L’arresto del sindaco di Sorrento, Massimo Coppola, ha fatto da detonatore a un’inchiesta ben più vasta e articolata, che ha già portato all’iscrizione nel registro degli indagati di diciassette persone. L’attenzione degli investigatori si è ormai spostata sull’intero sistema di affidamenti pubblici e gare d’appalto che, secondo le ipotesi accusatorie, sarebbe stato manipolato e piegato a interessi privati, in un quadro che descrive una gestione clientelare e opaca del denaro pubblico.
Una associazione culturale come canale per i fondi pubblici
Secondo quanto emerge dagli atti dell’inchiesta condotta dalla Procura di Torre Annunziata e dalla Guardia di Finanza, sono numerosi gli incarichi comunali assegnati in modo diretto o con procedure truccate, a partire dalla promozione del brand Sorrento fino alla riqualificazione dello Stadio Italia. Le indagini si sono concentrate su una associazione culturale che ha ricevuto diversi incarichi dal Comune senza passare per alcun bando pubblico: gli inquirenti sostengono che questa associazione fosse intestata formalmente a un prestanome, ma in realtà gestita direttamente dal sindaco Coppola e dal suo commercialista di fiducia, Vincenzo Sorrentino, che è anche consigliere comunale di maggioranza.
Perquisizioni a tappeto negli uffici e nelle abitazioni
I finanzieri hanno perquisito abitazioni private, uffici comunali e sedi riconducibili agli indagati, sequestrando documenti, computer, telefoni cellulari e altro materiale informatico, ritenuto utile per ricostruire la rete dei rapporti, degli scambi e degli interessi che avrebbero influenzato la gestione della cosa pubblica a Sorrento.
La cerchia ristretta del sindaco al centro delle accuse
Insieme al primo cittadino, figurano tra gli indagati alcune delle figure più vicine al potere amministrativo cittadino. C’è Francesco Di Maio, collaboratore diretto del sindaco, e c’è Raffaele “Lello” Guida, noto come il “sensitivo”, considerato dagli investigatori un intermediario occulto, capace di esercitare una forte influenza sulle scelte politiche e amministrative. Guida, che non rivestiva alcun incarico ufficiale, sarebbe stato invece ascoltato e seguito dal sindaco come un consigliere personale, partecipe delle decisioni più delicate, dalle nomine ai finanziamenti.
Dirigenti, tecnici e imprenditori tra i diciassette indagati
Oltre al commercialista Sorrentino, tra gli indagati compaiono anche dirigenti comunali, tecnici e imprenditori locali. Filippo Di Martino, Mariagrazia Caiazzo, Donato Sarno e Graziano Maresca sono accusati di aver partecipato, a vario titolo, alla costruzione di questo sistema di gestione pilotata degli appalti. Luigi Desiderio, Mario Parlato, Luigi Todisco e Luigi De Gregorio sono invece imprenditori che avrebbero beneficiato degli affidamenti, alcuni dei quali ottenuti senza alcuna reale procedura di selezione, oppure dopo bandi scritti su misura.
Due professionisti con lo stesso nome e altri imprenditori coinvolti
Due figure dal nome identico ma distinte per età, Aniello Vanacore, uno di trent’anni e l’altro di trentadue, risultano anche loro coinvolti: si tratta di professionisti attivi nel settore dei lavori pubblici, ritenuti vicini al gruppo di potere che faceva capo a Coppola. Insieme a loro risultano iscritti nel registro degli indagati anche Raffaele Guarino, Alessandro Di Domenico, Gennaro Esposito e Vincenzo Rescigno, nomi legati all’ambiente imprenditoriale e tecnico della Penisola sorrentina.
Un sistema trasversale tra turismo, infrastrutture e servizi
L’inchiesta si estende in modo trasversale su diversi settori dell’attività comunale: non si parla solo di eventi culturali e turismo, ma anche di lavori infrastrutturali, come la fornitura delle panchine smart, l’adeguamento tecnologico del teatro Tasso, la riqualificazione dell’area eliportuale, il recupero di un centro per anziani in stato di degrado e la realizzazione del nuovo impianto di illuminazione cittadino. Ogni intervento pubblico di rilievo, negli ultimi anni, potrebbe essere stato oggetto di interferenze, aggiustamenti o pilotaggi, secondo le accuse.
Un’associazione “di comodo” come chiave del sistema
La chiave del sistema, secondo gli inquirenti, era proprio l’associazione culturale “di comodo” utilizzata come canale privilegiato per ottenere fondi, con l’apparente regolarità formale degli affidamenti diretti, ma con la sostanza di un conflitto d’interessi mascherato, in cui gli stessi amministratori comunali avrebbero deciso di finanziare un ente da loro stessi controllato.
Un’indagine destinata ad allargarsi
L’indagine, che ha già scosso profondamente il tessuto politico e sociale della città, è solo all’inizio della sua fase più delicata. L’analisi dei materiali sequestrati potrebbe portare alla scoperta di nuovi episodi, e già si parla della possibilità di ulteriori sviluppi investigativi e nuove iscrizioni nel registro degli indagati. Gli investigatori stanno ricostruendo le movimentazioni di denaro, gli scambi di comunicazioni, e i flussi di decisioni che hanno portato all’approvazione e alla gestione di numerosi progetti finanziati con fondi pubblici.
Una città sotto choc in attesa della verità
Sorrento, una delle perle del turismo italiano, si ritrova ora al centro di un’inchiesta che getta ombre pesanti sulla gestione della cosa pubblica. In città cresce lo sconcerto tra i cittadini, mentre il Comune tace e l’intera amministrazione è ora sospesa in un clima di attesa e incertezza. L’eco giudiziaria di questa inchiesta è destinata a farsi sentire a lungo. E mentre la magistratura prosegue il suo lavoro, la città aspetta risposte e chiarezza.