Uno a uno e tre punti a nessuno. È questo l’epilogo del derby tra Sant’Antonio Abate e Angri, che non si sono spinti oltre al pareggio in un Comunale vuoto per decisione della prefettura. I ragazzi di Esposito cominciano meglio, e si portano più volte in avanti, senza, però, destare particolari preoccupazioni al portiere Salatino. Tuttavia, anche il portiere abatese Comentale è poco impegnato dagli attaccanti grigiorossi. In una partita assai noiosa, a svegliare i giocatori ci pensano più volte l’arbitro Bottari e i suoi assistenti Santoro e Agostini, che con un paio di sviste clamorose, fanno infuriare i dirigenti abatesi presenti in tribuna e in campo. Ma l’episodio che accende il match, si verifica al 36’ del primo tempo: quando ormai le squadre erano già con la testa negli spogliatoi, il direttore di gara giudica fallosa una trattenuta in area di Vitiello, e la punisce con un calcio di rigore. Sul dischetto si presenta Majella: destro alto e palla sulla traversa. Pericolo scampato per i padroni di casa, che stavano per passare in svantaggio alla prima azione offensiva dell’Angri. Il secondo tempo non è diverso dal primo, e le due squadre mantengono ritmi bassi, sfruttando qualche ripartenza. Ma proprio quando il Sant’Antonio Abate cerca di costruire una ripartenza vincente, ad un quarto d’ora dalla fine dell’incontro, D’Aniello si fa rubare palla da Fusco, che, da centrocampo, spedisce la sfera a Incoronato. Il bomber grigiorosso, solo davanti a Comentale, tira con precisione chirurgica e mette la palla in rete.
Il Sant’Antonio ci mette un po’ per riordinare le idee, ma il tempo passa, e si entra nei tre minuti di recupero assegnati dall’arbitro. Al 46’ di gioco, però, esce fuori la grinta giallorossa: l’ennesimo cross da sinistra, trova Ragosta solo in area di rigore. L’attaccante giallorosso non può fallire il colpo, e segna, così, il goal di un insperato pareggio. Grande gioia in campo, soprattutto per l’allenatore Esposito, che è originario e vive tutt’ora ad Angri, ed è stato ex allenatore grigiorosso.
Festa anche per gli Ultras della Curva Sud, che sono davvero sempre presenti. I supporter abatesi, infatti, si sono inventati un modo per sostenere la squadra anche quand’è proibito. Hanno tifato, intonato cori e sparato qualche fumogeno da un muretto privato che da’ sul campo, non facendo mancare il loro apporto nemmeno in una partita a porte chiuse. Un plauso, quindi, ai tifosi abatesi, che si sono comportati brillantemente, non facendo nemmeno avvicinare le forze dell’ordine alla loro postazione. Qualche elogio in meno và al Sant’Antonio Abate e all’Angri, che non hanno mostrato un buon gioco, e hanno reso la partita piuttosto soporifera. Dalle due squadre, entrambe reduci da due importanti vittorie, si ci aspettava qualcosa di più, per confermare ciò che di buono è stato fatto domenica scorsa. Nessun plauso, ma solo tanti fischi, alla prefettura, che, come succede da ormai cinque anni, ha dato ordine di giocare l’incontro a porte chiuse. Una partita di calcio è un momento di incontro, è lo stare insieme, anche se si è di due diverse fedi calcistiche, prendersi scherzosamente in giro, ed incitare ognuno la sua squadra, senza infierire sull’altra. La prefettura dice di aver deciso ciò al fine di evitare scontri tra due tifoserie non molto amiche, per non ripetere dei barbari episodi avvenuti cinque anni fa. Ma come si può stabilire la maturità di un gruppo di tifo organizzato se non gli si dà la possibilità di dimostrare ciò che è ora, dopo cinque anni? E come si può definire il calcio strumento di incontro se gli incontri tra due tifoserie vengono vietati?
Aspettando una risposta per il prossimo anni, ci auguriamo che almeno il Sant’Antonio Abate continui a far sognare la sua splendida tifoseria.
Feliciana Mascolo