Tempo fa ho letto da qualche parte che la vera e bella musica non è solo quella che ascoltiamo sui grandi e luminosi palchi, ma anche e soprattutto quella che nasce nel buio delle cantine. La scoperta dei Fret End mi ha riportato alla mente questa frase e, conoscendoli attraverso le loro parole e la loro musica, ho pensato che sono davvero tanti i musicisti non noti che meriterebbero molto più del buio dei loro rifugi insonorizzati.
Pasquale ed Enzo amano la musica come fosse parte di sé e vivono di essa realizzando, nota dopo nota, eventi live in vari pub dove il country blues ben si sposa col pubblico che li segue. Amanti della musica fin dai tempi dell’adolescenza, fanno delle loro corde il solo tramite per regalare emozioni. Voce, chitarre e passione. Si ritengono fortunati perché, malgrado una vita faticosa a metà fra Doctor Jeckyll e Mr Hyde, di giorno in ufficio e di notte nei pub – come dice Pasquale, voce e chitarra del duo – suonano la musica che portano nel cuore e, coi tempi che corrono, riuscire a fare ciò che realmente si ama non è cosa da poco.
Fret End, come è possibile leggere sul vostro band profile di facebook (http://www.facebook.com/#!/pages/Fret-End/138886579521180), è una delle ultime operazioni che il liutaio compie su una chitarra prima di montare le corde, imballarla e affidarla al suo imprevedibile destino. Ciò che determina il “feel” dello strumento e che contribuisce in maniera determinante a creare il legame unico tra chitarrista e chitarra. Scelta impegnativa se in tal caso le chitarre, imballate e consegnate, hanno identità precisa quale Pasquale Cerullo ed Enzo de Novellis. Come nasce la vostra collaborazione e la vostra passione per la chitarra?
“L’incontro è stato casuale. – spiega Pasquale. Nel periodo in cui ci conoscemmo mi occupavo della direzione artistica di un programma radiofonico, del quale volevo proporre ad Enzo la conduzione. Un programma in cui lui, chitarra alla mano, avrebbe raccontato, tra parole e fraseggi, il meglio dei miti del rock anni ’70 e ’80. L’idea del programma non è mai andata in porto, ma quella sera ci siamo intesi al volo e, senza troppe chiacchiere, scelti per collaborare musicalmente. La passione per la chitarra, invece, inizia nel 1985. Un compagno di classe studiava chitarra acustica e suonava il fingerpicking (letteralmente “pizzicare con le dita”, ndr) tipico del blues del Mississipi. Ricordo che mi incantavo nel sentirlo suonare. Dopo mesi di atroci risparmi, mi decisi al grande passo. Trascorsi quattro ore nel negozio di strumenti musicali e tornai a casa con un pessimo pezzo di legno. Ma fu subito amore! Cominciai a registrare qualche pezzo, in cui arpeggiavo miseramente e cantavo In the air tonight di Phil Collins. Lo feci poi ascoltare al mio compagno di classe che aveva un piccolo gruppo rock e da allora non ho più smesso.” Enzo, o più brevemente En, come preferisce firmarsi qualora brevi pensieri scritti accompagnano i suoi pezzi più personali, ricorda, invece, che la sua passione per la chitarra nasce forse per gioco. “Attraverso una fotografia di Kee Marcello che avevo sotto gli occhi continuamente; e pensare che da piccolo avevo il terrore delle corde di una chitarra. Ormai la paura è passata da 23 anni, anzi chi ora ha paura è il mio portafogli!” E sorride, pensando al numero di chitarre che possiede, come fossero prolungamenti sonori delle sue stesse mani.
Entrambi siete di Aversa, in provincia di Caserta. Entrambi lavorate in campi diversi da quelli prettamente legati all’ambito musicale. Enzo è un geologo-vulcanologo e Pasquale dirige un’agenzia di spedizioni. Eppure entrambi decidete di dedicare il vostro tempo libero alla musica. Cosa spinge, oltre la forte passione per quelle corde, due uomini quotidianamente impegnati a dedicarsi, con tanta professionalità e risolutezza, alla realizzazione di live?
“Suonare in pubblico è l’emozione più grande per un musicista. Per chi, come noi, non svolge tale attività come professione, ti assicuro che non è facile gestire una vita stile Doctor Jeckyll e Mr Hide, di giorno in ufficio e di notte nei pub. Ma la gioia di suonare dal vivo la musica che ti sta nel cuore non ha prezzo. È come un qualcosa che ti appartiene da sempre. O ce l’hai o non ce l’hai. Preparare il repertorio e suonarlo in maniera professionale, poi, è tassativo. Non si gode se non si fanno le cose per bene, soprattutto per il tipo di musica che proponiamo: il country blues. Io ed Enzo passiamo ore ad organizzare le parti e a provare. È stancante, però, poi, quando sei lì sul palco o nell’angolo di un pub e inizi a suonare passa tutto; ti prende una strana ipnosi e ti svegli alla fine del concerto distrutto e felice.” Le parole di Pasquale sono confermate dal pensiero di Enzo: “io credo che al di là di tutta la passione per la musica, in fondo, è la voglia di metterci in gioco che spinge un musicista ad inseguire gestori dei locali, incastrare live in giorni a volte anche lavorativi ed a sostenere tutta l’odissea che comporta la musica suonata! Tuttavia non ti nascondo che a volte cerco con desiderio di starmene per conto mio e suonare quello che mi passa per le dita.”
Scorrendo lungo il vostro web profile è bene che il destino che vi ha consegnato le chitarre sappia che deve spendere un bel po’ di fiato per starvi al passo. Message in a bottle dei Police vi vede protagonisti di un video, non mancano foto, date di live svolti e in cantiere e soprattutto una playlist che vanta cover dei Beatles, dei Coldplay, di Springsteen, Johnson e dell’amato John Mayer. Blues, rock, country se, accanto ai qui citati artisti, ne aggiungiamo altri da voi prediletti quali Eric Clapton, Jimy Hendrix e Steve Ray Vaughan. Da cosa nasce questa selezione nel vostro personale repertorio musicale? E in base a che cosa scegliete i pezzi da suonare?
“Di solito il pezzo lo scegliamo insieme dopo diversi litigi sui soliti campi di battaglia quali melodia e ritmo del brano, contenuto del testo o il tipo di solo di chitarra previsto nel pezzo stesso. A volte, però, a prevalere è il gusto del pubblico.” spiega En. “Io penso che chiunque decida di iniziare a suonare la chitarra – aggiunge Pasquale -, qualsiasi genere musicale decida di fare, debba rimetterla subito nell’astuccio, accendere il lettore cd e ascoltare a ripetizione Jimi Hendrix, Stevie Ray Vaughan, Eric Clapton, ma anche David Gilmour, BB King e Buddy Guy. Dopo un anno riprendere nuovamente l’astuccio della chitarra e spolverarlo, senza estrarre lo strumento. Accendere ancora il lettore cd ed ascoltare a ripetizione Mark Knopfler, Steve Vai, Van Halen, Satriani, ma anche qualcosa di nuovo come Joe Bonamassa o John Mayer. A questo punto si può prendere lo strumento ed iniziare a studiare. Non smettere mai di ascoltare musica: è questa la via. Dall’ascolto nasce l’ispirazione e la scelta del repertorio da proporre. Come dice Enzo il segreto è fare ciò che ci piace nel modo in cui piace al pubblico.”
Personalmente ho avuto modo di sentirvi suonare dal vivo ed ho la sensazione che l’essere musicalmente tanto complici lasci, sovente, prevalere la musica sulle vostre stesse facoltà, quasi come se fosse un’entità esterna che vi guida indefessa. Cosa scaturisce tanta carica quando la voce divampa e le mani si scaldano sulle note di artisti che hanno fatto, e fanno ancora, sognare intere generazioni?
“È esattamente come dici. Io e Enzo litighiamo in continuazione per ogni cosa. Ma ti assicuro che quando iniziamo a suonare, spariscono immediatamente torti e ragioni. La musica prevale veramente come un’entità esterna e la nostra intesa sgombra il campo da ogni incomprensione. La musica che suoniamo ci piace infinitamente. In repertorio proponiamo brani tutti in chiave molto acustica, dagli arrangiamenti al cantato. Non si può non sognare su questa musica e ti assicuro che anche i giovanissimi ne sono affascinati infinitamente. Questi personaggi hanno scritto canzoni che non moriranno mai e soprattutto che non hanno confini di lingua e tradizione musicale. Un pezzo di Hendrix anche se non conosci l’inglese, ti emoziona allo stesso modo. È un miracolo no?” Screzi comprensibili se Pasquale parla di miracoli ed Enzo definisce la musica “un dono superiore che spesso diviene un’altra forma di linguaggio. Personalmente quando suono racconto una parte di me che altrimenti non sarei riuscito a fare con le parole. Ecco, tutto questo ti dà la carica e come avviene nemmeno te ne accorgi. E’ una cosa innata: non puoi saperlo, sai solo che sta accadendo mentre cominci a suonare.” Un miracolo, appunto.
Qualche curiosità banale. Avete particolari riti scaramantici in vista dei vostri live?
“Certamente! Ci telefoniamo sempre prima di metterci in macchina per il rito del cosa indosserai stasera?” Pasquale adora i cappelli e dice di perdere mezz’ora per sceglierne uno adatto alla serata e che soprattutto superi il test dell’incontro con Enzo che puntualmente lo guarda e gli fa “Ma che ti sei messo in testa? Sembri uno spaventapasseri senza la scopa. Partiamo và!”. Poi litigano su come hanno parcheggiato la macchina e Pasquale, in difesa dei suoi cappelli, lo esorta ad evitare camice da becchino e racconta: “una sola volta ha puntato su una fantasia diversa e ci siamo ritrovati tutti e due con le camice a quadroni celesti. Ci hanno preso in giro tutti, dal cameriere al parcheggiatore!” Il rito scaramantico per eccellenza è, invece, quello di fare il sound check provocandosi con degli indovinelli: Enzo o Pasquale suonano solo due note di uno dei brani in scaletta e l’altro deve intuire il pezzo e seguire il giro immediatamente. “Inutile dire che Enzo sbaglia sempre!…Scherzo, non è vero, non sbagliamo mai!” e sorride.
Domenica 11 settembre avete inaugurato il vostro primo live dell’anno, dopo la pausa estiva, al Sinclair Scottisch in via Menzinger a Napoli. Prossimi appuntamenti e progetti futuri?
Pasquale: “quella di domenica è stata una bellissima serata ed il proprietario ci ha invitati a ritornare ad ottobre. Il calendario è molto ricco per fortuna e siamo contenti. Il country blues non è un genere semplice da portare in giro, tuttavia ci stiamo riuscendo. Sarà che abbiamo la faccia simpatica? Chi lo sa! Per il calendario vi suggerisco di visitare spesso la nostra Band Page su Facebook che è sempre aggiornatissima.” Enzo: “non sono del tutto scaramantico, ma rispondo con due parole: Exit 25 (la band elettrica) e altre date dei Fret End. Non prendete impegni, c’è ancora tanto da ascoltare!”
A questo punto la curiosità di vedere se sono le loro facce simpatiche o la loro musica a travolgere e coinvolgere a me verrebbe e a voi?
Valentina Anacleria