La tragica morte di Salvatore Fiorillo, 61 anni, residente nella zona Arenaccia di Napoli, ha scosso ancora una volta l’opinione pubblica per l’ennesimo dramma consumatosi sul luogo di lavoro. L’operaio è deceduto nella mattinata di lunedì in via Don Angelo Pagano a Scafati, mentre era impegnato in lavori di ristrutturazione all’interno di un’abitazione privata. Un cantiere in apparenza come tanti, ma allestito in modo tutt’altro che regolare: Fiorillo lavorava a nero per conto di una piccola impresa edile di Portici, circostanza confermata dal titolare della ditta presente sul posto al momento dell’incidente.
La dinamica dell’incidente: travolto da un architrave e precipitato dalle scale
Secondo la prima ricostruzione effettuata dai carabinieri della tenenza locale e dai tecnici dello Spsal (Servizio per la prevenzione e la sicurezza negli ambienti di lavoro) dell’Asl, l’operaio stava lavorando poco distante da una porta interna dell’abitazione. Erano da poco passate le 10 del mattino quando l’architrave della porta, per cause ancora da accertare, si è staccato improvvisamente travolgendolo. Il peso lo ha colpito con violenza, facendolo cadere lungo la rampa di scale che conduce all’ingresso.
Per Fiorillo, purtroppo, non c’è stato nulla da fare. I sanitari del 118, giunti tempestivamente sul luogo della tragedia, non hanno potuto far altro che constatarne il decesso. Le operazioni di soccorso sono risultate inutili a causa dei traumi gravissimi riportati nell’impatto.
Due persone indagate: il datore di lavoro e il proprietario dell’abitazione
La Procura di Nocera Inferiore, guidata dal magistrato titolare del fascicolo, ha già iscritto due persone nel registro degli indagati: il titolare dell’impresa edile di Portici, per la quale Fiorillo prestava servizio, e il proprietario dell’immobile, che rivestiva anche il ruolo di committente dei lavori. Entrambi dovranno ora rispondere dell’ipotesi di omicidio colposo, con l’aggravante del lavoro irregolare.
Durante l’interrogatorio, il datore di lavoro avrebbe confermato che Fiorillo lavorava senza contratto, senza però fornire spiegazioni convincenti circa la sua presenza nel cantiere, ammettendo quindi implicitamente la natura irregolare del rapporto lavorativo.
La posizione di un tecnico sotto osservazione
Le indagini sono tutt’altro che concluse. Gli inquirenti stanno valutando anche la posizione di un tecnico, presumibilmente coinvolto nella direzione dei lavori o nella progettazione dell’intervento di ristrutturazione. Si indaga per comprendere se vi siano responsabilità dirette o indirette nel cedimento dell’architrave e se siano stati rispettati i criteri minimi di sicurezza imposti dalla normativa vigente.
I rilievi tecnici effettuati dagli operatori dello Spsal serviranno a ricostruire con precisione l’assetto del cantiere, la presenza o meno di dispositivi di protezione individuale, e soprattutto la conformità delle strutture su cui si stava intervenendo.
Testimoni ascoltati: verifiche su ogni passaggio
Nel corso della giornata di lunedì, i carabinieri hanno ascoltato testimoni presenti al momento dell’incidente, compresi alcuni residenti e altre persone legate al cantiere. Alcuni hanno assistito impotenti alla scena, fornendo elementi ritenuti utili per ricostruire con esattezza la sequenza degli eventi.
«Bisogna chiarire ogni dettaglio», spiegano fonti investigative. «È necessario accertare se ci siano state negligenze nei controlli o errori strutturali che potevano essere evitati». Ogni dichiarazione sarà confrontata con gli elementi oggettivi raccolti dai tecnici per arrivare a una ricostruzione completa e veritiera dei fatti.
L’autopsia ancora da fissare: la salma all’obitorio di Nocera
La salma di Salvatore Fiorillo è stata trasferita presso la camera mortuaria dell’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore, dove rimane sotto sequestro in attesa che la Procura disponga l’autopsia. L’esame autoptico sarà determinante per stabilire le cause esatte del decesso, confermare l’impatto letale dell’architrave e verificare eventuali altri fattori che possono aver contribuito alla morte.
Solo al termine dell’esame medico-legale la salma potrà essere restituita alla famiglia, che attende con dolore e riserbo l’esito degli accertamenti.
Un padre, un marito, un lavoratore invisibile
Salvatore Fiorillo lascia la moglie e due figli. Un uomo conosciuto nel quartiere napoletano dell’Arenaccia, con una lunga esperienza nel settore edile ma mai inquadrato stabilmente in ambito professionale. Per anni ha lavorato in condizioni precarie, come tanti operai invisibili, che ogni giorno salgono su impalcature o intervengono in abitazioni senza garanzie né tutele.
«È morto mentre cercava di portare il pane a casa», ha detto chi lo conosceva. «Una vita spesa tra cemento e fatica, finita nel modo più assurdo». La sua storia riapre con forza il dibattito sulle morti bianche e sul bisogno impellente di rafforzare i controlli, di punire il lavoro irregolare e di tutelare la vita umana prima del profitto.
Un’altra tragedia che poteva essere evitata?
La domanda che ora si pongono inquirenti, familiari e opinione pubblica è la stessa: questa tragedia poteva essere evitata? I prossimi giorni saranno decisivi per definire le responsabilità. La magistratura vuole vederci chiaro e non esclude nuove iscrizioni nel registro degli indagati, man mano che l’inchiesta si approfondisce.
Nel frattempo, il nome di Salvatore Fiorillo si aggiunge a quello di tanti altri caduti sul lavoro, vittime silenziose di un sistema che ancora oggi, nel 2025, permette che si lavori senza tutele, senza sicurezza, senza dignità.
Bianca di Massa