In questi ultimi giorni il Teatro San Francesco di Paola di Scafati, ha ospitato l’ultimo lavoro della compagnia Medea che ha rappresentato un lavoro di Annibale Ruccello, attore e commediografo stabiese che ha lasciato la sua vita a soli 30 anni.

La regista Bina Balzano, ha avuto la forza di chi crede che fare teatro non significa solo portare risate e situazioni paradossali, ma anche invitare gli spettatori alla critica ed ad un ragionamento più profondo.

Ambientata nel 1870 a pochi anni dall’unione con l’Italia, una donna, di antica nobiltà borbonica si rinchiude nel suo letto, rifiutando di partecipare a questa nuova entità linguistica ed amorfa che tanto odia. Vive con la parente, cugina e con lei sfoga le sue acidità e pettegolezzi.

A far visita alle due, c’è il curato che porta loro la cultura e la tante ciance che servono al prevosto da copertura alla sua relazione con la serva. Ma tutto viene rivoluzionato dall’arrivo di un giovane di bell’aspetto che porta scompiglio nelle menti (e non solo le menti) di tutti quanti.

Non vi narro il finale che rivedrete in altre situazioni, ma posso assicurarvi che esso è molto sopra le righe e coraggiosamente la regista ha saputo creare un ricco pathos con la presenza di Clotilde, Anna Vitiello, Gesualda, Leonilde Mellone, Don Catello, Enrico Castellano e Ferdinando, Angelo Pepe, da consumati attori hanno perfettamente dato il senso reale alle scene.

 

Il teatro è la parodia della vita ed in esso si cela ogni cosa… non tutto è armonia e suoni d’arpa, ma anche i rumori molesti fanno parte di quella storia momentanea che è il nostro vivere.

Ernesto Limito

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano