Un trolley con dentro 320mila euro in contanti, una Ferrari, una Mercedes da 88mila euro, tre moto di grossa cilindrata (Harley Davidson, Benelli e Honda), una casa nel centro storico di Sorrento del valore di mezzo milione di euro, locali commerciali a Napoli in piazza Amedeo, e una sfilza di polizze assicurative: è questo il tesoro finito sotto sequestro nell’ambito dell’inchiesta che ha smascherato un vasto sistema criminale legato al business dei permessi di soggiorno per extracomunitari.

A condurre l’operazione è stata la Procura di Napoli, che ha disposto sequestri preventivi su beni mobili e immobili sospettati di essere stati acquistati con i proventi illeciti dell’organizzazione. Ora spetta agli investigatori ricostruire i flussi di denaro e accertare l’origine dei capitali.

L’inchiesta, scoppiata martedì mattina, ha messo a nudo un meccanismo rodato attivo dal 2022 a oggi: sfruttando i cosiddetti “click-day” sul portale dello Sportello Unico per l’Immigrazione (SUI), la banda inseriva domande di lavoro fittizie in cambio di fino a 10mila euro per ogni pratica, utilizzando identità digitali di imprenditori compiacenti. In totale, sono circa 4.000 le istanze sospette.

A capo del sistema ci sarebbero stati tre avvocati molto noti a San Giuseppe Vesuviano e Ottaviano: Vincenzo Sangiovanni, Aniello Annunziata e Gaetano Cola, tutti destinatari di arresto in carcere. Stessa sorte per altri esponenti dell’organizzazione, tra cui Roberto Lombardo, Autilia Mirando, Mario Casillo, Gennaro Esposito, Santolo Di Genua, Towhid Kamal Mohammad e Nicola Mariano Boccia.

Sono invece finiti agli arresti domiciliari altri nomi coinvolti, tra cui Melanie Seeber, Rosita Catapano, Giuseppe Menzione, Ripon Abdur Razzak, Saiful Md, Fabrizio Cerrone, e molti altri. Il gip ha inoltre disposto obblighi di firma per ulteriori 13 indagati.

L’attività della rete era così redditizia da attirare persino l’interesse della camorra. In particolare, sarebbe stato il clan Fabbrocino, attivo proprio in quell’area del vesuviano, a puntare l’attenzione sull’affare, segno dell’enorme capacità di generare profitti dell’organizzazione.

In totale, sono 45 le misure cautelari notificate, in quella che si profila come una delle operazioni giudiziarie più rilevanti nella lotta al traffico illecito di permessi di soggiorno.

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