Aveva appena festeggiato il suo 47° compleanno, il 4 maggio, Stefano Alborino, l’operaio edile di Orta di Atella che ha perso tragicamente la vita in un incidente sul lavoro a Frattamaggiore. Il dramma si è consumato nella mattinata del 5 maggio, all’interno di una corte privata in via padre Mario Vergara n.183, dove era in corso un intervento di intonacatura su un palazzo di quattro piani.

La dinamica dell’incidente

Secondo le prime ricostruzioni, Stefano Alborino stava lavorando al terzo piano dell’edificio quando, per cause ancora da accertare, ha perso l’equilibrio ed è precipitato nel vuoto. L’uomo è stato immediatamente soccorso e trasportato in ospedale, ma le ferite riportate si sono rivelate troppo gravi: è deceduto poco dopo il ricovero.

A nulla sono valsi i tentativi dei medici di salvargli la vita. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della stazione di Frattamaggiore e il personale dell’ASL Napoli 2 Nord, che hanno immediatamente avviato gli accertamenti del caso.

Lavorava in nero: indagini in corso

Le prime informazioni raccolte sul luogo della tragedia parlano di una posizione lavorativa irregolare. Stefano Alborino, infatti, sarebbe stato impiegato “in nero”, senza regolare contratto né copertura assicurativa. Questo dettaglio ha aperto un ulteriore fronte investigativo per le autorità.

A coordinare le indagini è la Procura di Napoli Nord, che ha disposto il sequestro della salma e del cantiere. Il pubblico ministero di turno è intervenuto direttamente sul posto per disporre gli accertamenti tecnici e acquisire documentazione utile a ricostruire l’organizzazione del lavoro e le eventuali responsabilità.

In parallelo, stanno operando anche gli ispettori del Servizio Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (SPSAL) dell’Asl, che stanno valutando il rispetto delle norme di sicurezza nel cantiere e verificando la regolarità dei rapporti di lavoro.

Il dolore di una comunità e di una famiglia

La notizia della morte di Stefano Alborino ha scosso profondamente la comunità di Orta di Atella, dove l’uomo viveva con la moglie e i due figli. In tanti si sono stretti attorno alla famiglia, devastata da una perdita così improvvisa e dolorosa. In molti ricordano Stefano come un padre dedito al lavoro e alla famiglia, conosciuto e benvoluto nel quartiere.

L’aspetto più straziante di questa tragedia è che solo poche ore prima dell’incidente, Stefano aveva spento le candeline per il suo compleanno, celebrando in casa con i suoi affetti più cari. Nessuno poteva immaginare che sarebbe stata l’ultima volta.

Le prossime mosse della Procura

Il fascicolo aperto dalla Procura include le ipotesi di omicidio colposo e violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro. Al momento non sono state formalizzate accuse, ma l’attenzione degli inquirenti è puntata su chi abbia commissionato o gestito i lavori nel palazzo di via padre Mario Vergara.

Sono attesi nelle prossime ore interrogatori, acquisizioni di documenti e la ricostruzione dei fatti tramite testimonianze e analisi tecniche. Anche l’autopsia sulla salma di Stefano sarà disposta nei prossimi giorni per accertare l’esatta causa del decesso e verificare eventuali traumi incompatibili con una caduta accidentale.

Un dramma che riaccende i riflettori sul lavoro irregolare

Quella di Stefano Alborino è l’ennesima morte bianca che si consuma nel silenzio dei cantieri, lontano dai riflettori, ma non meno lacerante. Il fatto che l’uomo lavorasse in condizioni di irregolarità, secondo quanto emerso dalle prime indagini, solleva l’ennesimo allarme su un sistema che troppo spesso espone i lavoratori a rischi gravissimi senza tutele.

Ogni giorno, in Italia, tre persone in media perdono la vita mentre lavorano, un dato che continua a crescere e che riguarda in particolare il settore dell’edilizia, dove la precarietà e la mancanza di controlli rappresentano ancora una piaga strutturale.

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