Ottaviano, gli studenti del Liceo Diaz in prima linea contro la violenza sulle donne

Un grido silenzioso ma potente si leva dai banchi del Liceo Armando Diaz: è quello degli studenti impegnati nel progetto “Zaid Cafè”, laboratorio di giornalismo extra scolastico che li vede protagonisti di una riflessione profonda su tematiche sociali di forte impatto, a partire dalla violenza di genere.

Attraverso articoli, racconti e ricerche, i ragazzi hanno dato voce alle donne vittime di femminicidio, mettendo “nero su bianco” storie spesso dimenticate ma ancora troppo attuali. Un lavoro intenso che ha attraversato i simboli della memoria come le panchine rosse disseminate nell’hinterland vesuviano: posti vuoti che parlano di assenze, dolore, ma anche di consapevolezza e impegno.

All’ingresso di entrambe le sedi dell’istituto, due panchine rosse campeggiano come monito quotidiano e luogo di riflessione per gli studenti. “Un gesto semplice ma potentissimo – scrivono i ragazzi – che porta il messaggio di rispetto e consapevolezza direttamente tra i giovani, educando ogni giorno al valore della vita e alla condanna di ogni forma di violenza”.

Dalle storie di Enza Avino a Terzigno a quella di Melania Rea a Somma Vesuviana, gli studenti hanno tracciato un viaggio nel dolore ma anche nella resilienza, raccogliendo dati, testimonianze e riflessioni che sono diventati contenuto per gli articoli del progetto. “Il rosso – aggiungono – nei paesi vesuviani non è solo il colore dell’allerta: è il grido silenzioso di una rete di memoria, denuncia e rinascita”.

Il progetto, fortemente voluto dalla dirigente scolastica Fabiana Esposito, non si limita solo al femminicidio. I ragazzi del “Zaid Cafè” hanno affrontato anche il tema dello sport come strumento di inclusione e rispetto delle regole, partendo dai festeggiamenti per il quarto scudetto del Napoli, e si sono interrogati sulla presenza e il significato dei murales e delle scritte che campeggiano sui muri della scuola e nei bagni, trasformandoli da sfoghi anonimi a specchi di una generazione che cerca di farsi ascoltare.

Un’esperienza formativa che unisce scrittura, impegno civile e creatività, e che dimostra quanto la scuola possa essere un presidio di legalità, cultura e coscienza critica. “Le panchine rosse – concludono i ragazzi – sono molto più di arredi urbani: sono segni visibili di una comunità che sceglie di non voltarsi dall’altra parte”.

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