Le indagini sullo scandalo pedofilia che ha travolto la scuola media Salvati di Scanzano, a Castellammare di Stabia, si sono concluse. La professoressa Veronica Sposito, 38 anni, originaria di Meta di Sorrento, arrestata lo scorso gennaio, è accusata di violenza sessuale aggravata e induzione al compimento di atti sessuali ai danni di sette studenti. I racconti dei minori, confermati in incidente probatorio, sono stati giudicati attendibili dai periti nominati dal tribunale. A breve sarà fissata l’udienza preliminare.
L’inchiesta e le accuse
La Procura di Torre Annunziata, con titolare del fascicolo il pubblico ministero Bianca Maria Colangelo, ha notificato all’ex insegnante l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Secondo l’accusa, la docente avrebbe compiuto ripetuti abusi su sette alunni della scuola. Durante le audizioni protette, i bambini hanno ribadito le accuse già rese in fase investigativa, ritenute dai consulenti tecnici “credibili e coerenti“.
Le prove raccolte
A sostegno dell’impianto accusatorio, gli inquirenti hanno acquisito:
- File audio e chat a contenuto “chiaramente sessuale”, trovati nei telefoni delle vittime e della docente.
- Testimonianze dei genitori, che hanno riferito ai carabinieri quanto confidato dai figli.
- Dichiarazioni di colleghi dell’insegnante, ascoltati dagli investigatori.
Un ruolo importante è attribuito a una chat denominata “La Saletta”, lo stesso nome della stanza della scuola in cui, secondo le indagini, sarebbero avvenuti gli abusi.
Le modalità contestate

Secondo il quadro accusatorio, la docente prelevava i ragazzi durante le ore di lezione, a piccoli gruppi o tutti insieme, con la scusa di aiutarli in alcune materie. La dirigente scolastica ha precisato ai carabinieri che l’unico incarico ufficiale dell’insegnante era il sostegno a un alunno disabile, anch’egli tra le vittime.
Nella “saletta” la professoressa avrebbe intrattenuto discorsi espliciti, fornendo ai ragazzi indicazioni come “dove mettere la lingua quando si baciava” o “dove toccare”. In più occasioni avrebbe detto: “Voi potete fare le cose sporche”, incitando i minori a baciarsi, toccarsi e masturbarsi.
Quando i bambini rifiutavano, sarebbero seguite offese e scenate di gelosia: “Ricchione”, “mi sembri un addurmuto, l’anno scorso eri più sveglio”, “Ti sei trovata la fidanzatina?”, “A te ti brucia che non stai più vinco a me”. Tra le accuse figura anche un episodio di rapporto orale praticato a uno degli studenti.
L’avvio delle indagini
L’inchiesta è iniziata nel novembre 2024, quando, nell’arco di tre giorni, diversi genitori si presentarono dai carabinieri di Castellammare per denunciare i presunti abusi. Pochi giorni dopo l’arresto, la docente fu aggredita all’esterno della scuola da un gruppo di genitori, un episodio che accese i riflettori della cronaca nazionale sull’Istituto del rione Scanzano.
Gli investigatori hanno ascoltato i minori in modalità protetta con il supporto di uno psicologo e hanno sequestrato materiale durante una perquisizione nell’abitazione della professoressa.
Le difese e le parti civili
La professoressa Veronica Sposito, difesa dall’avvocato Francesco Cappiello, si trova in carcere da gennaio. Una richiesta di scarcerazione con trasferimento ai domiciliari fuori regione è stata respinta dal gip Luisa Crasta.
Le famiglie delle vittime sono assistite dagli avvocati Antonio De Martino e Francesco Pucci, che hanno seguito i bambini nelle delicate fasi di ascolto. L’ex docente, che respinge ogni addebito, continua a dichiararsi innocente e afferma di voler difendersi in sede processuale.