Un attacco frontale alle logiche spartitorie e un appello accorato a difendere il lavoro fatto in Campania negli ultimi anni. Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ha colto l’occasione della cerimonia del giuramento di Ippocrate tenutasi oggi a Città della Scienza per lanciare uno dei suoi interventi più duri e polemici degli ultimi mesi.
La difesa dei risultati e la paura di un ritorno al passato
Il governatore si è detto preoccupato da ciò che ritiene un pericoloso ritorno di vecchie pratiche politiche che minacciano di compromettere i risultati ottenuti nella gestione regionale, soprattutto sul fronte della sanità.
“Abbiamo sputato l’anima per ritrovare dignità e organizzazione e sarebbe davvero un delitto far precipitare di nuovo la Regione Campania in una palude, c’è da stare male a pensarci”, ha affermato con toni accesi, sottolineando quanto ritenga fragile il percorso di risanamento intrapreso dalla sua amministrazione.
De Luca ha parlato apertamente di un possibile passo indietro, evocando lo spettro del degrado e dell’immobilismo amministrativo. A suo dire, l’errore più grave sarebbe quello di dimenticare da dove si è partiti: “Mi devono uccidere se vogliono far precipitare di nuovo la Campania nella palude in cui si trovava quando abbiamo iniziato il nostro lavoro”.
L’affondo contro la politica delle spartizioni
Il passaggio più esplosivo del suo intervento ha riguardato la denuncia delle trattative politiche in corso a livello nazionale e locale. De Luca non ha risparmiato critiche a chi, in vista delle future scadenze elettorali, sta già ragionando secondo una logica di puro tornaconto.
“C’è chi ragiona sulle scadenze istituzionali e pensa di dividersi le candidature a Roma: a un candidato a me, uno a te. A volte sono autentici analfabeti”, ha dichiarato. E ha rincarato la dose con un attacco frontale: “Ma dei ciucci non possono dirigere una Regione come la Campania, non siamo tutti uguali”.
L’accusa è chiara: c’è chi, all’interno degli stessi partiti, starebbe cercando di utilizzare la Campania come merce di scambio nelle trattative politiche romane, ignorando le reali esigenze del territorio.
“Napoli e la Campania non sono in vendita”
Non sono mancate parole dure contro le ingerenze esterne e contro chi, a suo giudizio, tenta di mettere le mani sulla regione. Il presidente ha voluto marcare una netta distanza da qualsiasi ipotesi di subordinazione a logiche partitiche nazionali.
“Napoli e la Campania non sono in vendita, a nessuna forza politica. È chiaro? Non siamo in vendita”, ha detto scandendo bene le parole. “Lo dico perché probabilmente nelle prossime settimane e mesi vedrete un po’ di parapiglia”.
Un messaggio destinato non solo agli avversari politici, ma anche ai vertici del suo stesso schieramento, come avvertimento a non sottovalutare la posta in gioco.
Il contesto: tra tensioni interne e scenari futuri
L’intervento arriva in una fase di tensioni crescenti nella politica regionale, mentre si avvicinano importanti scadenze amministrative e si discute del futuro assetto dei partiti, anche alla luce del dibattito sul terzo mandato. De Luca, al momento al secondo mandato consecutivo, appare intenzionato a rivendicare fino in fondo la leadership politica e amministrativa conquistata sul campo, anche in vista di un possibile scontro interno al centrosinistra.
Nelle ultime settimane, attorno alla sua figura si è riaccesa la discussione sul ruolo che avrà nelle prossime elezioni, con pressioni incrociate e tentativi di accerchiamento da parte di chi vorrebbe ridimensionarne l’influenza. Le sue parole di oggi sembrano voler anticipare e neutralizzare queste mosse, offrendo un messaggio diretto agli elettori: la Campania, dice De Luca, “non può permettersi un passo falso“.