In un’epoca in cui la difesa della legalità si articola su più fronti, dalla cronaca giudiziaria alla narrativa, Giovanni Taranto si conferma figura di spicco e punto di riferimento. Il giornalista e scrittore oplontino è stato insignito del prestigioso premio per l’impegno antimafia nell’ambito dell’edizione 2025 del “Memoriale delle Vittime innocenti della Criminalità “. La cerimonia, svoltasi presso la Casa Circondariale di Secondigliano “Paolo Mandato”, ha celebrato il suo quarantennale impegno nel contrasto alla criminalità organizzata, una battaglia condotta con determinazione nonostante minacce e intimidazioni. Taranto, la cui incolumità ha più volte richiesto protezione statale per minacce, aggressioni e l’invio di proiettili, non ha mai derogato dalla diffusione dei valori della legalità attraverso ogni forma espressiva.
Un evento per onorare le vittime della criminalità organizzata
L’evento, promosso dall’ASD Meridies Onlus e ideato dall’ASD Vip Center , è stato un momento di profonda riflessione e un tributo commosso a molte figure che hanno sacrificato la vita nella lotta al crimine organizzato, come il giornalista Giancarlo Siani e Giuseppe Salvia, vicedirettore del carcere di Poggioreale, assassinato per volere di Raffaele Cutolo. L’omaggio a Siani è stato particolarmente toccante, poiché Taranto era appena rientrato dal Friuli Venezia Giulia, dove aveva contribuito all’organizzazione di eventi commemorativi per il quarantennale dell’omicidio del collega, ucciso dal clan mafioso dei Nuvoletta di Marano. Siani e Taranto, legati da amicizia e comune vocazione per la cronaca d’inchiesta, hanno battuto per alcuni anni le stesse zone di Torre Annunziata e dintorni, seppur per testate differenti, condividendo la difficile trincea della verità in un territorio complesso. Il cronista napoletano ucciso il 23 settembre 1995 era stato recentemente ricordato anche all’Università di Udine e al Festival Nazionale del Giornalismo d’Inchiesta a Ronchi dei Legionari.
Il premio e il progetto di rieducazione in carcere
Taranto ha voluto dedicare il premio a “tutti i cronisti vittime di pressioni e violenza di ogni genere”, esprimendo profonda gratitudine alla dottoressa Lina De Cesare, Direttore della UOC Riabilitazione della ASL Napoli 1, “motore e artefice dell’iniziativa”. La giornata ha segnato anche la conclusione del progetto “Gestire la forza – Guardare alla vita” , un’iniziativa promossa da ASD Meridies Onlus nell’ambito del piano nazionale per lo sport in carcere del Ministero per lo Sport, con il sostegno di Sport e Salute. Attraverso lezioni di arti marziali tenute dal Maestro di Ju-Jitsu Salvatore Izzi, il progetto ha coinvolto numerosi detenuti di Secondigliano, promuovendo percorsi di rieducazione, rispetto e rinascita.
Il sostegno delle autorità istituzionali
La presenza di numerose autorità, tra cui Antonio De Iesu (Assessore alla Polizia Municipale e Legalità di Napoli), Emanuela Ferrante (Assessore allo Sport e Pari Opportunità), Lucia Castellano (Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria), il Generale Giovanni Adamo (Vice Comandante Interregionale Carabinieri “Ogaden” di Napoli), Antonella Palumbo (Dirigente del Commissariato Secondigliano), Giulia Russo (Direttore del penitenziario di Secondigliano), Francesca Merenda (coordinatrice Campania Sport e Salute), Giancarlo Carosella (Consigliere Nazionale ASI) e Carmela Rescigno (consigliere regionale e Presidente della Commissione Regionale Speciale Anticamorra e Beni Confiscati), ha sottolineato il sostegno istituzionale ai valori della legalità.
Un messaggio di memoria e impegno quotidiano
“Fare memoria è importante,” ha ribadito il giornalista al termine della cerimonia a Secondigliano, “Ma costruire la legalità giorno per giorno è un dovere. Di tutti”. Un messaggio incisivo che permea ogni aspetto del suo impegno, dalla cronaca d’inchiesta alla narrativa, al teatro e al video, in una costante battaglia per la giustizia e la verità.
L’impegno sul territorio e nella lotta alla camorra
L’impegno di Taranto, nel tempo, si è esteso concretamente al tessuto sociale del suo territorio. Per diversi anni, ha ricoperto il ruolo di presidente dell’Osservatorio Anticamorra di Torre Annunziata, in periodi particolarmente critici per la presenza della criminalità organizzata. In questa veste, ha operato attivamente per monitorare e denunciare le infiltrazioni camorristiche, contribuendo a mantenere alta l’attenzione sul fenomeno. Parallelamente, ha collaborato fattivamente con il presidio oplontino dell’associazione antimafia Libera, dimostrando una partecipazione diretta alle iniziative di sensibilizzazione e contrasto alle mafie. Il suo impegno sul campo si è manifestato anche nel suo ruolo di “operativo” dell’Associazione Nazionale Carabinieri (sezione di Pompei), coinvolto in servizi di sicurezza e controllo del territorio, anche all’interno degli Scavi di Pompei.
Taranto scrittore: legalità e narrativa
L’attività di Giovanni Taranto non si esaurisce nella cronaca e nell’investigazione giornalistica. È anche un prolifico romanziere giallo, con opere edite da Avagliano che vanno oltre il semplice intrattenimento. Questi libri sono potenti veicoli per la divulgazione dei concetti di legalità e per l’analisi dei complessi meccanismi del crimine organizzato. La loro risonanza è tale che sono stati adottati in Senato, presenti nelle biblioteche universitarie di Harvard e Princeton, e hanno ricevuto encomi dall’ONU e dal Consiglio Superiore della Magistratura italiano.
L’eredità letteraria e i paragoni con Michele Prisco
Critici ed esponenti della cultura hanno più volte individuato in Taranto un “erede di Michele Prisco”. Un accostamento non casuale: Michele Prisco (1920-2003), anche lui di Torre Annunziata, è stato un insigne scrittore e giornalista, celebre per la sua profonda indagine sulla borghesia e sulla vita provinciale napoletana. Vincitore del Premio Strega nel 1966 con “Una spirale di nebbia”, Prisco credeva che il ruolo dello scrittore fosse quello di spingere il lettore a interrogarsi su sé stesso e sul proprio destino, senza offrire soluzioni facili. Entrambi gli autori usano la parola come bisturi per illuminare le pieghe più recondite della società e della psiche umana. Taranto ha commentato tali paragoni dicendosi lusingato, ma ribadendo di avere ancora molta strada da percorrere.
La serie del Capitano Mariani e i riconoscimenti
La fortunata serie di Taranto, incentrata sulle indagini del Capitano Mariani (Avagliano editore), include successi come “La fiamma spezzata”, “Requiem sull’ottava nota” e “Mala fede”. “Mala fede”, che ha concluso la prima trilogia, è ambientato nella Napoli e nel Vesuviano degli anni ’90 e si addentra nel torbido mondo del satanismo e delle perverse connessioni tra mafie e religione, culminando in un furto sacrilego al santuario di Pompei. Il romanzo ha ricevuto il “Premio Nazionale Aghinolfi” per la letteratura, un riconoscimento al suo contributo nella promozione del territorio e nell’impegno letterario contro il crimine organizzato. “Requiem sull’ottava nota” ha trionfato al Festival del Giallo di Napoli, aggiudicandosi il Premio Mysstery nel 2023, ed è stato adottato per un progetto di lettura presso l’Istituto Penale Minorile di Nisida. Carlo Lucarelli ha definito il Capitano Mariani non un semplice detective, ma un “uomo che cerca”: inquieto, appassionato e tenace, capace di far luce sulla complessa realtà criminale. Taranto, che fa parte del “Collettivo scrittori campani del giallo e del crime” insieme a nomi come Maurizio de Giovanni, impiega la narrazione come “zucchero su una pillola amara”, rendendo accessibili temi complessi e dolorosi.
Nuovi progetti narrativi e protagonisti in arrivo
Il suo mondo narrativo è in continua evoluzione. Un quarto romanzo sul Capitano Mariani è atteso nei prossimi mesi, e un nuovo protagonista ha fatto il suo debutto al Festival del Giallo di Napoli: il Commissario Franco Palumbo. Palumbo si dedica ai “cold case” della Napoli e del Vesuviano degli anni ’70, con il suo primo caso, “Il piano perfetto”, incluso nell’antologia “Il segno rosso del crimine – Nove storie maledette” (Gialli.it). L’originalità e il valore delle sue opere gli hanno valso l’inclusione nella “Storia del giallo a Napoli” (Homo Scrivens) come uno dei più recenti ed eminenti esponenti del genere in Campania e in Italia.
Pasquale Cirillo