a scivolare all’indietro ed è poi precipitata.
Una vita sul Faito, nel cuore del suo lavoro
Carmine Parlato era uno dei volti familiari dell’impianto. Ogni giorno, con la sua uniforme blu e il sorriso riservato, accoglieva turisti, lavoratori e studenti. In tanti oggi lo ricordano non solo come un operatore esperto, ma anche come una persona gentile, precisa, silenziosa ma sempre disponibile.
“Era la sicurezza fatta persona”, raccontano i colleghi, ora distrutti dal dolore.
L’inaugurazione pochi giorni prima
Solo una settimana fa, l’impianto era stato riaperto al pubblico dopo la pausa invernale. Alla cerimonia di riapertura, il sindaco Vicinanza aveva celebrato la “ripartenza”, postando anche un video della prima corsa sui social.
Una tragedia nella tragedia
La morte di Carmine Parlato non è solo una perdita professionale, ma un simbolo tragico di una giornata assurda, dove un guasto improvviso ha spazzato via vite, sogni e fiducia. Il suo corpo è stato ritrovato tra le lamiere della cabina, dopo ore di ricerche rese complicate dalla nebbia e dalla zona impervia.
La Procura di Torre Annunziata ha aperto un’indagine per disastro colposo e omicidio plurimo. La funivia è sotto sequestro, gli inquirenti stanno esaminando i meccanismi di sicurezza, la manutenzione, le registrazioni e gli allarmi. Ma per Carmine, per le altre tre vittime, e per la comunità che piange, non ci sarà nessuna risposta che potrà colmare il vuoto lasciato da questa tragedia.
I social e il dolore di chi lo conosceva
Uno dei messaggi che si sono susseguiti sui vari social l’immagine dello sfortunato macchinista: “Ancora non mi capacito e faccio veramente fatica ad accettare che per una tragica fatalità non sei più tra noi caro Parlato Carmine. Un ragazzo adorabile, perbene e grande lavoratore.
Ti piaceva portare gli autobus, facevi il tuo lavoro con passione e dedizione già dai tempi della Trasporti Vesuviani, Vesuviana Mobilita poi in EAV. Poi scegliesti di andare sulla funivia, ricordo ancora il tuo entusiasmo quando ci sentimmo. Voglio ricordarti per come sei sempre stato, un ragazzo d’oro”.