“Spendere i soldi a disposizione dei beni culturali è possibile. E i fondi rimasti nei cassetti non sono persi. Non riuscire ad utilizzarli è una colpa gravissima sulla quale non bisogna cercare attenuanti. C’è una lentezza esasperante che dovremmo correggere con procedure più snelle, per esempio dal punto di vista legislastivo cercherò di portare a 1,5 milioni la soglia degli appalti.E poi ci sono le carenze di personale, abbiamo 38 posizioni di vertice ad interim, importanti figure capaci di unire competenze gestionali, scientifiche e di storia dell’arte”. A dirlo, in un’intervista al ‘Sole 24 Ore’, è il ministro per le Attività Culturali Giancarlo Galan, rispondendo alle critiche sull’incapacità di molte Soprintendenze a spendere le risorse di cui dispongono. “Non considero – ha spiegato il ministro – persi i soldi non ancora utilizzati ed è un delitto non usare i finanziamenti a disposizione, certo possiamo dare una priorità agli interventi.Penso prima a Pompei per la quale vi sono due candidature di finanziamento, poi a Firenze e all’appalto per gli Uffizi e ancora a Venezia alla Galleria dell’Accademia. Certo chi lavora con i beni culturali difficilmente andrà in pareggio e lo Stato ha un ruolo fondamentale nella tutela. Ma perché intorno a Pompei non c’è un albergo o un ristorante degni di questo nome?”. Nel mirino di Galan finiscono, poi, le contabilità speciali: “Credo siano troppe, – ha concluso il ministro – ma sto studiando il problema. In ogni caso bisognerà trovare il modo di spendere i soldi e attrarre anche quelli dei privati con una legge che favorisca le donazioni private. Bisogna instillare nella mente della gente e dei governanti che il patrimonio culturale è l’eredità italiana più importante di tre millenni”.