Erano le 19:10 di mercoledì 25 giugno 2025 quando una violenta esplosione ha sconvolto la quiete del centro storico di Napoli. In via Peppino De Filippo, traversa di via Foria, un boato ha scosso l’intero quartiere. La deflagrazione, che secondo le prime ricostruzioni sarebbe stata causata da una fuga di gas, ha distrutto il piano terra di un edificio, provocando il crollo del solaio del primo piano e danneggiando gravemente anche alcune strutture adiacenti, tra cui il noto ristorante “’A figlia d’o Marenaro”.
Il bilancio è drammatico: Giovanni Scala, 57 anni, è morto nel locale andato distrutto. Il suo corpo è stato estratto solo intorno alle 22, dopo ore di ricerche disperate tra le macerie. Altre quattro persone sono rimaste ferite, tra cui una donna, Rita N., precipitata dal primo piano dopo il crollo del pavimento: è stata ricoverata in codice rosso all’ospedale Pellegrini. Le sue condizioni sono gravi, ma secondo i medici non sarebbe in pericolo di vita.
Le indagini: sequestro della salma e documenti edilizi al vaglio
La Procura della Repubblica di Napoli ha aperto un’inchiesta per fare piena luce sulle cause dell’esplosione. Il fascicolo è coordinato dalla sostituta procuratrice Federica D’Amodio, che ha delegato alla polizia giudiziaria una serie di accertamenti. Tra le prime mosse investigative: il sequestro della salma di Giovanni Scala in vista dell’autopsia e la raccolta delle licenze edilizie, della documentazione sulla stabilità dell’edificio e su eventuali lavori di ristrutturazione. Gli investigatori stanno inoltre ascoltando testimoni oculari e persone informate sui fatti.
Sul posto sono intervenuti vigili del fuoco, carabinieri, polizia, 118 e polizia municipale. Le attività di soccorso sono state coordinate dalla Prefettura di Napoli, che ha attivato il Centro Coordinamento Soccorsi presso la Sala di Protezione Civile. Lo stesso prefetto Michele di Bari ha voluto esprimere il proprio cordoglio: «Il mio primo pensiero va alla famiglia della persona deceduta e a quelle ferite. È il momento del dolore, spero che la magistratura accerti le cause. Non c’è da dire altro, solo stare vicino alle famiglie».
Dubbi sull’origine dell’esplosione: bombole di gas o altro?
L’ipotesi principale resta quella della fuga di gas, ma restano ancora incerte le modalità con cui essa si sarebbe sviluppata. Inizialmente si è parlato della presenza di bombole all’interno del deposito esploso, ma questa versione è stata smentita da Espedito Scala, cugino della vittima: «Non esistono bombole di gas nel locale, quelle ritrovate sono delle persone che abitavano nel palazzo. Abbiamo avuto dei controlli e abbiamo tutto a norma».
Il deposito devastato si trovava accanto al ristorante “’A figlia d’o Marenaro”, e secondo alcuni testimoni potrebbe essere riconducibile ai titolari del ristorante “Da Corrado”, sito sul lato opposto di via Foria. Lo stesso Giovanni Scala era fratello dello chef di “Da Corrado”, come confermato da una storia pubblicata su Instagram dalla pagina del locale.
Il ricordo del cugino: “Era allegro, solare, lavorava con passione”
A raccontare gli ultimi istanti di vita di Giovanni Scala è ancora il cugino Espedito, visibilmente sconvolto: «Ho visto quando lui ha aperto la porta ed è scoppiato tutto. Non ha capito niente, ma è morto senza soffrire». Quel giorno, ha spiegato, Giovanni non si sentiva bene e aveva pensato di non andare a lavorare. Ma alla fine ha deciso di esserci, come sempre, con dedizione. «Lavorava dalla mattina alla sera: lo faceva con passione. Lui di solito bolliva il polpo e le cozze», ha raccontato.
«Io e lui lavoravamo insieme – ha continuato il parente – potevo esserci anche io in quel momento ma Dio non mi ha voluto, è destino. Mio cugino ha una bellissima famiglia. Ha due figlie e quattro nipoti. Se stava nervoso si faceva una risata e dimenticava tutto: era allegro e solare». Le sue parole hanno colpito il quartiere, che in serata si è stretto intorno alla famiglia della vittima.
Tensione tra ristoratori: rischiata rissa tra due gruppi
Ma alla tragedia si è aggiunto un momento di forte tensione poco dopo le 20, quando due gruppi – legati ai due ristoranti della zona, “’A figlia d’o Marenaro” e “Da Corrado” – sono venuti quasi alle mani. Sotto gli occhi delle forze dell’ordine, già impegnate nei soccorsi, è stato necessario un intervento deciso di polizia, carabinieri e guardia di finanza per evitare che la situazione degenerasse in una rissa. Testimoni hanno udito insulti, minacce di vendetta, e visto alcuni uomini tentare di aggredire fisicamente altri. Resta da chiarire il motivo di questo scontro, esploso mentre ancora si cercava il corpo di Scala sotto le macerie.
Secondo alcune voci di quartiere, la vittima sarebbe il cognato del titolare di “Da Corrado”, ma questo dettaglio non è stato ancora ufficialmente confermato. Quel che è certo è che l’intero quartiere è stato travolto da una giornata drammatica, in cui a una morte terribile si sono aggiunti il dolore dei sopravvissuti, la paura di chi era presente e la rabbia montata tra le parti coinvolte.
Una città ferita: dolore, indagini e attesa per la verità
Napoli si risveglia sconvolta, con un edificio devastato, un noto ristorante danneggiato, un quartiere sotto choc e una famiglia distrutta. Il corpo senza vita di Giovanni Scala, ritrovato tra detriti e calcinacci, rappresenta l’ennesima vittima di una tragedia su cui ora si dovranno concentrare tutte le indagini. Le domande sono ancora molte: si è trattato di una negligenza? Di un errore umano? Di un impianto non a norma? Oppure di un evento imprevedibile?
I magistrati e le forze dell’ordine sono al lavoro per accertare cause e responsabilità. Intanto, la città stringe in un abbraccio la famiglia Scala, tra il dolore per la perdita e la richiesta di giustizia e verità. Nel quartiere, intanto, resta il silenzio e la polvere. E un vuoto difficile da colmare.
Sarah Riera