Il processo per l’omicidio di Anna Scala, la 56enne di Vico Equense uccisa brutalmente a Piano di Sorrento il 17 agosto 2023, è giunto alle sue battute finali. Il pubblico ministero della Procura di Torre Annunziata, Ugo Spagna, ha chiesto la condanna all’ergastolo per Salvatore Ferraiuolo, ex compagno della vittima, che ha confessato il delitto, pur cambiando più volte la propria versione dei fatti. Secondo l’accusa, si è trattato di un femminicidio premeditato, culminato in una violenta aggressione a colpi di coltello dopo settimane di minacce, aggressioni fisiche e atti persecutori.
Una relazione finita in tragedia
Anna Scala e Salvatore Ferraiuolo avevano alle spalle una relazione durata circa quindici anni, che la donna aveva deciso di interrompere definitivamente nell’estate del 2023. Una scelta che Ferraiuolo non aveva mai accettato. Da quel momento in poi, aveva iniziato a perseguitarla con crescente violenza e intimidazioni, trasformando la sua ossessione in un’escalation di gesti sempre più gravi.
L’aggressione sulla spiaggia e la fuga da un’amica
Il 24 luglio 2023, meno di un mese prima dell’omicidio, Ferraiuolo raggiunse la sua ex sulla spiaggia di San Montano a Massa Lubrense. Senza preavviso, la colpì con un violento pugno al volto, causandole ferite visibili al naso, al labbro superiore e al cuoio capelluto. Nella stessa giornata, tagliò anche le gomme dell’auto di Anna Scala. Scossa e spaventata, la donna decise il giorno successivo di rifugiarsi a casa di un’amica a Sorrento, ma l’uomo riuscì a rintracciarla anche lì.
Quella volta la violenza fu ancora più feroce. Secondo quanto riportato nel decreto di fermo, Ferraiuolo aggredì l’ex compagna con “schiaffi e pugni”, tanto da causarle la rottura di alcuni denti dell’arcata superiore. Era consapevole che Anna si fosse già rivolta ai carabinieri per denunciare la precedente aggressione e il danneggiamento dell’auto. Per questo, tentò di costringerla a ritirare la denuncia attraverso l’ennesimo atto di forza.
Le minacce: “Quando torno ti uccido proprio”
Dopo l’ultimo pestaggio, Ferraiuolo passò alle minacce di morte. Telefonicamente, le disse: “Quando torno ti uccido proprio“. Parole che non rimasero solo tali. Secondo le ricostruzioni investigative, l’uomo seguì Anna fino a Piano di Sorrento, armato di coltello, e attese un’ora intera che la donna uscisse dall’abitazione di una cliente, dove si era recata per lavoro.
Quando Anna Scala comparve, Ferraiuolo la assalì alle spalle, colpendola con almeno 17 coltellate all’interno di un’autorimessa. L’efferatezza dell’aggressione e la lucidità delle azioni successive sono state al centro della requisitoria del pubblico ministero.
Il panino dopo l’omicidio
Durante la sua requisitoria, il sostituto procuratore Ugo Spagna ha delineato una sequenza di eventi che, secondo l’accusa, conferma la premeditazione del delitto. “Prima uccise Anna Scala, poi si cambiò i vestiti ed andò al supermarket ad acquistare un panino, prima di fuggire in un nascondiglio”, ha dichiarato il PM alla Corte di Assise di Napoli, davanti alla quale si sta celebrando il processo.
Questi comportamenti, secondo l’accusa, dimostrano non solo l’assenza di pentimento immediato, ma anche una lucida pianificazione post-delitto. Ferraiuolo fu successivamente individuato nella zona collinare della costiera sorrentina e arrestato dopo una breve latitanza.
Una confessione incerta e mutevole
Nonostante abbia confessato il delitto, Salvatore Ferraiuolo ha cambiato più volte versione durante gli interrogatori, modificando dettagli rilevanti della sua narrazione dei fatti. Un atteggiamento che, secondo il PM, non fa che rafforzare l’immagine di un uomo intenzionato a sviare le indagini e ad alleggerire la propria posizione, senza mai assumersi pienamente la responsabilità delle sue azioni.
Le parti civili e il ruolo del Comune
Nel processo si sono costituite parti civili la figlia della vittima, Maria, rappresentata in aula dall’avvocato Salvatore Esposito, e il Comune di Piano di Sorrento, difeso dall’avvocato Francesca Covi. La loro presenza sottolinea la rilevanza pubblica e l’impatto collettivo del femminicidio di Anna Scala, una vicenda che ha scosso profondamente l’intera comunità locale.
In attesa della sentenza
Con la requisitoria del pubblico ministero e la richiesta di ergastolo, il processo si avvia alla sua conclusione. Nella prossima udienza, la parola passerà alla difesa di Salvatore Ferraiuolo, che tenterà di ridimensionare le responsabilità dell’imputato o di ottenere una pena inferiore. Solo dopo questa fase, la Corte potrà esprimersi con la sentenza definitiva.
L’omicidio di Anna Scala si configura come un caso emblematico di violenza di genere, culminato in una tragedia annunciata. Le numerose segnalazioni e aggressioni precedenti, pur documentate, non sono bastate a salvare la vita della donna. Una realtà che riaccende il dibattito su prevenzione, tutela delle vittime e interventi tempestivi nelle situazioni di rischio.
Ivan Di Napoli