Napoli eterna, #AG4IN: il quarto scudetto è un atto d’amore

"Chi vince scrive la storia, gli altri la leggono", aveva detto. E oggi questa frase campeggia sugli striscioni dei tifosi come una profezia compiuta, un mantra che sa di rivalsa

La festa esplosa al Maradona – e ben oltre i confini campani – alle 22:48 della notte scorsa ci parla di qualcosa che va al di là di numeri, statistiche, gol e cartellini. Il Napoli di Antonio Conte risorge dalle ceneri dopo una stagione disastrosa e lo fa all’insegna della determinazione e della resilienza, a discapito di qualsiasi ostacolo.

Dalle ceneri alla gloria: il Napoli di Conte “scrive la storia”

Il quarto scudetto del Napoli non è solo un titolo: è una parabola. È il riscatto di una città, di una squadra, di un popolo che aveva visto dissolversi in pochi mesi i sogni cuciti addosso solo un anno prima. È un urlo liberatorio, partorito dal ventre della frustrazione e trasformato in gloria.

Dopo l’anno nero seguito al trionfo del 2023, il Napoli sembrava destinato a sprofondare nell’anonimato. Un campionato da dimenticare, cambi di panchina, frizioni interne, tifosi smarriti. Poi, la svolta: Antonio Conte. Il tecnico leccese, con il piglio del condottiero e la fame del vincente, ha ricostruito non solo una squadra, ma una mentalità. “Chi vince scrive la storia, gli altri la leggono“, aveva detto. E oggi questa frase campeggia sugli striscioni dei tifosi come una profezia compiuta, un mantra che sa di rivalsa.

Napoli: il valore simbolico del quarto scudetto

Simboli di questa cavalcata ne troviamo ovunque, come perle sparse in una sceneggiatura che sa di epica. Il primo segnale arriva presto, con il match Napoli-Bologna e il gol di Giovanni Di Lorenzo. Dopo settimane segnate da polemiche e voci di un possibile addio, è arrivato quello che sarà non un semplice gol, ma un messaggio potente. Mano sul cuore, il capitano risponde sul campo, con la fascia stretta al braccio e lo sguardo dritto davanti a sé. Di Lorenzo rimane e sarà decisivo.

E poi c’è Giovanni Simeone. In un’epoca in cui si parla quasi solo di statistiche, minutaggio e plusvalenze, il Cholito ci ha ricordato che il calcio è ancora – profondamente – una questione di cuore. Il colpo di testa da terra contro la Juventus è diventato simbolo di un attaccamento che non si misura coi numeri. È il gesto di chi gioca per la maglia, per la gente, per il gruppo. E proprio per questo vale più di un gol.

In questo mosaico non può mancare Scott McTominay, ribattezzato “McFratm” dal popolo azzurro: lo scozzese si è calato con entusiasmo e spirito nella napoletanità, abbracciandone lingua, colori e passione. Le sue interviste, i suoi post social con “jamme ja” e i suoi recuperi a centrocampo lo hanno reso un beniamino inatteso. McFratm non è solo un soprannome, è un simbolo di integrazione emotiva cui non tutte le piazze possono aspirare.

E mentre Napoli esplode di gioia, anche da lontano arriva l’eco del calore degli ex eroi. Marek Hamsik, Dries Mertens, Ezequiel Lavezzi, Edinson Cavani: i volti amati di un’epoca che ha sfiorato la gloria senza afferrarla appieno. Oggi festeggiano da lontano, postano messaggi colmi di orgoglio, si sentono – e sono – parte di questo traguardo. Perché questo #AG4IN è anche loro, come eredità morale di battaglie che hanno preparato il terreno: nessuno li ha dimenticati e loro non hanno dimenticato Napoli.

Questo scudetto, il quarto, assume così un valore quasi mistico. Non è solo il trionfo di una squadra tornata grande, ma la conferma che il calcio a Napoli è qualcosa che travalica lo sport. È destino, fede, battaglia e arte. Un ciclo che sembrava chiuso si riapre con rinnovato vigore, lasciando intendere che il meglio, forse, deve ancora venire.

Balla, Napoli: la storia, #AG4IN, l’hai davvero scritta tu.

Anna Rega

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