San Giorgio a Cremano: una città nella morsa del crimine

C’era una volta un’isola felice…Potrebbe essere l’incipit di una bella favola da raccontare ai bambini se non fosse che tale isola innanzitutto non esiste e che la realtà è ben peggiore della fantasia. Un gioielliere sparato ad una gamba davanti al suo negozio in un tentativo di rapina; un giovane appena 18enne gambizzato per uno sguardo di troppo ed ora anche due uomini trucidati barbaramente nei pressi dell’autofficina di uno dei due. Benvenuti a San Giorgio a Cremano, città alle falde del Vesuvio, che diede i natali ad artisti come Alighiero Noschese e Massimo Troisi, famosa per il prestigioso premio a quest’ultimo dedicato, ma che in quest’ultimo mese è balzata agli onori della cronaca, soprattutto nera. Era dal novembre 2007 che a San Giorgio non si sparava per uccidere. L’ultimo ammazzato è stato Giuseppe Corrao, detto “Peppe ‘o pellettiere”, pluripregiudicato e braccio destro del giovane boss Roberto Mazzarella, giustiziato dai killer con diverse pallottole al volto. Per San Giorgio pare che l’illusione sia finita. Sino a pochi anni fa la cittadina era considerata tra le più rinomate dell’area vesuviana, invidiata per la sua tranquillità e vivibilità. Ora qualcosa è cambiato. L’aria che si respira si è fatta pesante. San Giorgio è di colpo piombata nella paura. Tra i suoi abitanti serpeggia l’insicurezza se non addirittura il terrore. Da via Manzoni a piazza Municipio l’atmosfera è greve, la cittadinanza è sconvolta, gli sguardi sono bassi, segno che, questa volta, i killer hanno colpito una città intera. Per una città abituata, assuefatta alla criminalità, al centro del fatidico “triangolo delle Bermude” rappresentato da San Giovanni, Barra e Ponticelli, ciò che è accaduto la scorsa settimana in via San Giorgio vecchio è veramente troppo. Il commento è unanime: «Non si ammazza così la gente per bene». Dopo quest’ultimo fatto di sangue il finto equilibrio della “città tranquilla” si è così dissolto rendendo San Giorgio a Cremano una città da Far West. Eppure, negli anni, di tentativi per costruire una identità di città “normale” ne sono stati fatti: San Giorgio è da tempo “città dei bambini”, le iniziative culturali intorno alle Ville vesuviane si sono moltiplicati con il recupero di spazi, è nato persino un giardino ispirato alle filosofie del benessere. Ma tutto questo non è bastato. In una città che conta migliaia di esercizi commerciali e piccole imprese non esiste uno sportello antiracket ed antiusura come, invece, nelle vicine Portici, Ercolano, Torre del Greco. Un altro segno della mancanza di una coscienza civile? «A San Giorgio il problema della criminalità esiste come in tutte le città dell’hinterland napoletano – spiega il sindaco, Domenico Giorgiano – tuttavia è meno accentuato rispetto ad altre località. E’ evidente come molti dei nostri problemi siano legati a vicende proprie di territori limitrofi perché il controllo da parte delle forze dell’ordine delle dinamiche malavitose interne al nostro territorio è totale. Basti pensare che le associazioni di categoria non ci hanno mai richiesto l’apertura di sportelli antiracket ritenendo che le priorità fossero altre. Questo non vuol dire, però – conclude Giorgiano – che dobbiamo abbassare la guardia. Il nostro impegno per la legalità resta massimo e discuteremo di nuove misure da prendere nel prossimo tavolo straordinario sulla sicurezza col prefetto, il prossimo 28 gennaio».

Claudio Di Paola

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