“Bisogna chiedere scusa subito al sindaco Gaetano Cimmino”, colpo di scena in consiglio comunale a Castellammare: cos’è accaduto

Con un clamoroso mea culpa in aula, il consigliere Domenico Cioffi sconfessa la narrazione del centrosinistra e riapre vecchie ferite. L’ex sindaco Cimmino ha sempre avuto ragione?

Se non proprio un terremoto, uno scossone forte alla politica stabiese lo hanno dato le parole del consigliere comunale Domenico Cioffi, esponente della civica di centrosinistra Vicinanza Sindaco, protagonista di un pubblico mea culpa sulla vicenda dello scioglimento del consiglio comunale deciso dal Consiglio dei ministri durante l’amministrazione di Gaetano Cimmino.

«Chiedo formalmente e sentitamente scusa al sindaco Cimmino, perché come sempre accade in Italia quell’indagine ha partorito il topolino, anzi nemmeno il topolino, ma niente». È con queste parole che Cioffi ha preso la parola nel corso di un intervento volto a chiarire alcune tensioni emerse all’interno della maggioranza.

Un’uscita che spacca l’aula consiliare

Un’uscita che ha subito acceso il dibattito politico cittadino, sorprendendo non solo i banchi dell’opposizione, ma anche diversi alleati dello stesso Cioffi. Il riferimento diretto è all’inchiesta che aveva portato allo scioglimento per infiltrazioni della criminalità organizzata del consiglio comunale nel 2022, episodio che ha segnato profondamente la storia politica recente della città.

La reazione del centrodestra: “colpo basso” o riscatto?

Dalle file dell’opposizione di centrodestra, le parole di Cioffi sono apparse come un colpo basso, soprattutto considerando che quel provvedimento di scioglimento ha avuto effetti duraturi e pesanti sull’azione amministrativa e sull’immagine della città. Per molti esponenti dell’ex maggioranza, che si sono sempre dichiarati estranei a qualunque legame con la criminalità organizzata, le scuse rivolte a Cimmino rappresentano una parziale rivincita.

Tuttavia, il clima resta teso. In aula sono apparse evidenti spaccature tra le forze di opposizione, ancora alle prese con l’eredità divisiva di quegli eventi e con una ricomposizione politica interna che sembra tutt’altro che risolta.

Fratture anche nel centrosinistra

Ma non è solo il centrodestra a essere rimasto spiazzato. Anche tra le file della maggioranza, infatti, l’intervento di Cioffi ha suscitato perplessità e malumori, proprio perché lo scioglimento per infiltrazioni del 2022 è stato uno degli argomenti chiave con cui il centrosinistra ha condotto l’ultima campagna elettorale. Un tema spesso richiamato anche nei dibattiti in aula per attaccare l’ex amministrazione.

Una retromarcia che brucia la narrativa politica della sinistra

Alcuni colleghi avrebbero probabilmente preferito maggiore cautela, per evitare di offuscare la narrazione politica costruita negli ultimi anni, fondata su una netta discontinuità rispetto alla gestione precedente.

Ed in effetti le parole del consigliere di maggioranza non possono non lasciare un segno profondo. Sembrano infatti stigmatizzare quanto lo scioglimento del consiglio comunale di Cimmino sia stato effettivamente, come lo stesso ex sindaco ha sempre sostenuto, uno scioglimento politico. Un accanimento contro il centrodestra e contro il sindaco perseguito quasi con protervia da chi oggi è ai vertici comunali, che ha fatto di quella accusa una bandiera politica contro una mala politica che nei fatti non c’è mai stata, come la storia ha poi raccontato e la giustizia ha ratificato.

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Il fatto che Cioffi abbia parlato di un’indagine che “non ha partorito nemmeno il topolino” rischia di rimettere in discussione la legittimità politica di molte battaglie condotte dal centrosinistra, con ripercussioni potenzialmente gravi per gli equilibri dell’attuale consiliatura.

Gesto isolato o manovra politica?

L’uscita di Mimmo Cioffi potrebbe anche essere letta come un tentativo di distensione politica, in un momento in cui le tensioni interne alla maggioranza stanno emergendo con forza. Tuttavia, per altri osservatori, si tratterebbe di una mossa isolata, forse mirata a rafforzare la propria posizione personale nel mosaico complesso della maggioranza.

Gennaro Cirillo

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