Undici anni e otto mesi di reclusione: questa la nuova pena stabilita per Emanuele Civita, oggi 21enne, condannato dalla Corte di Appello di Napoli per il raid armato del maggio 2023 a Sant’Anastasia. La sentenza esclude la premeditazione e la detenzione dell’arma, riducendo così la condanna inflitta in primo grado nel luglio 2024, che era di 14 anni.
Durante quella serata di primavera, Civita, insieme a un minorenne, partecipò a una “stesa” in pieno centro, aprendo il fuoco in modo indiscriminato. A rimanere ferita, fortunatamente solo di striscio alla testa, fu una bambina di 10 anni. I colpi raggiunsero anche i suoi genitori, mentre il fratellino più piccolo uscì miracolosamente illeso. L’intera scena fu ripresa dalle telecamere di videosorveglianza.
Civita era stato riconosciuto colpevole di tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso.
“Siamo in attesa di conoscere il contenuto delle motivazioni, ma ci riteniamo più che soddisfatti per la sostanziale conferma dell’impianto accusatorio che ribadisce la correttezza della configurazione giuridica sostenuta dal primo giudice – commenta l’avvocato Roberto Russo, legale della famiglia della bimba – e, dunque, della sussistenza in capo al Civita della volontà omicidiaria, sebbene nella forma del tentativo”.
Anche la Fondazione Polis si è costituita parte civile nel processo. Ad accompagnare in aula i familiari della piccola vittima è stata un’équipe multidisciplinare della stessa fondazione, presente durante l’udienza dinnanzi ai giudici della prima sezione della Corte di Appello di Napoli.
Sarah Riera