Discarica: resa nota l’udienza della Commissione Parlamentare d’Inchiesta

Salta a Boscoreale il consiglio comunale straordinario convocato in sezione d’urgenza venerdì 20 ottobre. Il primo cittadino è stato convocato con fretta dal Prefetto di Napoli, Andrea De Martino, e non è stato reso pubblico il motivo. “Top secret”, afferma scherzosamente Langella in merito.

Nell’ultimo consiglio comunale, è stata presentata una mozione che prevedeva la chiusura e la bonifica della Sari, e il divieto di scarico degli autocompattatori, il sindaco ha firmato un’ordinanza in cui vietava il passaggio dei camion a Boscoreale, per  seguire la stessa via di Auricchio, il sindaco di Terzigno, il quale aveva vietato  il transito degli autocompattatori, a causa dell’inquinamento delle falde acquifere. Tuttavia tra la mozione e l’ordinanza c’è qualche discrepanza e nessuno ha reso noti ai cittadini i motivi reali per cui entrambi i sindaci hanno revocato queste ordinanze.

Di contro fuori l’aula consiliare è stato reso noto un altro documento: l’udienza della Commissione Parlamentare di Inchiesta del 5 ottobre 2010, sulle attività illecite connesse al ciclo rifiuti. A prendere parola sono stati Giovanni Caturano, Comandante del gruppo Carabinieri per la tutela dell’ambiente di Napoli e Nicola Mancuso, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola. È emerso che a discapito di quanto detto dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e l’ex Capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, il termovalorizzatore di Acerra non funziona bene.

Già al momento della sua progettazione, l’impianto era tecnologicamente superato: “si chiedeva specificatamente un tipo di termovalorizzatore- afferma Caturano-, che potesse essere allestito in 300 giorni e che avesse un basso costo di manutenzione”. Prima di avviare il progetto del termovalorizzore, continua: « La Commissione di impatto ambientale del 1999 si espresse in misura contraria anche per l’ubicazione del termovalorizzatore in quella zona: andava a incidere, infatti, in un territorio come quello di Acerra, località Pantano, già provato lungamente dalla presenza della famosa industria delle multifibre. Era quindi una zona già inquinata dal punto di vista ambientale con presenza di diossina nei terreni. Una successiva VIA del 2005, ancora del Ministero, diede il nulla osta alla costruzione impartendo una serie di prescrizioni che, come è noto, furono successivamente superate con l’introduzione del famoso articolo 5 della legge 14 luglio 2008, n. 123, che in buona sostanza superò la valutazione di impatto ambientale stabilita dal Ministero: si decise, infatti, con la chiusura dell’emergenza rifiuti, che per poter superare questo momento storico fosse necessario sorvolare momentaneamente su quelle prescrizioni». Dopo essere stato inaugurato, il termovalorizzatore di Acerra, per un anno ha funzionato bene, ma dagli ultimi controlli effettuati dagli addetti ai lavori, oggi non è così: «Tecnologicamente quell’impianto può bruciare 150.000 tonnellate e bruciarne 600.000 è come utilizzarlo in un anno facendolo lavorare per quattro. Risulta ovvio che il materiale di cui è fatto il camino si consuma e si logora».  Il gruppo Tutela Ambiente è venuto a conoscenza dei fatti a gennaio del 2010.

Per quanto riguarda Terzigno, si è affrontato il problema della camorra e Giovanni Caturano si è espresso così: « Per Terzigno non abbiamo elementi di criminalità organizzata, forse il contrario: la camorra potrebbe avere interesse ad aprire il sito quanto prima perché Terzigno va allestita, bisogna bandire una gara d’appalto, ci sono i lavori di movimento terra, i trasporti dei rifiuti. Si innescano, cioè, tutte quelle note problematiche connesse alla cointeressenza della criminalità organizzata in alcune situazioni, per cui è ovvio che vengono alimentati gli appetiti economici della criminalità. Non mi sento, quindi, di sposare questa tesi, anche se potrei essere smentito domani mattina stessa con un’operazione di servizio. Tuttavia, parlo per esperienza vissuta. Oltretutto, recentemente ho visto in televisione che la DIGOS di Napoli ha rinvenuto delle bottiglie molotov: la camorra non usa molotov, la camorra usa il T4. Secondo l’ipotesi dell’Ufficio DIGOS di Napoli esisteva una presenza di anarco-insurrezionalisti nella zona».

Dalle parole del Procuratore Mancuso invece si evince, per quanto riguarda Acerra che non è possibile seguire approfonditamente le indagini perché: «Il presidio militare che garantisce la sicurezza dell’impianto non consente una facilità di accessi alle forze di polizia e alle convergenti competenze degli enti locali». Per quanto riguarda la gestione, il dott. Mancuso afferma che l’Asia non ha adempito in tutto e per tutto ai suoi doveri, anzi, ha delle gravi colpe e in merito di cava Sari afferma: « La Provincia di Napoli, nella persona del dirigente, ingegnere Celano, è riuscita a entrare e a fare delle verifiche soltanto perché accompagnata da noi nel maggio scorso e ha trovato una serie di inadempienze anche abbastanza gravi e significative per quanto riguarda il pericolo di infiltrazione nel terreno di reflui, di percolati vari e così via. L’azienda ha risposto solo alcune settimane fa, contestando in parte e affermando in altre parti, di avere risolto le questioni sollevate dalla provincia di Napoli». Per quanto riguarda la camorra, come Caturano, Mancuso crede che non c’entri nelle manifestazioni: «Le organizzazioni camorristiche del vesuviano sono ancora camorra vera, camorra degli affari; non in tutta la Campania è più così, certo lo è nel casertano, ma non in tutta la città di Napoli esiste più la camorra vera degli affari, la camorra «alta», se così possiamo chiamarla. Il vesuviano è zona di camorra alta. Questo tipo di organizzazione criminale vuole che il business funzioni, non che si blocchi».

Mancuso, quasi a discorso finito, aggiunge queste parole: « La stessa ASIA che sta gestendo Terzigno e  tutti noi sappiamo – non uso il termine utilizzato dinanzi a un dirigente dell’ASIA – in quale modo, forse vergognoso, gestisce la discarica. Allora, dobbiamo chiederci chi si può attivare da questo punto di vista per comprendere in che modo risolvere il problema così da evitare che i danni siano sempre gli stessi: danni ambientali, inquinamento ambientale e conseguentemente danni alla salute dei cittadini. A questo punto, c’è veramente da chiedersi se eventualmente anche le istituzioni non debbano intervenire, per evitare che avvenga quello che noi tutti sappiamo. Sappiamo, infatti, cosa succede e in che modo vengono gestite certe cose, però purtroppo non si riesce a risolvere il problema[…]. Io spero che di tutto questo non venga a diffondersi notizia nella cittadinanza. Lei sa quale densità di abitanti, insieme ad altri insediamenti produttivi altrettanto inquinanti, vive in quel posto. È, quindi, una situazione che seguiamo con grande preoccupazione». Insomma, dopo le analisi effettuate dai tecnici e queste ultime rivelazioni, si prospettano altri momenti difficili per la popolazione del vesuviano.

Giovanna Sorrentino

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